Nella Santa Messa di questa mattina da Casa Santa Marta Papa Francesco ha voluto dedicare l’introduzione al dramma degli anziani morti per coronavirus negli ospedali e nelle case di cura di questi ultimi due mesi: ha pregato per loro e affidato al Signore la loro anima e quella dei familiari che in molti casi non sono neanche riuniti a fargli visita prima dell’ultima ora. «Preghiamo oggi per gli anziani, specialmente per coloro che sono isolati o nelle case di riposo. Loro hanno paura, paura di morire da soli. Sentono questa pandemia come una cosa aggressiva per loro. Loro sono le nostre radici, la nostra storia. Loro ci hanno dato la fede, la tradizione, il senso di appartenenza a una patria. Preghiamo per loro perché il Signore sia loro vicino in questo momento» ha ricordato il Santo Padre prima di celebrare la Santa Messa.
Nell’omelia ha poi riflettuto sul rapporto tra la fedeltà dell’uomo come risposta alla fedeltà del Cristo: «La fedeltà di Dio sempre ci precede e la nostra fedeltà sempre è risposta a quella fedeltà che ci precede. È il Dio che ci precede sempre. E il fiore del mandorlo, in primavera: fiorisce per primo. Essere fedeli è lodare questa fedeltà, essere fedeli a questa fedeltà. È una risposta a questa fedeltà». Nell’Udienza Generale delle 9.30 Papa Francesco ha trattato uno dei lati di massima espressione di questa “fedeltà a Dio”, ovvero la santità: «la pace di Cristo genera una umanità nuova tra Santi e Sante che nel tempo hanno escogitato con ingegno il modo di comunicare la fede in Gesù e la speranza di vita. Buona Pasqua a tutti nella pace di Gesù».
Qui il testo dell’Udienza Generale (non appena disponibile)
LA MESSA DA SANTA MARTA
L’appuntamento con la Santa Messa dalla Cappella di Casa Santa Marta è come sempre fissato alle ore 7 in diretta tv su Rai 1 e Tv2000 con possibilità anche della trasmissione in video streaming dai canali RaiPlay e YouTube di Vatican News: Papa Francesco invita tutti a cominciare la giornata nel segno del Signore in questo tempo di Pasqua, memori della vittoria del Cristo sulla morte e sul dolore ma anche della necessità costante di una Sua Presenza in un mondo dilaniato da fatiche e pandemie. «Tante volte, quando noi ci sentiamo sicuri, incominciamo a fare i nostri progetti e ci allontaniamo lentamente dal Signore; non rimaniamo nella fedeltà. E la sicurezza mia non è quella che mi dà il Signore. È un idolo. È questo ciò che è accaduto a Roboamo e al popolo di Israele. Si sentì sicuro – regno consolidato – si allontanò dalla legge e incominciò a rendere culto agli idoli.
Sì, possiamo dire: “Padre, io non mi inginocchio davanti gli idoli”. No, forse non ti inginocchi, ma che tu li cerchi e tante volte nel tuo cuore adori gli idoli, è vero. Tante volte. La propria sicurezza apre la porta agli idoli» ha ricordato giusto ieri il Santo Padre nell’omelia della Messa da Casa Santa Marta dedicata alla grazia della fedeltà. «È cattiva la propria sicurezza?», si è poi chiesto Papa Francesco, ribadendo che si tratta invece di una grande grazia «l’essere sicuro, ma essere sicuro anche che il Signore è con me. Ma quando c’è la sicurezza e io al centro, mi allontano dal Signore, come il re Roboamo, divento infedele. È tanto difficile conservare la fedeltà».
PAPA FRANCESCO, IL MESSAGGIO PER IL CORONAVIRUS
E così nell’attesa del Vangelo di oggi 15 aprile e della successiva Udienza Generale del mercoledì – dalle ore 9.30, la prima catechesi dopo la Pasqua – un dato occorre sempre segnalare e che ricorre nelle lunga quarantena cui il popolo italiano è stato costretto ed è costretto a subire: «Preghiamo perché il Signore ci dia la grazia dell’unità fra noi. Che le difficoltà di questo tempo ci facciano scoprire la comunione fra noi, l’unità che sempre è superiore ad ogni divisione». Lo ha spiegato ieri Papa Francesco prima della celebrazione, una unità necessaria che solo la fede può permeare in questo momento di forte difficoltà sociale ed economica: come ha splendidamente ribadito nella Messa della Veglia del Sabato Santo, parlando ancora di pandemia da coronavirus, continuare a ribadire “ce la faremo” è lodevole ma anche “spuntato” di armi laddove non vi sia un sostrato che renda vero e verificabile tale affermazione.
«Tutto andrà bene, diciamo con tenacia in queste settimane, aggrappandoci alla bellezza della nostra umanità e facendo salire dal cuore parole di incoraggiamento. Ma, con l’andare dei giorni e il crescere dei timori, anche la speranza più audace può evaporare. La speranza di Gesù è diversa. Immette nel cuore la certezza che Dio sa volgere tutto al bene, perché persino dalla tomba fa uscire la vita», rilanciava solo qualche giorno fa il Santo Padre. Di questa speranza parlerà ancora oggi nella Santa Messa prima e nell’udienza generale poi, per dare seguito e continuazione al periodo pasquale dove si fa memoria costante che la vittoria del Risorto è la vera speranza per l’umanità, anche nel 2020.