Fratelli e sorelle con ferite di guerra e violenza, ferite visibili e invisibili. Ma la forza della fede non porta alla vendetta, bensì al perdono. «La tentazione è di rispondere a questi e ad altri fatti dolorosi con una forza umana, con una sapienza umana. Invece Gesù ci mostra la via di Dio, quella che Lui ha percorso e sulla quale ci chiama a seguirlo». Così Papa Francesco durante la Santa Messa di Erbil, in Iraq, cominciata con un’ora di ritardo rispetto al programma previsto. Nell’omelia il Santo Padre ha commentato la cacciata dei mercanti dal tempio. «Come Gesù non tollerò che la casa del Padre suo diventasse un mercato, così desidera che il nostro cuore non sia un luogo di subbuglio, disordine e confusione». Da qui il suo appello: «Il cuore va pulito, va ordinato, va purificato. Da che cosa? Dalle falsità che lo sporcano, dalle doppiezze dell’ipocrisia». Ma per farlo bisogna sporcarsi le mani, non restare a guardare gli altri che soffrono.



«La Chiesa in Iraq, con la grazia di Dio, ha fatto e sta facendo molto per proclamare questa meravigliosa sapienza della croce diffondendo la misericordia e il perdono di Cristo, specialmente verso i più bisognosi», ha proseguito Papa Francesco. Nonostante povertà e difficoltà, non manca la solidarietà. «Questo è uno dei motivi che mi hanno spinto a venire in pellegrinaggio tra di voi a ringraziarvi e confermarvi nella fede e nella testimonianza. Oggi, posso vedere e toccare con mano che la Chiesa in Iraq è viva, che Cristo vive e opera in questo suo popolo santo e fedele», ha concluso il pontefice. (agg. di Silvana Palazzo)



MESSA PAPA IN IRAQ “PERDONATE E LOTTATE”

È in corso 

a Erbil per la Santa Messa di Papa Francesco conclusiva del viaggio apostolico in Iraq ma ancora risuonano gli echi delle parole di profonda vicinanza alle comunità cristiane pronunciate dal Santo Padre nella chiesa distrutta dall’Isis e ricostruita. «Ci guardiamo attorno e vediamo altri segni, i segni del potere distruttivo della violenza, dell’odio e della guerra. Quante cose sono state distrutte! E quanto dev’essere ricostruito! Questo nostro incontro dimostra che il terrorismo e la morte non hanno mai l’ultima parola. L’ultima parola appartiene a Dio e al suo Figlio, vincitore del peccato e della morte. Anche in mezzo alle devastazioni del terrorismo e della guerra, possiamo vedere, con gli occhi della fede, il trionfo della vita sulla morte», ha spiegato il Papa incontrando le comunità a Qaraqosh stamattina.



No al terrorismo, alla strumentalizzazione della fede e rispetto per tutti, a cominciare dalle donne: l’appello del Papa è centrale e richiama all’insegnamento di Cristo sul concetto di perdono, «questa è una parola chiave. Il perdono è necessario per rimanere nell’amore, per rimanere cristiani. La strada per una piena guarigione potrebbe essere ancora lunga, ma vi chiedo, per favore, di non scoraggiarvi. Ci vuole capacità di perdonare e, nello stesso tempo, coraggio di lottare. So che questo è molto difficile. Ma crediamo che Dio può portare la pace in questa terra». Durante l’Angelus il Santo Padre ha ricordato la storia della statua della Vergine Maria nella Chiesa di Qaraqosh, «La sua effigie qui è stata persino ferita e calpestata, ma il volto della Madre di Dio continua a guardarci con tenerezza. Perché così fanno le madri: consolano, confortano, danno vita. E vorrei dire grazie di cuore a tutte le madri e a tutte le donne di questo Paese, donne coraggiose che continuano a donare vita nonostante i soprusi e le ferite».

L’ULTIMO GIORNO DEL PAPA IN IRAQ

Prima Mosul poi Qaraqosh e nel pomeriggio il rientro a Baghdad: sta per terminare il lungo viaggio apostolico di Papa Francesco in Iraq, una presenza storica che molto ha significato per le comunità cristiane martoriate da guerra e terrorismo ma in generale per l’intera terra del Medio Oriente. «Com’è crudele che questo Paese, culla di civiltà, sia stato colpito da una tempesta così disumana, con antichi luoghi di culto distrutti e migliaia e migliaia di persone – musulmani, cristiani, gli yazidi, che sono stati annientati crudelmente dal terrorismo, e altri – sfollati con la forza o uccisi», ha spiegato stamane il Santo Padre visitando Mosul e pregando per le vittime di guerra e terrorismo nella spianata luogo simbolo dell’Isis e delle atrocità avvenuta tra il 2014 e il 2017.

I cristiani nella terra di Abramo sono stati ridotti a profonda minoranza, perseguitati e uccisi: ma malgrado tutto questo, ha detto ancora Papa Francesco, «riaffermiamo la nostra convinzione che la fraternità è più forte del fratricidio, che la speranza è più forte della morte, che la pace è più forte della guerra. Questa convinzione parla con voce più eloquente di quella dell’odio e della violenza; e mai potrà essere soffocata nel sangue versato da coloro che pervertono il nome di Dio percorrendo strade di distruzione».

L’INCONTRO A QARAQOSH

Ora il Santo Padre si trova a Qaraqosh dove nella splendida Cattedrale dell’Immacolata Concezione incontra la più grande comunità cristiana dell’Iraq prima della guerra e delle devastazioni dello Stato Islamico. «Questo popolo ha tanto sofferto. È davvero una gioia immensa poter avere il Santo Padre un po’ con noi», è la testimonianza di Suor Patrizia Cannizzaro a Vatican News, unica suora italiana nel Paese dove vive con diverse missionarie francescane in sostegno e aiuto del popolo iracheno. «Per questa gente è molto importante la presenza del Papa, perché è un riscatto dalle tante sofferenze e persecuzioni subite proprio per la fede, e la sua presenza può rafforzare, riconciliare e ridare quella speranza ad un popolo che diverse volte ha  dovuto lasciare tutto e partire. Io auguro ad ogni famiglia di Qaraqosh di sperimentare questa gioia grande. Queste persone amano veramente tanto il Pontefice e hanno fatto di tutto per accoglierlo nel migliore dei modi», conclude la testimonianza commossa della suora missionaria.

«È stata la Gmg della Piana di Ninive. Centinaia di giovani dei villaggi cristiani sono arrivati a Qaraqosh per fare festa, pregare e dare testimonianza della loro fede e per gridare il loro benvenuto a Papa Francesco», ha invece spiegato all’AgenSir padre Majeed Attalla, sacerdote siro cattolico e segretario dell’arcivescovo siro-cattolico di Mosul, mons. Youhanna Boutros Moshe. A breve nella cattedrale siro-cattolica dell’Immacolata Concezione, il Papa reciterà l’Angelus e incontrerà la comunità locale da poco tempo lentamente in rientro nelle proprie case e terre dopo la fuga, il 6 agosto del 2014, dovuta all’invasione dello Stato Islamico.

PAPA IN IRAQ, IL PROGRAMMA E LE TESTIMONIANZE

Stamani all’alba quasi la partenza per Erbil per poter incontrare i rappresentanti della regione autonoma del Kurdistan iracheno, seguita poi dal volo in elicottero verso Mosul e la storica preghiera di suffragio per le vittime della guerra e dell’islamismo radicale dell’Isis: ora l’arrivo a Qaraqosh dove il Santo Padre visita la comunità cristiana locale, la più importante dell’Iraq prima delle deportazioni e persecuzioni di questi ultimi 20 anni. Qui la recita dell’Angelus prima del rientro nel pomeriggio ad Erbil dove celebrerà la Santa Messa nello Stadio “Franso Hariri”. Dopo il commiato con le comunità accorse in massa per seguire Papa Francesco, il rientro a Baghdad è previsto nella prima sera. Domani 8 marzo la cerimonia di congedo verrà celebrata a Baghdad in aeroporto, con il rientro a Roma-Ciampino previsto poi nel pomeriggio. Tre giorni da pellegrino di fede e fraternità aveva detto Papa Francesco all’inizio del suo viaggio: e guardando alle tante significative tappe raggiunte in questi giorni, si può proprio assumere un banale “missione compiuta” non tanto a livello comunicativo ma piuttosto sul fronte della testimonianza di fede. Dio non abbandona il suo popolo, specie quello più martoriato e miracolosamente ancora più legato all’amore del Padre.