Papa Francesco: “Patrimonio della Chiesa gestito esclusivamente da Ior”

Papa Francesco ha pubblicato in giornata un nuovo Rescritto sull’Osservatorio Romano, che affida nelle mani dell’Istituto per le Opere Religiose la competenza esclusiva sulla gestione patrimoniale della Santa Sede. Il Santo Pontefice prevede che il rescritto avrà “fermo e stabile vigore, nonostante qualsiasi cosa contraria anche se precedente al rescritto o specificatamente riferita a speciali cose”, sancendo quindi la sua entrata in vigore immediata ed indipendente da qualsiasi altro Rescritto. La decisione di centralizzare le finanze della Chiesa era già stata presa il 19 marzo quando era stata promulgata la nuova Costituzione Apostolica, ma per via della resistenza di alcuni organi è stata necessaria una riscrittura dell’articolo.



Il 22 agosto, in occasione dell’udienza concessa al segretario di Stato, Papa Francesco ne ha approfittato per rivedere la norma, pubblicando il testo integrale sull’Osservatore Romano, quotidiano ufficiale della Santa Sede. La modifica prevista da Papa Francesco andrà a toccare il terzo paragrafo dell’articolo 219 della Costituzione Apostolica Praedicate Evangelium. Nel Rescritto si legge che “l’attività di gestione patrimoniale e di depositario del patrimonio mobiliare della Santa Sede e delle Istituzioni collegate compete in via esclusiva all’Istituto per le Opere di Religione”.



Papa Francesco, cosa cambia con la centralizzazione patrimoniale?

Insomma, il Rescritto emanato da Papa Francesco e pubblicato sull’Osservatore Romano muove in direzione di una centralizzazione della gestione patrimoniale e immobiliare della Santa Sede. Tutte le istituzioni collegate al Papato “che siano titolari di attività finanziarie e liquidità, in qualunque forma esse siano detenute”, si legge, “presso istituzioni finanziarie diverse dallo Ior devono informare lo Ior e trasferirle presso di esso appena possibile”. Il limite posto è quello di 30 giorni dal 1° settembre, mentre il Rescritto è già entrato in vigore dopo la pubblicazione sull’Osservatore.



Fondamentalmente, l’idea di Papa Francesco è di evitare che i patrimoni ecclesiastici siano depositati in banche italiane o estere, riducendo il rischio che si ripeta quanto avvenuto recentemente con i depositi che erano conservati alla Credit Suisse e alla Banca per la Svizzera Italiana (questa indagata per riciclaggio). I fondi, infatti, in quell’occasione furono utilizzati, senza il consenso pontificio, per la costruzione del palazzo a Sloane Avenue a Londra (venduto ad inizio novembre dell’anno scorso) che è attualmente oggetto di un processo penale. Inoltre, la centralizzazione delle finanze della Santa Sede permetterebbe anche al Pontefice di riappropriarsi dei patrimoni vaticani sparsi in giro per il mondo.