L’UDIENZA GENERALE CON PAPA FRANCESCO PRIMA DELLA PASQUA
È passata solo una settimana da quell’Udienza Generale al termine della quale Papa Francesco accusò un forte problema respiratorio che lo ha costretto ad un ricovero improvviso all’ospedale Gemelli: sono passati solo 7 giorni e non solo il Pontefice sembra essersi ripreso molto bene ma è intenzionato a celebrare tutti i riti della Settimana Santa in arrivo con l’imminente Triduo Pasquale. Oggi ha fatto l’intero giro della Piazza San Pietro in Papamobile e ha salutato tutto il popolo accorso per sentire la Catechesi sul Crocifisso “sorgente di speranza”.
«Domenica scorsa la Liturgia ci ha fatto ascoltare la Passione del Signore. Essa termina con queste parole: «Sigillarono la pietra» (Mt 27,66): tutto sembra finito. Per i discepoli di Gesù quel macigno segna il capolinea della speranza. Il Maestro è stato crocifisso, ucciso nel modo più crudele e umiliante, appeso a un patibolo infame fuori dalla città: un fallimento pubblico, il peggior finale possibile – a quell’epoca era il peggiore. Ora, quello sconforto che opprimeva i discepoli non è del tutto estraneo a noi oggi. Anche in noi si addensano pensieri cupi e sentimenti di frustrazione: perché tanta indifferenza verso Dio?», spiega il Santo Padre aprendo l’Udienza Generale. Una speranza che sembra fiaccata, sigillata sotto la pietra della sfiducia e della disperazione. Ma è nei giorni della Passione e morte in Croce di Gesù che, paradossalmente, riemerge la speranza di luce: «Ci vuole un po’ di speranza per essere guariti dalla tristezza di cui siamo malati, per essere guariti dall’amarezza con cui inquiniamo la Chiesa e il mondo. Fratelli e sorelle, guardiamo il Crocifisso. E che cosa vediamo? Vediamo Gesù nudo, Gesù spogliato, Gesù ferito, Gesù tormentato. È la fine di tutto? Lì c’è la nostra speranza».
“GESÙ, LE FERITE E I FORI DI LUCE”: COSA HA DETTO PAPA FRANCESCO IN PIAZZA
Ma è proprio quel Cristo spogliato di tutto, tradito da tutti, che rappresenta il vero “riscatto” dell’umanità, il riscatto della speranza e della fede: «Gesù spogliato di tutto ci ricorda che la speranza rinasce col fare verità su di noi – dire la verità a se stesso – col lasciar cadere le doppiezze, col liberarci dalla pacifica convivenza con le nostre falsità. Alle volte, noi siamo tanto abituati a dirci delle falsità che conviviamo con le falsità come se fossero verità e noi finiamo avvelenati dalle nostre falsità. Questo serve: tornare al cuore, all’essenziale, a una vita semplice, spoglia di tante cose inutili, che sono surrogati di speranza». Tornare all’essenziale ci permette di prendere realmente coscienza di cosa siamo noi e di cosa abbiamo realmente bisogno: «in che modo ciò aiuta la nostra speranza? Così, Gesù nudo, privo di tutto, di tutto: questo, cosa dice alla mia speranza, come mi aiuta? Anche noi siamo feriti: chi non lo è nella vita? E tante volte, con ferite nascoste che nascondiamo per la vergogna».
Chiudendo l’Udienza Generale, l’ultima prima di Pasqua, Papa Francesco punta proprio su quelle ferite per “destare” il cuore dell’uomo: «Le mostra per farci vedere che a Pasqua si può aprire un passaggio nuovo: fare delle proprie ferite dei fori di luce. “Ma, Santità, non esageri”, qualcuno può dirmi. No, è vero: prova; prova. Prova a farlo. Pensa alle tue ferite, quelle che tu solo sai, che ognuno ha nascoste nel cuore. E guarda il Signore. E vedrai, vedrai come da quelle ferite escono fori di luce. Gesù in croce non recrimina, ama. Ama e perdona chi lo ferisce (cfr Lc 23,34). Così converte il male in bene, così converte e trasforma il dolore in amore». Il tema non è “immediato” ma è l’unica verità possibile per uscire dal proprio male, dalla propria disperazione quotidiana: «Pensate a quanti giovani non tollerano le proprie ferite e cercano nel suicidio una via di salvezza: oggi, nelle nostre città, tanti, tanti giovani che non vedono via di uscita, che non hanno speranza e preferiscono andare oltre con la droga, con la dimenticanza … poveretti. Pensate a questi. E tu, qual è la tua droga, per coprire le ferite? Le nostre ferite possono diventare fonti di speranza quando, anziché piangerci addosso o nasconderle, asciughiamo le lacrime altrui; quando, anziché covare risentimento per quanto ci è tolto, ci prendiamo cura di ciò che manca agli altri; quando, anziché rimuginare in noi stessi, ci chiniamo su chi soffre; quando, anziché essere assetati d’amore per noi, dissetiamo chi ha bisogno di noi. Perché soltanto se smettiamo di pensare a noi stessi, ci ritroviamo».