PAPA FRANCESCO TUONA CONTRO L’ABORTO E L’EUTANASIA: “NESSUNO PUÒ ESSERE PRIVATO DI SPERANZA”

Non è una novità che il Capo della Chiesa Cattolica difenda il diritto alla vita intesa come sacra dal momento del concepimento fino alla morte naturale: quanto però fatto da Papa Francesco nel messaggio diffuso durante l’incontro con il Corpo Diplomatico presso la Santa Sede ha una “difficoltà” in più, in quanto nel parlare di diplomazia e dialogo vengono ribaditi concetti molto ferrei del tutto inaccettabili dall’intellighenzia mondiale (oltre che da buona parte dell’opinione pubblica). E allora le parole usate sull’aborto e l’eutanasia, pronunciate da Papa Francesco in Vaticano, assumono un’importanza particolare nel “paradosso” di unire la diplomazia globale (richiesta a tutti gli ambasciatori presenti nell’udienza con Papa Bergoglio) con la protezione della vita, valore potentemente cristiano.



Parlando della diplomazia “della speranza”, nel contrapporsi alla minaccia concreta di una “guerra mondiale” ormai vicina, il Santo Padre non nasconde le buie pagine in cui la mentalità odierna ha portato ai tempi ostici che stiamo assistendo: è in questo contesto, continua Papa Francesco, è del tutto inaccettabile che si arrivi ad esempio a parlare di «diritto all’aborto» in quanto «contraddice i diritti umani», in particolare il diritto alla sacralità della vita. Come insegna la Dottrina Sociale della Chiesa Cattolica fin dalla originalità del Vangelo, è l’intera vita che va protetta, «dal concepimento alla morte naturale». Secondo il Pontefice, nessun bimbo può essere considerato un errore, o peggio ancora un «colpevole di esistere», così come del resto nessun malato o anziano può essere privato della speranza e scartato tristemente.



L’AFFONDO DEL PAPA CONTRO LA CANCEL CULTURE IN MATERIA DI DIRITTI

È ribadendo la centralità di un approccio multilaterale che possa tenere assieme la buona fede, il linguaggio e l’adesione – valori cardine nell’ambito della diplomazia – che Papa Francesco sottolinea la grossa complicazione internazionale nell’approccio “politically correct” sul “linguaggio comune”: l’accusa della Chiesa è che spesso purtroppo vengono strumentalizzati i documenti multilaterali cambiando il significato delle parole, stravolgendone il senso o il genere, arrivando infine ad interpretare in maniera “unilaterale” il contenuto dei vari trattati sui diritti umani.



A che pro fare tutto questo, Papa Francesco lo illustra benissimo nel discorso al Corpo Diplomatico: viene stravolta la realtà per poter inalzare le ideologie che «calpestano la fede dei popoli e i loro valori». La denuncia del Vaticano è che non solo si è davanti ad una guerra mondiale rischiosa all’orizzonte, ma che già oggi vi è una «colonizzazione ideologica» che tenta costantemente di sradicare le tradizioni, i legami della religione e finanche la storia. È una mentalità che da tempo viene osteggiata da (poche) coraggiose operazioni di denuncia civile, che rivedono nella “cancel culture” e nella cultura woke una deriva preoccupante per l’Occidente: in forza di una considerazione “comune” che è impossibile tornare agli orrori ideologici e totalitari del Novecento, si rischia di porsi sullo stesso piano arrivando a modificare la realtà, il linguaggio e la storia dei popoli perché potenzialmente “offensivi” o “scorretti”. Secondo Papa Francesco, la cancel culture di fatto «non tollera differenze e si concentra sui diritti degli individui», arrivando anche a trascurare i doveri nei riguardi del prossimo, in particolare se fragile o debole.