LE GUERRE E I FALLIMENTI UMANI, IL J’ACCUSE DI PAPA FRANCESCO
Dallo scontro fra Cile e Argentina, a 40 anni dal Trattato di Pace, alle guerre in Ucraina e in Medio Oriente: Papa Francesco in udienza oggi in Vaticano ha accolto i vertici dei due Paesi sudamericani con un lungo discorso che tocca in profondità l’inquietante “terrore bellico” che aleggia ancora nel mondo nonostante i drammi vissuti nel Novecento. Ed è proprio nel ricordare l’importante mediazione avuta da San Giovanni Paolo II, capace (non da solo) di sventare un’autentica guerra tra Argentina e Cile, che Bergoglio davanti alla platea dell’Universal Peace Council compie un paragone importante sugli scenari quotidiani dei conflitti alle porte dell’Europa.
Pregando e appellandosi per la pace globale, Papa Francesco vuole evidenziare l’ipocrisia di «parlare di pace e giocare alla guerra»: è qui che il Santo Padre fa riferimento ad alcuni Paesi dove «si parla molto di pace, ma gli investimenti che rendono di più sono sulle fabbriche di armi. Questa ipocrisia ci porta sempre a un fallimento». Un fallimento continuo di pace, di fraternità e di amicizia, quegli stessi criteri che sono valsi la risoluzione del conflitto tra Argentina e Cile e che oggi non sembra affatto “vicino” nelle zone di guerra tra Ucraina-Russia e Israele-Palestina.
“PARLARE DI PACE MENTRE SI VENDONO ARMI”: L’AFFONDO DI PAPA FRANCESCO
Ed è proprio su questi esempi che Papa Francesco fa appello alla comunità internazionale affinché possa realmente prevalere la forza del diritto (e della pace) attraverso un dialogo franco, sincero e pragmatico (come invita a fare il Patriarca di Gerusalemme Card. Pizzaballa fin dall’inizio dello scontro in Medio Oriente): come sottolinea ancora il Santo Padre nel discorso in Vaticano ai delegati di Cile e Argentina, il dialogo deve essere sempre più l’elemento chiave dell’orizzonte geopolitico mondiale, un dialogo che sia sempre più «anima» della Comunità internazionale in un mondo che rischia purtroppo ogni giorno escalation potenziali da “terza guerra mondiale”.
Papa Francesco arriva a definire gli scenari in Palestina e Ucraina come autentici «fallimenti dell’umanità di oggi», in quanto la comunità umana delle popolazioni indifese soffre con la «prepotenza dell’invasore che prevale sul dialogo». Quando San Giovanni Paolo II riuscì a mediare una tregua in Sud America tra le due potere ostili tra loro – in occasione della Ratifica del Trattato nel 1985 – fu lo stesso Pontefice polacco a riconoscere la pace come un elemento fondante la fiducia e la stabilità futura: il dono di Dio all’umanità tramite lo Spirito Santo e il Suo Unico Figlio si “incarna” nella pace dei popoli, modello tanto di ieri quanto del domani ancora valido per la testimonianza cristiana. Papa Francesco ritiene che quel modello ancora oggi possa essere riproposto in uno scenario globale in cui «tanti conflitti perdurano e si aggravano, senza l’effettiva volontà di risolverli con l’assoluta esclusione del ricorso alla forza o alla minaccia del suo uso». Come ha detto di recente lo stesso Papa Francesco nel messaggio per il Meeting per l’Amicizia tra i Popoli di Rimini 2024, davanti ai venti di guerra e di violenza, serve fermarsi a chiedersi «c’è qualcosa per cui vale la pena vivere e sperare?».