«Un intellettuale coraggioso», così Papa Francesco definisce Eugenio Scalfari. Ne parla proprio a La Repubblica, il quotidiano che il giornalista e scrittore fondò. «Sono addolorato», afferma il Santo Padre, le cui parole per ricordarlo sono state raccolte da Paolo Rodari. Celebri sono i loro dialoghi, come quello del 2013 in cui il Pontefice spiegava come intendeva cambiare la Chiesa. «In queste ore dolorose, sono vicino alla sua famiglia, ai suoi cari, e a tutti coloro che l’hanno conosciuto e che hanno lavorato con lui». Bergoglio ne parla come «un amico fedele» che stava indagando «il significato dell’esistenza e e della vita».
Eugenio Scalfari gliene parlò in uno dei loro incontri a Casa Santa Marta, spiegandogli che voleva coglierlo indagando la quotidianità e il futuro tramite «la meditazione sulle esperienze e su grandi letture». Papa Francesco evidenzia anche il fatto che «si professava non credente», eppure riconosce il fatto che negli anni in cui l’ha conosciuto stava riflettendo «profondamente anche sul senso della fede». A tal proposito, sottolinea: «Sempre si interrogava sulla presenza di Dio, sulle cose ultime e sulla vita dopo di questa vita».
“EUGENIO SCALFARI, MAI NOSTALGICO DEL PASSATO”
Nel ricordo di Eugenio Scalfari fatto da Papa Francesco ci sono anche i riferimenti ai loro colloqui, «piacevoli e intensi». Anche per questo il tempo volava via, scandito «dal confronto sereno delle rispettive opinioni e della condivisione dei nostri pensieri e delle nostre idee, e anche da momenti di allegria». Sulle colonne di Repubblica il Santo Padre svela che lui e il giornalista si confrontavano su fede e laicità, su quotidianità e grandi orizzonti dell’umanità, quindi parlavano tra presente e futuro, senza trascurare il «buio che può avvolgere l’uomo e della luce divina che può illuminarne il cammino». Tra i ricordi del Pontefice di Eugenio Scalfari c’è l’intelligenza e la capacità di ascolto del giornalista, ma gli piace anche ricordare la costante ricerca «del senso ultimo degli avvenimenti», quella fame di conoscenza e di testimonianze che potevano rendere più ricca la comprensione della modernità. Nel ritratto fatto dal Papa il giornalista viene dipinto come «intellettuale aperto alla contemporaneità, coraggioso, trasparente nel raccontare i suoi timori, mai nostalgico del passato glorioso, bensì proiettato in avanti, con un pizzico di disillusione ma anche grandi speranze in un mondo migliore».
“AFFIDO LA SUA ANIMA A DIO, PER L’ETERNITÀ”
Eugenio Scalfari viene ricordato da Papa Francesco come un giornalista entusiasta e innamorato del suo lavoro, tramite il quale è riuscito a lasciare un segno indelebile nella vita delle persone, ma anche a livello professionale per collaboratori e successori. Ricorda anche lo stupore per la scelta del Pontefice di chiamarsi Francesco, tanto che volle capire le ragioni. «E poi, lo incuriosiva molto il mio lavoro di pastore della Chiesa universale, e in questo senso ragionava a voce alta e nei suoi articoli sull’impegno profuso dalla Chiesa nel dialogo interreligioso ed ecumenico, sul mistero del Signore, su Dio fonte della pace e sorgente di strade di fraternità concreta tra le persone, le nazioni e i popoli». Ma Eugenio Scalfari era molto insistente anche riguardo l’importanza delle relazioni sincere tra credenti e non credenti. Inoltre, era affascinato da questioni teologiche, come il misticismo nel cattolicesimo e il brano della Genesi in cui si riporta che l’uomo è creato a immagine e somiglianza di Dio. «Da oggi ancora di più conserverò nel cuore l’amabile e prezioso ricordo delle conversazioni avute con Eugenio, avvenute nel corso di questi anni di pontificato», aggiunge Papa Francesco, garantendo preghiere per lui e per la consolazione di quanti in queste ore lo stanno piangendo. «E affido la sua anima a Dio, per l’eternità», ha poi concluso il Pontefice.