Si chiama “Pace in terra. La fraternità è possibile” il nuovo libro di Papa Francesco della collana Lev “Scambio dei doni” che raccoglie tutti i discorsi del Santo Padre sulla pace, la guerra e la fratellanza. Il testo inedito sarà in libreria da domani 28 giugno, con la prefazione del Patriarca copto ortodosso Tawadros II e oggi viene anticipato da ampi stralci su “Repubblica”: Papa Francesco imposta la sua riflessione a partire dalla realtà di oggi, con milioni di esseri umani che aspirano alla pace ma che sono ancora «minacciati dalla guerra, costretti a lasciare le loro case, colpiti dalla violenza».
La pace, scrive il Santo Padre, «è la più grande aspirazione di milioni di esseri umani» ma spesso purtroppo nella storia anche contemporanea quel desiderio ardente di pace (che non è serenità o mancanza di problemi, ma l’essere certi del destino buono e di un progetto di Dio per ognuno di noi) viene «disatteso» se non «calpestato». Papa Francesco parla dell’oblio che l’uomo ha purtroppo innestato nella contemporaneità in riferimento alla storia e alle guerre del passato: «Nel mondo globale, frastornato e omologato da tanti contraddittori messaggi, si rischia di archiviare la storia, che ricorda gli orrori della guerra o lasciarla sbiadire nel disinteresse. Si resta segregati in un presente permanente, senza storia e senza sogno del futuro. La decisione per la violenza e per la guerra nasce spesso in una “coscienza isolata”».
LA PACE E LA FRATERNITÀ
Abbiamo dimenticato come popolo i genocidi, la Shoah, le guerre mondiali e siamo meno “immuni” ai pericoli del presente: «La dimenticanza dei dolori delle guerre — ogni popolo, purtroppo, ne ha esperienza — rende indifesi verso la logica dell’odio: facilita lo sviluppo del bellicismo. L’oblio soffoca la genuina aspirazione alla pace e porta a ripetere gli errori del passato. E quale errore più grande della guerra?», scrive ancora Papa Francesco nel testo inedito in libreria da domani. Si è quasi arrivati a considerare oggi “rivalutata” la guerra per interessi e scopi globali: «Cerchiamo in qualche modo di spegnere il fuoco delle guerre e di prevenirle? O siamo distratti e ripiegati sui nostri interessi? O appagati dal fatto che la guerra non ci tocchi da vicino?», chiede provocatoriamente ancora il Santo Padre. L’indifferenza viene dunque vista come non meno grave della bellicosità, «L’indifferenza è complice della guerra. Il sangue sparso di una sola creatura è già troppo». Ma sebbene non si possa agire direttamente sui conflitti, ecco che il Papa “suggerisce” una modalità di azione per i Governi e i popoli occidentali: «opinioni pubbliche vigilanti possono molto impegnare il proprio Paese; esercitare pressioni sulla comunità internazionale». Del male che i “responsabili politici” – anche di oggi – stanno compiendo, attacca Papa Francesco, «ne risponderanno davanti a Dio e ai popoli». La “ricetta” è semplice ma tutt’altro che banale per “prevenire” guerre future: citando il beato Don Pino Puglisi, martire cattolico ucciso dalla Mafia in Sicilia, «Se ognuno fa qualcosa, si può fare molto». Conclude dunque così il Santo Padre, lanciando la speranza per un mondo di fraternità: «I conflitti si prevengono con la ricerca quotidiana della fraternità, di cui tutti possono essere artefici. La pace è pratica della fraternità: integrazione di soggetti comunitari, locali, regionali, nazionali, continentali in un’architettura di fraterna convivenza. La pace comincia non odiando, non escludendo, non discriminando, non lasciando soli. Anche così si prevengono i conflitti. L’isolamento non è buono per la donna e l’uomo, ma neppure per una nazione. Praticando la fraternità, passo dopo passo, prepariamo strade di pace».