La consueta Udienza Generale del mercoledì vede da diverse settimane Papa Francesco impegnato nella spiegazione dei singoli dettagli dietro la grande preghiera che Gesù ha insegnato all’uomo, ovvero il Padre Nostro: caso vuole che nel giorno di oggi si festeggi anche il 1 maggio con il tema del lavoro che ad ogni latitudine del mondo richiama la necessità di una svolta decisa e netta nei tanti (troppi) casi di mancanza di diritti e possibilità in molti Paesi della Terra. «Non abbandonarci alla tentazione», è la penultima invocazione del Padre Nostro analizzata in questa Udienza da Papa Francesco, dopo qualche mese dalla “rivoluzione” voluta per cambiare una parte della traduzione della preghiera universale. Non più “non indurci in tentazione” dunque, ritenuto troppo ambiguo dal Santo Padre: «con questa penultima invocazione che il nostro dialogo con il Padre celeste entra, per così dire, nel vivo del dramma e cioè sul terreno del confronto tra la nostra libertà e le insidie del maligno», spiega il Pontefice nella catechesi da Piazza San Pietro.



PAPA FRANCESCO E LA FESTA DEL 1 MAGGIO

Il nodo centrale è proprio il male e l’autore originario del peccato: secondo Francesco la traduzione greca riportata dei Vangeli dice altro rispetto a quanto la tradizione ha fino ad oggi riportato con quel “non indurci in tentazione ma liberaci dal male”. «L’espressione originale greca contenuta nei Vangeli è difficile da rendere in maniera esatta, e tutte le traduzioni moderne sono un po’ zoppicanti. Su un elemento però possiamo convergere in maniera unanime: comunque si comprenda il testo, dobbiamo escludere che sia Dio il protagonista delle tentazioni che incombono sul cammino dell’uomo». La tentazione e la prova sono presenti nella nostra vita ma è come se Dio li “permettesse” per richiamarci sempre di più all’abbandono in Lui: «In questa esperienza il Figlio di Dio si è fatto completamente nostro fratello, in una maniera che sfiora lo scandalo. E sono proprio questi brani evangelici a dimostrarci che le invocazioni più difficili del ‘Padre nostro’, quelle che chiudono il testo, sono già state esaudite: Dio non ci ha lasciato soli, ma in Gesù Egli si manifesta come il ‘Dio-con-noi’ fino alle estreme conseguenze. Il nostro conforto, dunque, risiede proprio nella presenza di Dio anche nei momenti più bui quando, invece, l’uomo non è in grado di vegliare». In merito alla Festa di tutti i lavoratori in questo 1 maggio, Papa Francesco conclude la sua Udienza Generale ricordando «Oggi celebriamo la Memoria di San Giuseppe lavoratore. La figura dell’umile lavoratore di Nazareth ci orienti sempre verso Cristo; sostenga. Il sacrificio di coloro che operano il bene e interceda per quanti hanno perso il lavoro o non riescono a trovarlo. Preghiamo specialmente per quanti non hanno lavoro, che è una tragedia mondiale di questi tempi».

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