Il mondo, per Papa Francesco, “è nella morsa di una terza guerra mondiale“, con la differenza è questa è “combattuta poco alla volta“. Il Santo Padre ne ha parlato nel messaggio al cardinale Peter Turkson, della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali, per il Convegno Pacem in Terris. Per quanto riguarda il “tragico caso” della guerra in Ucraina, il pontefice evidenzia “la minaccia di ricorso alle armi nucleari“. Secondo Papa Francesco, “il momento attuale somiglia in modo inquietante alla crisi dei missili di Cuba del 1962, che portò il mondo sull’ orlo della distruzione nucleare“. Alla luce di tutto ciò, il monito è per gli Stati, affinché le loro relazioni non siano “regolate dalle armi, ma dai principi della retta ragione: i principi, cioè, della verità, della giustizia e della cooperazione vigorosa e sincera“.



Bergoglio, dunque, torna ad evocare il concetto della guerra globale e il rischio atomico, in relazione alle attuali vicende geopolitiche. Infatti, cita la crisi dei missili di Cuba e del mondo nel bel mezzo della guerra fredda. Ora, però, non solo “il numero e la potenza delle armi sono cresciuti, ma sono aumentate anche altre tecnologie belliche e persino il consenso di lunga data sulla proibizione delle armi chimiche e biologiche è in pericolo“.



“POSSIBILE UN MONDO SENZA ARMI NUCLEARI”

L’invito di Papa Francesco è a “mantenere viva la visione che un mondo libero da armi nucleari è possibile e necessario“. In questo contesto, l’Onu e le organizzazioni affini hanno un ruolo importante, quello di “sensibilizzare l’opinione pubblica” e “promuovere misure normative adeguate“. Il Santo Padre ritiene “molto opportuno che questa Conferenza dedichi le sue riflessioni a quelle parti della Pacem in terris che discutono del disarmo e dei percorsi per una pace duratura“. Nel corso del suo intervento, Bergoglio legittima l’uso delle armi convenziali, ma precisa che devono “essere utilizzate soltanto a scopo difensivo e non dirette a obiettivi civili“.



La speranza del Papa è che ci sia una “riflessione approfondita su questo tema” e che si arrivi “ad un consenso sul fatto che tali armi, con il loro immenso potere distruttivo, non saranno impiegate in modo da provocare ‘lesioni superflue o sofferenze inutili’, per usare le parole della Dichiarazione di San Pietroburgo“. Il Pontefice aggiunge che “i principi umanitari che hanno ispirato queste parole, fondati sulla tradizione dello ius gentium, rimangono validi oggi come quando sono stati scritti per la prima volta, oltre centocinquanta anni fa“. Conclude ribadendo l’auspicio di preghiera che espresse Papa Giovanni al termine della sua Enciclica, “affinché per la forza e l’ispirazione di Dio, tutti i popoli possano abbracciarsi come fratelli e sorelle, e affinché la pace a cui anelano possa sempre fiorire e regnare tra loro“.