Dall’inquietudine salvata dall’incontro con Cristo della Santa Messa alla conversione del Regina Coeli: le parole di Papa Francesco in questa Terza Domenica di Pasqua sono state particolarmente incisive per accompagnare i fedeli in un’altra settimana costretti alla quarantena con l’attesa nello stesso tempo per un futuro ricco di speranza, al netto dei sacrifici che ancora dovremo sopportare. «Gesù è vivo, Gesù mi ama. Questa è la realtà più grande. E io posso fare qualcosa per gli altri. È una bella realtà, positiva, solare, bella! L’inversione di marcia è questa: passare dai pensieri sul mio io alla realtà del mio Dio», spiega il Santo Padre prima della recita del Regina Coeli, rifacendosi ad un altro gioco di parole:



«dai “se” al “sì”. Dai “se” al “sì”. Cosa significa? “Se fosse stato Lui a liberarci, se Dio mi avesse ascoltato, se la vita fosse andata come volevo, se avessi questo e quell’altro…”, in tono di lamentela. Questo “se” non aiuta, non è fecondo, non aiuta noi né gli altri. Ecco i nostri se, simili a quelli dei due discepoli. I quali passano però al sì: “sì, il Signore è vivo, cammina con noi. Sì, ora, non domani, ci rimettiamo in cammino per annunciarlo”. “Sì, io posso fare questo perché la gente sia più felice, perché la gente migliori, per aiutare tanta gente. Sì, sì, posso”». Questo cambio di passo, dall’io a Dio, dai se al sì, secondo Papa Francesco è accaduto e permesso solo dall’incontro con Gesù: «Scegliamo la via di Dio […] La Madonna, Madre del cammino, che accogliendo la Parola ha fatto di tutta la sua vita un “sì” a Dio, ci indichi la via». (agg. di Niccolò Magnani)



L’OMELIA SULL’INQUIETUDINE

«Preghiamo oggi, in questa Messa, per tutte le persone che soffrono la tristezza, perché sono sole o perché non sanno quale futuro le aspetta o perché non possono portare avanti la famiglia perché non hanno soldi, perché non hanno lavoro. Tanta gente che soffre la tristezza. Per loro preghiamo oggi»: è molto forte il messaggio lanciato da Papa Francesco prima della Santa Messa da Casa Santa Marta di questa mattina e lo ribadirà con ogni probabilità anche all’interno del pensiero rivolto al popolo di Dio prima del Regina Coeli (appuntamento in diretta video streaming e tv Rai 1 dalle ore 12 nella Biblioteca del Palazzo Apostolico). Nell’omelia di oggi invece il Santo Padre ha commentato il Vangelo di Luca sui discepoli di Emmaus, sottolineando il valore del pellegrinaggio e soprattutto dell’incontro con Cristo: «Una persona è cristiana perché ha incontrato Gesù Cristo, si è lasciata “incontrare da Lui”.



Questo passo del Vangelo di Luca, ci racconta un incontro, il modo di capire bene come agisce il Signore, come è il modo nostro di agire. Noi siamo nati con un seme di inquietudine. Dio ha voluto così: inquietudine di trovare pienezza, inquietudine di trovare Dio, tante volte anche senza sapere che noi abbiamo questa inquietudine. Il nostro cuore è inquieto, il nostro cuore ha sete». Al termine della riflessione, il Papa si chiede perché noi ci diciamo cristiani e “affonda il colpo”: «il nocciolo del cristianesimo è un incontro: è l’incontro con Gesù. Perché tu sei cristiano? Perché tu sei cristiana? E tanta gente non sa dirlo. Alcuni, per tradizione ma, altri non sanno dirlo: perché hanno incontrato Gesù, ma non si sono accorti che era un incontro con Gesù. Gesù sempre ci cerca. Sempre. E noi abbiamo la nostra inquietudine. Nel momento che la nostra inquietudine incontra Gesù, lì incomincia la vita della grazia, la vita della pienezza, la vita del cammino cristiano». (agg. di Niccolò Magnani)

DIRETTA SANTA MESSA

Anche alla domenica Papa Francesco ci fa compagnia di buon mattino con la Santa Messa delle ore 7.00 celebrata dalla Cappella di Casa Santa Marta. L’appuntamento è fisso ogni giorno e in tempi di Coronavirus è particolarmente prezioso per i fedeli che non possono andare a Messa nelle proprie parrocchie, vuoto che naturalmente di domenica si fa sentire in modo particolare.

La diretta tv su Rai 1 e Tv2000 e video streaming tramite RaiPlay e Vatican News YouTube sono dunque il modo per iniziare con la preghiera la nuova giornata insieme a Papa Francesco, che poi ritroveremo anche a mezzogiorno per la preghiera del Regina Coeli, come ormai d’abitudine in queste settimane dalla Biblioteca del Palazzo Apostolico. La Messa quotidiana con Papa Francesco ci permette di seguire il filo della liturgia in rito romano del Tempo di Pasqua: ieri, commentando il finale del Vangelo secondo Marco, il Santo Padre ha esortato la Chiesa ad essere missionaria.

Le parole del Signore Gesù subito prima dell’Ascensione sono chiare in proposito: “Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo ad ogni creatura” (Mc 16,15). Papa Francesco di conseguenza ha sottolineato la “missionarietà della fede” che “o è missionaria o non è fede”. “La fede non è una cosa soltanto per me, perché io cresca con la fede: questa è un’eresia gnostica. La fede sempre ti porta a uscire da te. Uscire. La trasmissione della fede; la fede va trasmessa, va offerta, soprattutto con la testimonianza: Andate, che la gente veda come vivete”.

PAPA FRANCESCO E I DISCEPOLI DI EMMAUS

Al centro della liturgia nella Messa di oggi, domenica 26 aprile 2020, terza del Tempo di Pasqua, c’è invece l’episodio dei discepoli di Emmaus, raccontato nel Vangelo secondo Luca. Due discepoli di Gesù nel giorno di Pasqua stavano appunto camminando verso Emmaus, località non lontana da Gerusalemme. Il Signore risorto si affianca a loro facendo un pezzo di strada insieme, senza che i due lo riconoscano come Gesù, perché “i loro occhi erano impediti a riconoscerlo”.

Eppure questo sconosciuto illustra loro “in tutte le Scritture” ciò che si riferiva a lui, in particolare la necessità che soffrisse “per entrare nella sua gloria“. I due discepoli lo invitano a cenare con loro e finalmente lo riconobbero quando Gesù, ripetendo i gesti dell’Ultima Cena, prese il pane, recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro. Proprio in quel momento Gesù sparì dalla loro vista, ma essi capirono che era il Signore e “partirono senza indugio” per fare ritorno a Gerusalemme e dare notizia agli Undici apostoli (escluso naturalmente Giuda Iscariota, che si era suicidato e non era ancora stato sostituito).

Un episodio ricchissimo di significati, anche perché può essere considerato come il primo esempio di Santa Messa della storia, sul modello della Cena Domini: vedremo dunque come commenterà papa Francesco e quale insegnamento ne trarrà per i fedeli (e non solo) alla luce della situazione creatasi per l’intera umanità a causa del Coronavirus.