L’AFFONDO DI DOMENICO QUIRICO SULLA GUERRA IN UCRAINA: “SOLO IL PAPA POTEVA ROMPERE IL TABÙ SULLA RESA”
I “fronti” sono stabiliti non solo nel sanguinoso conflitto tra Ucraina e Russia in corso da due anni dopo l’invasione delle truppe di Putin: anche dopo l’intervista di Papa Francesco alla RSI (Radio televisione Svizzera) le “tifoserie” politiche e social hanno subito diviso il campo tra chi ritiene le parole di Bergoglio un’incresciosa richiesta di resa da un leader “putiniano”, e chi invece guarda al Santo Padre come l’unico illuminato in Occidente nel aver fatto capire all’Ucraina di doverla “piantare” con le richieste di mantenere i propri territori. Su “La Stampa” di lunedì il cronista e inviato di guerra Domenico Quirico (come spesso gli capita, ndr) riesce ad “astrarsi” dalla tifoseria e prova ad analizzare la guerra in Ucraina cogliendo problematiche ed elementi interessanti dell’atto “coraggioso” di Papa Francesco.
«Solo il Papa poteva avere il coraggio di far questo. Osare l’impronunciabile: ovvero dire arrendersi, alzare bandiera bianca, trattare»: per Quirico in merito alla guerra in Ucraina si è ormai da mesi davanti ad uno stallo sostanziale anche sul fronte diplomatico. Dalle due parti in “gioco”, Kiev e Mosca, è stata lasciata solo un’unica possibilità: «la propria vittoria totale. Con un ribaltamento che spesso avviene nelle guerre, la politica, russa, ucraina, occidentale, si è ridotta miseramente a continuazione della guerra con altri mezzi, uno schermo per dimostrare la necessità del massacro temperato dalla certezza che alla fine avremmo vinto noi». Papa Francesco non è né “pro-Putin” né “irenista” a caso, ma rappresenta (non da oggi) colloqui che si schiera dalla parte dei morti, «per quelli già spazzati via e per quelli che verranno». Il messaggio del Vaticano con quell’intervista controversa arriva dunque direttamente a politici e generali, non solo in Russia e Ucraina: «In questa matematica inumana la Russia è in vantaggio, vincerà», sottolinea il giornalista su “La Stampa”, con Kiev invece pronta a “soccombere”.
DOMENICO QUIRICO: “ZELENSKY COME PUTIN PRIGIONIERI DELLA LOGICA DELLA VITTORIA TOTALE”
Di contro, Quirico analizza come la potenziale sconfitta finale sia stata “annunciata” da generali e collaboratori del Governo Zelensky, trovando però solo licenziamenti e “purghe”: «Zelenzky come Putin è ormai prigioniero della logica della vittoria totale che gli abbiamo garantito. Solo il Papa poteva spezzare il tabù, solo lui ne ha la forza morale. Usando parole sconfitta, negoziare, bandiera bianca che costerebbero l’accusa di tradimento, di collaborazionismo con il nemico».
Il messaggio del Papa riflette l’antico uso della Chiesa, al servizio della verità e sempre dalla parte dei più indifesi: Quirico ne riconosce il valore e all’interno della complicatissima guerra in Ucraina, riesce a cogliere forse l’elemento più interessante delle dichiarazioni di Papa Francesco così tanto criticate in questi giorni da larga parte dell’Occidente. «Questa è la Chiesa, quando sa lasciare agli altri i distinguo, i silenzi, il non detto, le formule felpate, le maledizioni sul nemico sempre Assoluto», scrive nel suo lungo editoriale su “La Stampa” lo storico inviato di guerra. Al contrario della politica spiccia, il Papa intende battere e ribattere sulle “chiusure umane”: davanti al sangue dei morti nelle guerre, la lettura del Santo Padre «Ci impone di non insabbiarci nei dubbi in una terra dove per vincere dovremo scendere in campo direttamente», e dove si è costantemente disseminati «di sottomarini con missili ciascuno dei quali può annientare centinaia di migliaia di esseri umani».