PAPA FRANCESCO: “VIVIAMO LA TERZA GUERRA MONDIALE”
«Per me oggi la Terza guerra mondiale è stata dichiarata: il mondo è in guerra»: lo ha detto Papa Francesco nella lunga conversazione avvenuta lo scorso 19 maggio con i direttore delle riviste culturali europee della Compagnia di Gesù (gesuiti) presso la Biblioteca Privata del Palazzo Apostolico in Vaticano.
Per l’Italia era presente Padre Antonio Spadaro che ha diffuso in queste ore, tramite un’intervista-resoconto a “La Stampa”, i passaggi più interessanti tenuti dal Santo Padre in particolare sulla gravità dei tempi che stiamo vivendo. Inevitabile dunque il tema della guerra in Ucraina con dichiarazioni che sembrano andare in continuità con quanto già visto nelle scorse settimane, il tentativo cioè della Chiesa di interporsi come possibile interlocutrice mondiale (riconosciuta dalla Russia stessa) in grado di riaccendere la flebile speranza di negoziati di pace tra Kiev e Mosca. «Quello che stiamo vedendo è la brutalità e la ferocia con cui questa guerra viene portata avanti dalle truppe, generalmente mercenarie, utilizzate dai russi. E i russi, in realtà, preferiscono mandare avanti ceceni, siriani, mercenari. Ma il pericolo è che vediamo solo questo, che è mostruoso, e non vediamo l’intero dramma che si sta svolgendo dietro questa guerra, che è stata forse in qualche modo o provocata o non impedita», spiega Papa Francesco ai direttori delle riviste dei gesuiti. Su quel concetto di guerra “non impedita” si snoda poi la parte forse più “infuocata” del ragionamento del Pontefice: «E registro l’interesse di testare e vendere armi. È molto triste, ma in fondo è proprio questo a essere in gioco. Qualcuno può dirmi a questo punto: ma lei è a favore di Putin! No, non lo sono. Sarebbe semplicistico ed errato affermare una cosa del genere».
LA GUERRA, LA NATO E I “BUONI O CATTIVI”: PARLA PAPA FRANCESCO
Quello che afferma Papa Francesco e che in generale sostiene la Dottrina Sociale della Chiesa non da oggi, è che anche all’interno di guerra non vi sono semplicisticamente dei “buoni” o dei “cattivi”.
«Dobbiamo allontanarci dal normale schema di “Cappuccetto rosso”: Cappuccetto rosso era buona e il lupo era il cattivo», spiega ancora il Papa ai direttori delle riviste cattoliche, «Qui non ci sono buoni e cattivi metafisici, in modo astratto. Sta emergendo qualcosa di globale, con elementi che sono molto intrecciati tra di loro». Il Santo Padre a quel punto narra un aneddoto di pochi mesi prima dell’inizio della guerra in Ucraina che getta ombre piuttosto fosche non solo sulla Russia ma sull’intera comunità internazionale, Nato in primis: «Un paio di mesi prima dell’inizio della guerra ho incontrato un capo di Stato, un uomo saggio, che parla poco, davvero molto saggio. E dopo aver parlato delle cose di cui voleva parlare, mi ha detto che era molto preoccupato per come si stava muovendo la Nato». Al chiedere di Papa Francesco a questo misterioso Capo di Stato, la risposta è netta: «mi è stato risposto “Stanno abbaiando alle porte della Russia. E non capiscono che i russi sono imperiali e non permettono a nessuna potenza straniera di avvicinarsi a loro”». Per questo motivo, concluse il leader “anonimo”, la conclusione era presto che segnata: «“La situazione potrebbe portare alla guerra”. Questa era la sua opinione. Il 24 febbraio è iniziata la guerra. Quel capo di Stato ha saputo leggere i segni di quel che stava avvenendo». Ancora il Santo Padre allontana l’idea malsana che in qualche modo lui stia legittimando l’aggressione russa, solo aiuta a tenere più aperta possibile la portata degli sviluppi internazionali: «Sono semplicemente contrario a ridurre la complessità alla distinzione tra i buoni e i cattivi, senza ragionare su radici e interessi, che sono molto complessi. Mentre vediamo la ferocia, la crudeltà delle truppe russe, non dobbiamo dimenticare i problemi per provare a risolverli. È pure vero che i russi pensavano che tutto sarebbe finito in una settimana. Ma hanno sbagliato i calcoli. Hanno trovato un popolo coraggioso, un popolo che sta lottando per sopravvivere e che ha una storia di lotta». Papa Francesco non dimentica che quanto avviene in Ucraina non è certo, purtroppo, l’unico conflitto in corso nel mondo: «ci sono altri Paesi lontani – pensiamo ad alcune zone dell’Africa, al nord della Nigeria, al nord del Congo – dove la guerra è ancora in corso e nessuno se ne cura. Pensate al Ruanda di 25 anni fa. Pensiamo al Myanmar e ai Rohingya. Il mondo è in guerra». In conclusione, torna il Santo Padre a immaginare un imminente incontro con il Patriarca russo Kirill dopo l’annullamento del loro incontro previsto per l’estate in Israele: «Ho avuto una conversazione di 40 minuti con il patriarca Kirill. Nella prima parte mi ha letto una dichiarazione in cui dava i motivi per giustificare la guerra. Quando ha finito, sono intervenuto e gli ho detto: “Fratello, noi non siamo chierici di Stato, siamo pastori del popolo”. Avrei dovuto incontrarlo il 14 giugno a Gerusalemme, per parlare delle nostre cose», conclude Papa Francesco, «Ma con la guerra, di comune accordo, abbiamo deciso di rimandare l’incontro a una data successiva, in modo che il nostro dialogo non venisse frainteso. Spero di incontrarlo in occasione di un’assemblea generale in Kazakistan, a settembre. Spero di poterlo salutare e parlare un po’ con lui in quanto pastore».