Un testo breve eppure di straordinaria attualità e “concretezza” è quello scritto da Papa Francesco come prefazione all’ultimo libro “Donne crocifisse. La vergogna della tratta raccontata dalla strada”, orientato al dramma della prostituzione. L’autore, Don Aldo Bonaiuto – sacerdote della Comunità Papa Giovanni Paolo II – ha ricevuto l’onore di avere come introduzione e prefazione nientemeno che il Santo Padre che è così ritornato a trattare la tematica dopo averne già indicato i punti principali di “accusa” assieme ai giovani cattolici durante il Pre-Sinodo lo scorso marzo. «Quando in uno dei Venerdì della Misericordia durante l’Anno Santo Straordinario sono entrato nella casa di accoglienza della Comunità Papa Giovanni XXIII, non pensavo che lì dentro avrei trovato donne così umiliate, affrante, provate. Realmente donne crocifisse. Nella stanza in cui ho incontrato le ragazze liberate dalla tratta della prostituzione coatta, ho respirato tutto il dolore, l’ingiustizia e l’effetto della sopraffazione. Un’opportunità per rivivere le ferite di Cristo», scrive il Papa dopo aver sentito diverse testimonianza tanto di persona quanto nel volume appositamente dedicato da Don Aldo Bonaiuto. «Una persona non può mai essere messa in vendita. Per questo sono felice di poter far conoscere l’opera preziosa e coraggiosa di soccorso e di riabilitazione che don Aldo Buonaiuto, svolge da tanti anni, seguendo il carisma di Oreste Benzi. Ciò comporta anche la disponibilità ad esporsi ai pericoli e alle ritorsioni della criminalità che di queste ragazze ha fatto un’inesauribile fonte di guadagni illeciti e vergognosi», sottolinea ancora Papa Bergoglio.
PAPA FRANCESCO, LA PROSTITUZIONE E IL PERDONO
Francesco chiede direttamente perdono a tutte le donne e per tutti quei cattolici che “sfruttano” la prostituzione anche solo come “semplice” cliente: «ho sentito forte desiderio, quasi l‘esigenza di chiedere loro perdono per le vere e proprie torture che hanno dovuto sopportare a causa dei clienti, molti dei quali si definiscono cristiani. Una spinta in più a pregare per l’accoglienza delle vittime della tratta della prostituzione forzata e della violenza», scrive ancora Papa Francesco nella prefazione. La corruzione umana che sfocia nella prostituzione per il Santo Padre è una «malattia che non si ferma da sola», serve l’opera unita della società e dell’individuo, «anche come Chiesa, per aiutare veramente queste nostre sfortunate sorelle e per impedire che l’iniquità del mondo ricada sulle più fragili e indifese creature. Qualsiasi forma di prostituzione è una riduzione in schiavitù, un atto criminale, un vizio schifoso che confonde il fare l’amore con lo sfogare i propri istinti torturando una donna inerme». Parole che più chiare è difficile poter riportare, con un invito finale e un appello a tutto il popolo di Gesù: «È una ferita alla coscienza collettiva, una deviazione all’immaginario corrente. È patologica la mentalità per cui una donna vada sfruttata come se fosse una merce da usare e poi gettare. È una malattia dell’umanità, un modo sbagliato di pensare della società. Liberare queste povere schiave è un gesto di misericordia e un dovere per tutti gli uomini di buona volontà. Il loro grido di dolore non può lasciare indifferenti né i singoli individui né le istituzioni. Nessuno deve voltarsi dall’altra parte o lavarsi le mani del sangue innocente che viene versato sulle strade del mondo», conclude Papa Francesco. Durante il pre-Sinodo di marzo, con alcuni giovani lo stesso Pontefice già sottolineava «Voglio chiedere perdono a voi, alla società, per tutti i cattolici, i battezzati che fanno questo atto criminale. E per favore, se un giovane ha questa abitudine la tagli, eh! È un criminale chi fa questo. “Ma padre non si può far l’amore?”. No, questo non è fare l’amore, questo è torturare una donna. Non confondiamo i termini».