Nell’Angelus andato in scena ieri a Roma per la solennità dei Santi Pietro e Paolo, Papa Francesco ha concentrato il discorso alla città sulla cura, l’attenzione e il rilancio nel giorno in cui si festeggiano i santi patroni della Capitale: l’amore e il rispetto dei luoghi in cui si vive sono il tema centrale dell’analisi del Pontefice ma un “giallo”, evidenziato da Il Tempo di Franco Bechis, si alza dalle mura del Vaticano. Pare che dal testo dato in embargo ai quotidiani italiani vi fosse un’altra dura reprimenda alla gestione amministrativa di Roma, con i toni di “degrado” e “abbandono” che già avevano segnato il precedente discorso tenuto nella festa del Corpus Domini a Casal Bertone, ma che poi nel testo finale pronunciato dal Papa ieri all’Angelus quel passaggio sia di colpo sparito. «In questa festa dei Patroni principali di Roma auguro ogni bene ai romani e a quanti vivono in questa città. Esorto tutti a reagire con senso civico dinanzi ai problemi della società», ha detto il Pontefice dal balcone di Piazza San Pietro, ma i colleghi de Il Tempo riportano la parte sparita dall’Angelus: «Esorto tutti a reagire con senso civico ai segni di degrado morale e materiale che purtroppo anche a Roma si riscontrano».
PAPA FRANCESCO “GRAZIA” LA RAGGI?
Nessuno ha commentato dal Vaticano o dalla Sala Stampa Vaticana, ma il “giallo” resta: secondo Bechis la retromarcia sarebbe «legata all'”ottimo rapporto personale instauratosi tra Bergoglio e la sindaca grillina». Sempre secondo il retroscena, i cardinali e lo staff vaticano che avrebbero messo a punto il testo dell’Angelus avrebbero inserito quel duro passaggio anche per lamentare le condizioni in cui versano alcune parti interne al Vaticano, in particolare a quell’«acre odore di pipì che ogni mattina invade il Colonnato di San Pietro». Sempre secondo il Tempo, «il problema sembra averlo creato più la decisione di fare accogliere sotto il porticato decine e decine di homeless che lì fanno i propri bisogni, più che il cattivo servizio dell’Ama». Insomma un attacco “doppio”, tanto a Papa Francesco quanto alla sindaca Raggi: cosa sia poi successo non è dato saperlo, e forse la migliore “risposta” indiretta alle critiche la dà lo stesso Papa Bergoglio sempre all’interno dell’Angelus ma in un altro passaggio «Alla fine del Vangelo Gesù dice a Pietro: «Pasci le mie pecore» (Gv 21,17). Parla di noi e dice “le mie pecore” con la stessa tenerezza con cui diceva mia Chiesa. Con quanto amore, con quanta tenerezza ci ama Gesù! Ci sente suoi. Ecco l’affetto che edifica la Chiesa. Per intercessione degli Apostoli, chiediamo oggi la grazia di amare la nostra Chiesa. Chiediamo occhi che sappiano vedere in essa fratelli e sorelle, un cuore che sappia accogliere gli altri con l’amore tenero che Gesù ha per noi. E chiediamo la forza di pregare per chi non la pensa come noi – questo la pensa altrimenti, prego per lui – pregare e amare, che è il contrario di sparlare, magari alle spalle. Mai sparlare, pregare e amare. La Madonna, che portava concordia tra gli Apostoli e pregava con loro (cfr At 1,14), ci custodisca come fratelli e sorelle nella Chiesa».