Un messaggio ricco di speranza per la festa dei Santi Patroni di Roma è quello lanciato da Papa Francesco nell’Angelus per i Santi Pietro e Paolo apostoli: «Perché c’è un percorso nella vita di Pietro, che può illuminare il percorso della nostra vita. Il Signore gli concesse tante grazie e lo liberò dal male: fa così anche con noi. Anzi, noi spesso andiamo da Lui solo nei momenti del bisogno, a chiedere aiuto. Ma Dio vede più lontano e ci invita ad andare oltre, a cercare non solo i suoi doni, ma a cercare Lui, che è il Signore di tutti i doni».
Papa Francesco invita il popolo di Dio a chiedere costantemente non solo la “grazia del momento” ma l’intera grazia di una vita: «qual è il segreto di una vita felice? Riconoscere Gesù, ma Gesù come Dio vivente, non come una statua. Perché non importa sapere che Gesù è stato grande nella storia, non importa tanto apprezzare quel che ha detto o fatto: importa quale posto gli do io nella mia vita, quale posto do io a Gesù nel mio cuore».
Dopo la recita dell’Angelus, il Papa saluta la città di Roma e annuncia «vorrei ricordare i tanti martiri che sono stati decapitati, bruciati vivi e uccisi, specialmente al tempo dell’imperatore Nerone, proprio su questa terra nella quale voi vi trovate ora. Questa è terra insanguinata dai nostri fratelli cristiani. Domani celebreremo la loro commemorazione».
ANGELUS PAPA FRANCESCO
In diretta video streaming da Piazza San Pietro, Papa Francesco si appresta a recitare l’Angelus tradizionale per la festa dei Santi Pietro e Paolo Apostoli: come già annunciato durante l’omelia della Santa Messa di questa mattina, «Come il Signore ha trasformato Simone in Pietro, così chiama ciascuno di noi, per farci pietre vive con cui costruire una Chiesa e un’umanità rinnovate». Secondo il Santo Padre c’è sempre «chi distrugge l’unità e chi spegne la profezia», eppure il Signore crede e ama l’uomo e chiede ad ogni suo figlio «“Tu, vuoi essere costruttore di unità? Vuoi essere profeta del mio cielo sulla terra?”. Fratelli e sorelle, lasciamoci provocare da Gesù e troviamo il coraggio di dirgli: “Sì, lo voglio!”». La famiglia unita dei primi apostoli di Cristo si rifletta come bene e speranza anche nel mondo di oggi devastato da guerre e pandemie: «la familiarità che li legava non veniva da inclinazioni naturali, ma dal Signore. Egli non ci ha comandato di piacerci, ma di amarci. È Lui che ci unisce, senza uniformarci. Ci unisce nelle differenze», conclude Papa Francesco.
L’OMELIA DI PAPA FRANCESCO
«I Santi Pietro e Paolo si sentivano fratelli, come in una famiglia unita, dove spesso si discute ma sempre ci si ama. Però la familiarità che li legava non veniva da inclinazioni naturali, ma dal Signore. Egli non ci ha comandato di piacerci, ma di amarci. È Lui che ci unisce, senza uniformarci»: nel segno dell’unità Papa Francesco ha aperto l’omelia della Festa dei Santi Apostoli Pietro e Paolo, con la Santa Messa di oggi che anticipa poi il contenuto del messaggio rivolto alla cristianità nell’Angelus delle ore 12.
«L’unità è un principio che si attiva con la preghiera, perché la preghiera permette allo Spirito Santo di intervenire, di aprire alla speranza, di accorciare le distanze, di tenerci insieme nelle difficoltà», sottolinea il Santo Padre mostrando come la “cautela” e il “lamento” per come andava il mondo non erano qualità dei primi cristiani, «Se Pietro fosse stato più cauto, non saremmo in questa situazione. No, non sparlavano di Lui, ma pregavano per Lui». Infine, prima della benedizione dei palli conferiti al Decano del Collegio Cardinalizio e agli Arcivescovi Metropoliti nominati nell’ultimo anno, Papa Francesco sottolinea come anche oggi l’umanità non abbia bisogno di «progetti pastorali efficienti, ma di pastori che offrono la vita: di innamorati di Dio. Così Pietro e Paolo hanno annunciato Gesù, da innamorati».
GLI APOSTOLI TESTIMONI
«Tu sei Pietro e su questa pietra io edificherò la mia Chiesa e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa», dice Gesù nel Vangelo, mentre San Paolo ha fatto fin dalla folgorazione sulla via di Damasco la vera esperienza della grazia, da persecutore fino ad apostolo di Cristo e testimone della prima storia cristiana. Mentre Papa Francesco prosegue nella celebrazione della Santa Messa per i Santi Pietro e Paolo Apostoli, è quel senso di testimonianza che oggi la Chiesa festeggia in una delle feste più antiche e tradizionali del proprio calendario: «San Pietro e San Paolo, così diversi tra loro sul piano umano, sono stati scelti personalmente dal Signore Gesù e hanno risposto alla chiamata offrendo tutta la loro vita. In entrambi la grazia di Cristo ha compiuto grandi cose, li ha trasformati. Eccome li ha trasformati! Simone aveva rinnegato Gesù nel momento drammatico della passione; Saulo aveva perseguitato duramente i cristiani. Ma entrambi hanno accolto l’amore di Dio e si sono lasciati trasformare dalla sua misericordia; così sono diventati amici e apostoli di Cristo. Perciò essi continuano a parlare alla Chiesa e ancora oggi ci indicano la strada della salvezza», così li presentava nell’Angelus del 29 giugno 2014 il Santo Padre, in attesa di vedere oggi come la grande festa dei primi apostoli verrà “rilanciata” da Papa Francesco nell’omelia e nel successivo Angelus.
LA MESSA PER I SANTI PIETRO E PAOLO
Alle ore 9.30 in diretta video streaming dalla Basilica di San Pietro il Santo Padre Papa Francesco celebra la Messa per la festa dei Santi Pietro e Paolo Apostoli con conseguente tradizionale benedizione dei Palli per i nuovi Arcivescovi Metropoliti: tramite il consueto collegamento in streaming sul canale YouTube di VaticaNews sarà possibile seguire l’intera celebrazione e pure l’Angelus tradizionale nel giorno della Festa dei due discepoli di Gesù (dalle ore 12).
I testimoni che portarono il messaggio di Cristo al mondo intero fino a giungere in Roma dove vennero martirizzati con la Chiesa che oggi 29 giugno li commemora con la celebrazione e la benedizione dei Palli: «Tutto il Popolo di Dio è debitore verso di loro per il dono della fede. Pietro è stato il primo a confessare che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio. Paolo ha diffuso questo annuncio nel mondo greco-romano. E la Provvidenza ha voluto che tutti e due giungessero qui a Roma e qui versassero il sangue per la fede. Per questo la Chiesa di Roma è diventata, subito, spontaneamente, il punto di riferimento per tutte le Chiese sparse nel mondo. Non per il potere dell’Impero, ma per la forza del martirio, della testimonianza resa a Cristo! In fondo, è sempre e soltanto l’amore di Cristo che genera la fede e che manda avanti la Chiesa», spiegava il significato della festa odierna Papa Francesco nell’Angelus del 29 giugno 2013.
Durante l’omelia dello scorso anno invece Papa Bergoglio pose l’accento sul grado di testimonianza storica e decisiva per la fede cristiana: «Gli Apostoli Pietro e Paolo stanno davanti a noi come testimoni. Non si sono mai stancati di annunciare, di vivere in missione, in cammino, dalla terra di Gesù fino a Roma. Qui lo hanno testimoniato sino alla fine, dando la vita come martiri. Se andiamo alle radici della loro testimonianza, li scopriamo testimoni di vita, testimoni di perdono e testimoni di Gesù».
MESSA SANTI PIETRO E PAOLO: IL COVID CAMBIA LA TRADIZIONE
Sarà però una celebrazione inevitabilmente segnata, come tutte le precedenti in questi ultimi difficili mesi, dalla pandemia da coronavirus: la Messa per la Festa dei Santi Pietro e Paolo Apostoli avverrà sì con Papa Francesco e la presenza di pochi fedeli all’Altare della Cattedra in Basilica vaticana ma è stato spostato al 4 ottobre prossimo la raccolta dell’Obolo di San Pietro, di norma invece effettuato proprio il giorno del 29 giugno. La messa e l’Angelus saranno trasmessi anche su Tv2000 ma non si avrà la stessa formula della cerimonia della benedizione dei Palli: non ci sarà infatti nessuna delegazione del Patriarcato ecumenico di Costantinopoli proprio per le misure di sicurezza anti-Covid. Lo scambio delle delegazioni tra il Patriarcato ecumenico e la Santa Sede avviene infatti in occasione delle rispettive feste dei Santi Patroni, il 29 giugno a Roma per i Santi apostoli Pietro e Paolo e il 30 novembre a Istanbul per Sant’Andrea apostolo: quest’anno però non sarà possibile questo scambio fraterno e simbolo di amicizia e vicinanza delle chiese cristiane che perdura dopo il primo storico incontro nel 1964 tra Paolo VI e il Patriarca Atenagora a Gerusalemme.
«A causa della situazione che si è sviluppata con la pandemia da Covid-19, si sono introdotte restrizioni alle celebrazioni liturgiche di Papa Francesco, per contenere la diffusione del virus. Per questa ragione, in occasione della solennità dei Santi Pietro e Paolo, Papa Francesco presiederà la celebrazione della Messa nella Basilica di San Pietro in conformità con queste restrizioni, senza purtroppo, la vasta partecipazione di fedeli, come è avvenuto per il Triduo pasquale», spiega il cardinale Kurt Koch, presidente del Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani, in una lettera inviata a Sua Santità Bartolomeo I.