LA LETTERA DI PAPA FRANCESCO ALLO SCRITTORE SCHMITT PER IL LIBRO SULLA TERRA SANTA

L’ultimo libro dello scrittore francese Éric-Emmanuel Schmitt, “La sfida di Gerusalemme – Un viaggio in Terra Santa”, ospita una lettera scritta personalmente da Papa Francesco dove ripercorre il suo Viaggio Apostolico in Israele nel 2014 e le forti preoccupazioni per le tensioni che non accennano a diminuire neanche in questo 2023. È il quotidiano “Avvenire” assieme a “Vatican News” ad aver pubblicato poi la lettera di Papa Francesco integralmente, inviata negli scorsi mesi allo scrittore proprio in vista dell’uscita di questo volume dedicato al presente e futuro della Terra Santa.



«Caro Éric-Emmanuel, caro fratello, la lettura del suo libro La sfida di Gerusalemme mi ha riportato alla memoria i giorni del maggio 2014, quando ebbi la grazia di realizzare un pellegrinaggio in Terra santa nel 50° anniversario dell’incontro tra il mio venerato predecessore san Paolo VI e il patriarca Atenagora», esordisce così Papa Francesco nella lettera pubblicata nel nuovo libro e anticipata oggi sul quotidiano della CEI. Una tappa che fu iniziale riavvicinamento per i cristiani in quella terra dove tutto nacque duemila anni fa: «i luoghi che lei ha visitato e descritto con intensità poetica in queste pagine mi sono ritornati prepotentemente alla memoria. Perché la nostra fede è anche una fede “memoriosa”, che fa tesoro delle parole e dei gesti nei quali Dio si manifesta». Nei luoghi di Gesù a camminare per ricordare di avere sempre davanti anche oggi la piena incarnazione di Cristo, come scrive Schmidt nel suo volume «Dio ha preso carne, ossa, voce, sangue in Gesù». Ed è questo dono, secondo il Papa, che offre la Terra Santa al mondo, anche quello secolarizzato e turbato di oggi: «la Terra santa ci offre questo grande dono: toccare letteralmente con mano che il cristianesimo non è una teoria né un’ideologia, ma l’esperienza di un fatto storico. Questo avvenimento, questa Persona, si possono ancora oggi incontrare là, tra le colline assolate della Galilea, le distese del deserto della Giudea, i vicoli di Gerusalemme».



PAPA FRANCESCO E LA SFIDA SU GERUSALEMME: “LA VOCAZIONE DEI CRISTIANI È LA FRATELLANZA”

Un’esperienza, non una teoria, un “fatto” e non una interpretazione: la “pretesa di Cristo” all’origine della storia cristiana fissa per sempre nell’esistenza, secondo Papa Francesco, questo criterio: non un’esperienza mistica fino a se stessa, bensì «l’effettivo svolgersi di un fatto storico, nel quale si è andata dispiegando la rivelazione definitiva di Dio all’uomo e alla donna di ogni tempo: Dio si è incarnato in un uomo, Gesù di Nazareth, per annunciarci che il suo Regno è vicino a noi». Tra gli altri aspetti sottolineati da Papa Francesco nel libro sulla Terra Santa vi è l’accenno alla “sfida” che Gerusalemme porta con sé per gli anni ancora difficili a venire: «La sfida di Gerusalemme, che a mio parere è, in realtà, la sfida che tutti abbiamo davanti, quella della fraternità umana. A Gerusalemme, lei lo ha visto e raccontato, si incontrano le grandi tradizioni religiose che si rifanno ad Abramo: ebraismo, cristianesimo e islam. E non è un caso che proprio nel mio viaggio apostolico del 2014 avevo voluto essere accompagnato da due personalità ebree e musulmane, il rabbino Abraham Skorka e il rappresentante musulmano Omar Abboud».



In quel viaggio, in quell’abbraccio, il Santo Padre voleva manifestare concretamente che tutti i credenti «sono chiamati a essere fratelli e costruttori di ponti, e non più nemici né facitori di guerre. La nostra vocazione è la fratellanza, perché figli dello stesso Dio». Ebbene la sfida che Gerusalemme pone al mondo ancora oggi è quella di «risvegliare nel cuore di ciascun essere umano il desiderio di guardare all’altro come a un fratello nell’unica famiglia umana. Solo con questa coscienza e questa consapevolezza saremo in grado di costruire un futuro possibile, facendo tacere le armi della distruzione e dell’odio, ed espandendo in tutto il mondo il soave profumo della pace che Dio instancabilmente ci dona». Riferendosi al grande insegnamento di Benedetto XVI, il compito della Chiesa anche in Terra Santa non è quello di “convertire” in senso proselitistico, bensì di testimoniare la verità e il fatto storico di Cristo: «La Chiesa non cresce per proselitismo ma per attrazione», diceva Papa Ratzinger, con Francesco che nella lettera aggiunge «Il cristiano non converte nessuno, semmai testimonia il fatto che Dio l’ha raggiunto e salvato dall’abisso dei suoi peccati e gli ha usato un’infinita misericordia».