LA VISITA DI PAPA FRANCESCO ALLE OPERE CARITATIVE DEL CONGO

Folle oceaniche, affetto immenso ed estremo bisogno di essere ascoltati e capiti: il Congo sta accogliendo come meglio non poteva la visita di Papa Francesco che nel lungo Viaggio Apostolico in Africa (Congo e Sud Sudan) sta riservando parole molto nette su chi vuole ancora nel 2023 tenere sotto il giogo del potere popolazioni sfibrate da anni di povertà, violenze e soprusi. Sfibrate ma non senza speranza, come ha potuto osservare da molto vicino il Santo Padre incontrando ieri i rappresentanti di alcune opere caritative in Congo. «In questo Paese, dove c’è tanta violenza, che rimbomba come il tonfo fragoroso di un albero abbattuto, voi siete la foresta che cresce ogni giorno in silenzio e rende l’aria migliore, respirabile. Certo, fa più rumore l’albero che cade, ma Dio ama e coltiva la generosità che silenziosamente germoglia e porta frutto, e posa lo sguardo con gioia su chi serve i bisognosi. Così cresce il bene, nella semplicità di mani e cuori protesi verso gli altri, nel coraggio dei piccoli passi per avvicinarsi ai più deboli nel nome di Gesù», ha detto Papa Francesco davanti alla sala piena nella Nunziatura Apostolica di Kinshasa.



Il Pontefice si è detto stupito perché nel sentire le testimonianze sulla carità non sono stati elencati «i tanti problemi sociali e non avete enumerato tanti dati sulla povertà, ma avete soprattutto parlato con affetto dei poveri». Lo sguardo usato da quei congolesi è lo sguardo di Gesù, ha ribadito ancora il Papa: «sguardo che sa riconoscere Gesù nei suoi fratelli più piccoli. Il Signore va cercato e amato nei poveri e, come cristiani, dobbiamo fare attenzione se ci allontaniamo da loro, perché c’è qualcosa che non va quando un credente tiene a distanza i prediletti di Cristo». Mentre il potere tende a “scartare” i poveri, Papa Francesco dà forza a chi come queste opere caritative invece li abbraccia: «mentre il mondo li sfrutta, voi li promuovete. La promozione contro lo sfruttamento: ecco la foresta che cresce mentre imperversa violento il disboscamento dello scarto! Io vorrei dare voce a quello che fate, favorire la crescita e la speranza nella Repubblica Democratica del Congo e in questo Continente. Sono venuto qui animato dal desiderio di dare voce a chi non ha voce. Quanto vorrei che i media dessero più spazio a questo Paese e all’Africa intera!». La povertà e il rifiuto offendono l’uomo, attacca poi Papa Bergoglio, ne sfigurano la dignità: «sono come cenere che spegne il fuoco che porta dentro. Sì, ogni persona, in quanto creata a immagine di Dio, risplende di un fuoco luminoso, ma solo l’amore toglie la cenere che lo ricopre: solo ridando dignità si restituisce umanità».



PAPA FRANCESCO: COME FARE CARITÀ? ECCO I TRE PUNTI

Papa Francesco tende anche la mano alle autorità del Congo dal momento che riconosce come «attraverso i recenti accordi con la Conferenza Episcopale, abbiano riconosciuto e valorizzato l’opera di quanti si impegnano in campo sociale e caritativo. Ciò certamente non significa che si possa delegare sistematicamente al volontariato la cura dei più fragili, così come l’impegno nella sanità e nell’istruzione. Sono compiti prioritari di chi governa, con l’attenzione di assicurare i servizi fondamentali anche alla popolazione che vive lontana dai grandi centri urbani». Il potere è servizio, ricorda il Santo Padre e il “fare carità” non porta certo onori e allori, «ma domanda urgenza e concretezza». In tal senso, Papa Francesco sottolinea come la sfida che riguarda tutti, non solo il Congo, è l’affrontare la povertà per davvero: «A causare la povertà non è tanto l’assenza di beni e di opportunità, ma la loro iniqua distribuzione. Chi è benestante, in particolare se cristiano, è interpellato a condividere quanto possiede con chi è privo del necessario, tanto più se appartiene allo stesso popolo. Non è questione di bontà, ma di giustizia. Non è filantropia, è fede; perché, come dice la “la fede senza le opere è morta” (Gc 2,26)».



Papa Francesco risponde poi anche alla domanda su come effettivamente poter fare il bene, come poter incanalare una vera carità al servizio degli ultimi e di tutti: sono tre i punti offerti dal Santo Padre, tre criteri per poter servire Gesù attraverso i poveri. In primis, la carità chiede esemplarità: «non è solo qualcosa che si fa, ma è espressione di ciò che si è. È uno stile di vita, è vivere il Vangelo. Occorrono perciò credibilità e trasparenza: penso alla gestione finanziaria e amministrativa dei progetti, ma anche all’impegno a offrire servizi adeguati e qualificati. È proprio questo lo spirito che caratterizza tante opere ecclesiali di cui beneficia questo Paese e che ne hanno segnato la storia. Ci sia sempre esemplarità!». In secondo luogo, il Papa in Congo ha parlato di lungimiranza: «il saper guardare avanti. È fondamentale che le iniziative e le opere di bene, oltre a rispondere alle esigenze immediate, siano sostenibili e durature. Non semplicemente assistenzialiste, ma realizzate sulla base di quanto realmente si può fare e con una prospettiva di lungo termine, perché perdurino nel tempo e non finiscano con chi le ha avviate». Il terzo e ultimo criterio è la connessione, occorre fare rete: «non solo virtualmente ma concretamente, come avviene in questo Paese nella sinfonia di vita della grande foresta e della sua variegata vegetazione. Fare rete: lavorare sempre più insieme, essere in costante sinergia fra di voi, in comunione con le Chiese locali e con il territorio. Lavorare in rete: ciascuno con il proprio carisma ma insieme, collegati, condividendo le urgenze, le priorità, le necessità, senza chiusure e autoreferenzialità, pronti ad affiancarsi ad altre comunità cristiane e di altre religioni, e ai molti organismi umanitari presenti. Tutto per il bene dei poveri. Fare rete con tutti».