La guerra continua. E non si intravedono soluzioni per quanto riguarda la possibilità della pace. Se ne vedono invece per quel che riguarda la mancanza di grano e, forse, anche quella di gas.
Sembrerebbe, purtroppo, che il mondo pensi: “Che continuino pure quei due a massacrarsi fino alla fine (quale fine?); a noi interessa che non ci manchi quello di cui abbiamo bisogno”. Da questo punto di vista sembra imporsi la figura di quel vero democratico di Erdogan, un po’ uomo di pace, un po’ agente di commercio.
Eppure qualcosa di diverso, forse, sta per accadere.
A metà settembre a Nur Sultan, capitale del Kazakistan, Paese membro del Csto, ma ben risoluto a non farsi coinvolgere nella politica di Putin, ci sarà un altro incontro mondiale di tutte le religioni. So già che qualcuno penserà ai soliti esponenti religiosi fuori dalla vita reale, che mentre si combatte in Ucraina, e si muore, trovano modo di discutere su come Dio dovrebbe comportarsi con gli uomini.
D’altra parte è un fatto che mentre i capi di Stato fanno fatica a parlarsi, se non per minacciarsi e insultarsi, questi capi religiosi hanno deciso di incontrarsi, evidentemente disarmati, per ribadire una possibilità di convivenza che ad altri sembra impossibile.
Ci fu uno che nella storia chiese quante divisioni avesse il Papa, e un altro che, nelle conversazioni a tavola tramandateci dal suo fedelissimo Martin Bormann, disse apertamente che una volta vinta la guerra (cosa che per fortuna non accadde) la prima cosa da fare sarebbe stata quella di farla finita con le religioni.
La persona suddetta non c’è più. Le religioni tradizionali, sia pure devastate dal neopaganesimo nelle sue diverse forme, per ora ci sono ancora.
Certo, oltre che con la minaccia del neopaganesimo molte realtà religiose devono avere a che fare anche con gravi problemi interni. Alcune sono minacciate dal tentativo di renderle funzionali a deliranti progetti di guerra santa. Altre stanno invecchiando male e fanno fatica a liberarsi dalle attrattive introdotte anche fra loro dagli agenti del neopaganesimo.
Eppure a Nur Sultan, quasi in una specie di riedizione del famoso Racconto dell’Anticristo di Solov’ev, ci saranno tutti, o quasi. E tra loro, guarda caso, ci saranno, almeno così si prospetta, anche Papa Francesco e Kirill, Patriarca di tutte le Russie (buona parte dell’Ucraina compresa).
Il primo fin dall’inizio della guerra ha rifiutato il ruolo di cappellano delle milizie occidentali. Il secondo, pur oggettivamente ripiegato sulle posizioni dello “zar”, a causa del carattere nazionale della sua Chiesa, comincia forse ad accorgersi che sta perdendo molti dei suoi fedeli. Molti si stanno uccidendo fra loro, ma una parte sempre maggiore comincia ad avere la sfrontatezza di non ricordarlo più nel canone della Sacra Liturgia (cioè la Messa). E questo, lo dico per i meno esperti, è la massima offesa che i suoi fedeli possono fargli.
Se volete saperne di più, ci rivediamo nel prossimo articolo.
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