Il dramma della pedofilia, il rischio di scisma in Germania, lo scontro tra conservatori e progressisti negli Stati Uniti e da ultimo le dimissioni (poi respinte dalla Santa Sede) del Cardinal Marx a Monaco: la crisi della Chiesa non è più solo una questione “mediatica” ma rischia purtroppo di vedere “avverata” definitivamente la “profezia” di Papa Benedetto XVI quando disse che «la vera minaccia per la Chiesa, e quindi per il servizio petrino, viene dalla dittatura universale di ideologie apparentemente umanistiche, contraddire le quali comporta l’esclusione dal consenso di base della società».



Su “Libero” di oggi uno dei più accesi critici del magistero di Papa Francesco, il giornalista cattolico Antonio Socci, mette insieme le ultime novità tutt’altro che positive interne alla Chiesa per provare a capire quale direzione possa prendere la viva presenza e testimonianza di Cristo in Terra. Il saggista toscano prende spunto dall’ultimo editoriale su “Repubblica” di Alberto Melloni, una delle voci del progressismo cattolico più influenti in Italia, che parla dell’effetto provocato dal clamore delle dimissioni di Marx: «ha di fatto chiesto le dimissioni del Papa», scrive Melloni mettendo in fila le tante proteste in questi anni dell’episcopato tedesco alla Chiesa conservatrice che faceva capo fino al 2013 a Papa Ratzinger. Secondo Socci la Chiesa tedesca è storica sostenitrice di Bergoglio, con Marx in prima fila in questo senso «ma la loro fuga in avanti» – intesa come richieste di benedizioni matrimoni LGBT, abolizione celibato preti, sacerdozio femminile e comunione ai risposati – «non ha avuto il suo appoggio e ora sono palesemente delusi».



COME USCIRE DALLA CRISI DELLA CHIESA

Sempre secondo Melloni non solo il caso tedesco ha prodotto una “frattura” forse insanabile con l’area progressista dei cattolici in Europa: il decreto che limita a 10 anni il mandati dei capi e degli organi dei movimenti ecclesiali – emanato pochi giorni fa da Papa Francesco – comprime «i diritti dei fedeli e fissa la liquidazione dei capi in carica in nome di un bene definito ideologicamente». Secondo la lettura di Socci anche questa sonora “batosta” ai movimenti potrebbe provocare una forte delusione degli stessi, pure nella gran parte dei casi «allineatissimi al pontificato bergogliano», sottolinea il giornalista su “Libero”. E poi ancora i casi di pedofilia e la vicenda dell’allontanamento di Padre Enzo Bianchi dal Monastero di Bose si aggiungono ai malumori delle Chiese tedesca e americana come possibili “segnali” di un tempo tutt’altro che facile per la Santa Sede: Melloni su “Rep” la scrive così, «L’accumularsi di alcuni fatti (sul pontificato di Francesco, ndr.), fossero anche slegati, prepara una tempesta». Per il leader e fondatore della Comunità di Sant’Egidio Andrea Riccardi le tanti “crisi” interne alla Chiesa hanno sì un minimo comune denominatore, «Parecchi cattolici sono passati rapidamente dall’entusiasmo per Bergoglio alla delusione». È allora su tutti questi segnali di “sventura” sul Papa che Socci rilascia la sua personale riflessione in merito, non senza ulteriori critiche al Pontefice argentino: «Chi pensava che rompere con i grandi pontificati di Giovanni Paolo II e Benedetto XVI avrebbe assicurato un fu- turo radioso, oggi è smentito. Chi – come Bergoglio, magari con le migliori intenzioni – s’illudeva che la Chiesa, annacquandosi nel mondo, potesse rinvigorirsi, oggi assiste alla storica disfatta». Tutto perduto? No, tutt’altro: secondo Socci per uscire dalla “tempesta” una via esiste sempre ed è chiara e lampante davanti agli occhi: «papa Francesco potrebbe riconoscere che il tentativo di dare un futuro alla Chiesa adattandola alla mentalità mondana è fallito e che la strada giusta è quella di Giovanni Paolo II e Benedetto XVI. […] Ma Francesco (oltre a Dio) avrebbe accanto a sé Benedetto XVI e tutti i fedeli (rimasti) cattolici del mondo, che sono tantissimi. Così la Chiesa potrebbe davvero aiutare la libertà dei popoli».

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