IL DOLORE DI PAPA FRANCESCO PER LA MORTE DI EUGENIO SCALFARI
Il pensiero e il dolore di Papa Francesco per la morte di Eugenio Scalfari è molto più profondo di quanto non si possa pensare: dopo le prime interviste ormai quasi 10 anni fa, il rapporto tra i due è diventato talmente stretto da definirsi entrambi e reciprocamente dei “veri amici”. Lo si intuisce dal breve ma intenso comunicato rilasciato ieri dal direttore della Sala Stampa Vaticana, Matteo Bruni, dopo la notizia della scomparsa del 98enne fondatore di “La Repubblica”.
«Papa Francesco ha appreso con dolore della scomparsa del suo amico, Eugenio Scalfari», si legge nel bollettino emerso dalla Santa Sede, «il Pontefice conserva con affetto la memoria degli incontri – e delle dense conversazioni sulle domande ultime dell’uomo – avute con lui nel corso degli anni e affida nella preghiera la sua anima al Signore, perché lo accolga e consoli quanti gli erano vicini». Fede, laicità, esistenza di Dio, bene/male, la Chiesa: di questo e di molto altro hanno parlato in più occasione i due ultra ottantenni nei loro dialoghi che andavano ben oltre la “semplice” intervista. Talvolta Eugenio Scalfari interpretava (e non poco) con molta sua “fantasia” le risposte del Pontefice argentino, talvolta invece più fedelmente: ciò che resta, ribadito ancora dal Papa, è il rapporto tra amici che si era creato.
PADRE SPADARO: “SCALFARI-PAPA FRANCESCO, RAPPORTO NON SOLO INTELLETTUALE”
Intervistato dall’Adnkronos dopo la notizia della morte di Eugenio Scalfari, Padre Antonio Spadaro, direttore di Civiltà Cattolica, ha spiegato più da vicino in cosa consisteva questo particolarissimo rapporto tra l’anziano decano dei giornalisti e il Santo Padre Francesco. «La laicità e la fede, un rapporto che andava al di là della relazione intellettuale e dei contenuti: due persone che avevano cura l’uno dell’altro»: Padre Spadaro è rimasto più volte colpito, ammette, del modo in cui Scalfari si rapportasse con il Pontefice pur partendo dal suo “incrollabile” ruolo di ateo in ricerca. «Mi ricordo alla presentazione di un volume dedicato al dialogo tra il papa e gli anziani», spiega ancora il direttore della rivista dei Gesuiti, «Scalfari avrebbe poi voluto intervenire alla presentazione degli scritti del padre spirituale del Papa, non lo fece per motivi di salute».
Eugenio Scalfari stimava il Papa ben più di quanto stimasse la Chiesa Cattolica (bastonata più volte nel passato con editoriali e articoli in rotta di collisione con le scelte e gli insegnamenti di Paolo VI, Giovanni Paolo II e Benedetto XVI): per Padre Spadaro però, «Ogni volta mi ha sempre colpito il modo in cui si relazionava col Papa come figura di grande autorevolezza e, pur ribadendo le sue posizioni, mi colpiva il bisogno costante di ribadire la sua laicità nel momento in cui esprimeva con commozione il suo rapporto col Papa. Paradossalmente, questo suo bisogno di ribadire la sua laicità mi convinceva del suo legame col Papa». In merito alle interviste non sembra “fedeli” di quanto dicesse poi effettivamente il Santo Padre, Spadaro ammette come «le interviste di Scalfari a volte sembravano quasi più la proiezione dei suoi desideri piuttosto che il pensiero del Papa , dall’altra parte anche questo mi sembrava la cifra della volontà di confronto e interlocuzione», Secondo il direttore di Civiltà Cattolica, il “collega” Scalfari pur non riuscendo a comprendere a fondo il valore teologico di un Pontificato, ne riconosceva altri meriti: «Una cosa importante, che ho sottolineato diverse volte nei miei contributi, è che Scalfari aveva una chiara comprensione dell’impatto politico dell’approccio del Papa. Si rendeva conto che la figura di Francesco era di rilevanza religiosa ma anche politica in questi tempi così complicati. Si riferiva alla politica della Misericordia del Papa, e questo è bello».