Sono «eroi i tanti padri, le tante madri e le tante famiglie che scappano dalle guerre, che sono respinte ai confini dell’Europa e non solo, e che vivono situazioni di dolore, di ingiustizia e che nessuno prende sul serio o ignora volutamente»: lo ha spiegato Papa Francesco nella lunga intervista all’Osservatore Romano e ai media vaticani. Chiudendo l’anno dedicato a San Giuseppe, il Santo Padre traccia un “punto” sulla figura a cui ha dedicato tutte le ultime catechesi del mercoledì in Vaticano: «Se Maria è colei che ha dato al mondo il Verbo fatto carne, Giuseppe è colui che lo ha difeso, che lo ha protetto, che lo ha nutrito, che lo ha fatto crescere. In lui potremmo dire c’è l’uomo dei tempi difficili, l’uomo concreto, l’uomo che sa prendersi la responsabilità. In questo senso in San Giuseppe si uniscono due caratteristiche».



Da un lato la spiritualità, dall’altro una concretezza e umiltà uniche: «Giuseppe è l’uomo concreto, cioè l’uomo che affronta i problemi con estrema praticità, e davanti alle difficoltà e agli ostacoli, egli non assume mai la posizione del vittimismo. Si mette invece sempre nella prospettiva di reagire, di corrispondere, di fidarsi di Dio e di trovare una soluzione in maniera creativa». Il tempo difficile che l’umanità sta vivendo, con la pandemia e tutte le relative conseguenze, per Papa Francesco trova in San Giuseppe un potenziale e concreto testimone luminoso: «Ho pensato che proprio in un tempo così difficile avevamo bisogno di qualcuno che poteva incoraggiarci, aiutarci, ispirarci, per capire qual è il modo giusto per sapere affrontare questi momenti di buio. Giuseppe è un testimone luminoso in tempi bui. Ecco perché era giusto dare spazio a lui in questo tempo per poter ritrovare la strada».



L’EROISMO DEI PADRI E DELLE MADRI

Nell’intervista all’Osservatore Romano è ancora il Santo Padre a raccontare ai giornalisti Andrea Monda e Alessandro Gisotti – che hanno curato una rubrica mensile per tutto l’anno dedicato a San Giuseppe dedicata alla “Patris Corde”, la Lettera Apostolica del Papa sul padre di Gesù – il perché la Chiesa sia materna e paterna al tempo stesso: «il modo di esercitare la maternità della Chiesa è la misericordia […] Ma credo che dovremmo avere il coraggio di dire che la Chiesa non dovrebbe essere solo materna ma anche paterna. È chiamata cioè a esercitare un ministero paterno non paternalistico. E quando dico che la Chiesa deve recuperare questo aspetto paterno mi riferisco proprio alla capacità tutta paterna di mettere i figli in condizione di prendersi le proprie responsabilità, di esercitare la propria libertà, di fare delle scelte». Ai tanti padre e alle tante madri che hanno perso il lavoro e si trovano in difficoltà in questi tempi “cupi”, Papa Francesco lancia un messaggio accorato finale: «Credo che non sia una sofferenza facile da affrontare quella di non riuscire a dare il pane ai propri figli, e di sentirsi addosso la responsabilità della vita degli altri. In questo senso la mia preghiera, la mia vicinanza ma anche tutto il sostegno della Chiesa è per queste persone, per questi ultimi». Non solo l’emergenza della pandemia e del lavoro, il Papa inquadra la situazione dei tanti e delle tante madri che sono costrette a scappare dalle guerre e dai conflitto in varie parti del mondo: «Vorrei dire a questi padri, a queste madri, che per me sono degli eroi perché trovo in loro il coraggio di chi rischia la propria vita per amore dei propri figli, per amore della propria famiglia. Anche Maria e Giuseppe hanno sperimentato questo esilio, questa prova, dovendo scappare in un paese straniero a causa della violenza e del potere di Erode. Questa loro sofferenza li rende vicini proprio a questi fratelli che oggi soffrono le medesime prove».

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