Dalle vicende e inchieste del Palazzo in Vaticano fino alle iniziative di tagli economici agli addetti della Santa Sede (Cardinali e non), il tutto nella cornice della “povertà evangelica” sulla scia del Santo Poverello: Papa Francesco e il denaro è un rapporto “nato” fin dall’inizio del Pontificato, con la scelta di quel nome che lo pone in completa ammirazione e testimonianza del Santo di Assisi. Sono numerose le invettive lanciate dal Papa contro lo spregiudicato arricchimento, la società capitalistica e lo spreco del “vil denaro”: secondo però il giornalista e scrittore Antonio Socci, seppur siano tutte sacrosante le battaglie di Papa Bergoglio contro i soldi, il rischio è di esagerare “dimenticando” elementi altrettanto importanti.



«Il moralismo dei media purtroppo, negli ultimi anni, ha trovato giustificazione nelle parole dello stesso papa Francesco il quale ripete: “voglio una Chiesa povera per i poveri. In realtà ai poveri servirebbe una Chiesa che ha i mezzi per soccorrerli»; poco prima lo stesso Socci su Libero Quotidiano aveva attaccato il finto moralismo mediatico che da decenni richiede una Chiesa “povera” e le rinfaccia ogni qualsiasi scandalo finanziario (autentico e non). Opere missionarie, istituti, seminari e continua assistenza a più poveri, famiglie e perseguitati: la Chiesa Cattolica “serve” 1 miliardo e 300 milioni di fedeli in tutto il mondo e “costa” denaro, inutile e demagogico pensare che debba esser povera per essere vera.



IL DENARO E LA DOTTRINA

«Casomai – prosegue Socci nel suo editoriale della domenica su “Libero” – sono gli uomini di Chiesa che dovrebbero vivere – se non in povertà – almeno in modo austero. Ma anche qui è facile scivolare nel moralismo e il pauperismo spesso risulta controproducente»: nell’ultimo titolo mediatico contro la Chiesa, il giornalista ricorda l’inchiesta sullo svuotamento del conto corrente di Papa Francesco e afferma «che il Papa abbia un proprio conto non è di per sé una cosa criticabile. Fa notizia casomai (oltreché per l’entità, effettivamente notevole) perché l’attuale pontefice di solito parla del denaro come qualcosa di negativo». Il problema dunque non è che il Papa abbia o meno soldi sul conto corrente, il nodo vero per Antonio Socci è di livello dottrinale: «Per i cristiani la povertà economica non è un valore: lo è la povertà evangelica, che significa essere distaccati dai beni di questo mondo, usar- li con carità e vivere sapendo che la vita vera è quella eterna».



San Francesco d’Assisi – nato ricco e poi volutamente dismesso a vita povera assoluta – non si sognava di sperare che il prossimo potesse impoverirsi e vivere in miseria per il resto della vita: semmai la sua fu una scelta di vita voluta, libera e personale per testimoniare al meglio ciò che davvero conta nell’esistenza. «Quindi in Vaticano – oltre alle tanto annunciate riforme delle finanze, che sembra non si realizzino mai – bisognerebbe sistemare un po’ anche le parole e i concetti sul tema del denaro. Ovvero la dottrina», conclude un polemico Socci contro il magistero di Papa Bergoglio.