«Nella mia vita ho avuto tre situazioni “Covid”: la malat­tia, la Germania e Córdoba»: inizia così il brano di Papa Francesco oggi pubblicato da “La Repubblica” che anticipa il libro scritto per “Piemme” dal Santo Padre assieme al giornalista Austen Ivereigh. Si intitolerà “Ritorniamo a sognare” ed uscirà nelle librerie e con Repubblica dal primo dicembre prossimo: il Papa racconta la sua malattia, racconta il suo senso di solitudine vissuto in tre momenti della sua vita molto difficili e “assimilabili” alla pandemia da Covid-19 che alberga nelle nostre vite ormai da un anno. Francesco racconta di come già a 21 anni contraeva una grave polmonite: «mi estrassero un litro e mezzo di acqua da un polmone, poi restai a lottare tra la vita e la morte. A novembre mi ope­rarono per togliermi il lobo superiore destro del polmone. So per esperienza come si sentono i malati di coronavirus che combattono per respirare attaccati a un ventilatore». Il Santo Padre scrive nel libro come da quell’esperienza imparò la totale inefficacia della “consolazione a buon mercato”: «Le persone mi venivano a trovare e mi dicevano che sarei stato bene, che non avrei mai più provato tutto quel do­lore: sciocchezze, parole vuote dette con buone intenzioni, ma che non mi sono mai arrivate al cuore».



I TRE MOMENTI COVID DI PAPA FRANCESCO

La persona che più invece toccò nell’intimo Papa Francesco – e lo fece con il suo silenzio – è stata una delle donne che lo hanno segnato nella vita: «suor María Dolores Tortolo, mia insegnante da piccolo, che mi aveva preparato per la Prima Comunione», scrive ancora nel brano oggi pubblicato anche da Vatican News (qui il testo integrale, ndr). «Venne a vedermi, mi prese per mano, mi diede un bacio e se ne stette zitta per un bel po’. Poi mi disse: “Stai imitando Gesù”. Non c’era bisogno che aggiungesse altro. La sua presenza, il suo si­lenzio, mi donarono una profonda consolazione»: da qui il Papa ha trattenuto il voler parlare il meno possibile quando visita i malati e li benedice. Dal momento Covid-malattia al momento Covid-esilio: Papa Francesco racconta il suo periodo in Germania per scrivere la tesi, «l’Argentina vinse i mondiali […] ma era la solitudine di una vittoria da solo, perché non c’era nessuno a condividerla; la solitudine di non appartenere, che ti fa estraneo. Ti tolgono da dove sei e ti mettono in un posto che non conosci, e in quel mentre impari che cosa conta davvero nel luogo che hai lasciato». Gli fu molto utile la preghiera e la lettura di “Storia dei Papi” di Ludwig Pastor, «Con quel vaccino il Signore mi ha preparato. Una volta che cono­sci quella storia, non c’è molto che possa sorprenderti di quanto accade nella curia romana e nella Chiesa di oggi». Da ultimo, il Papa racconta il suo “Covid di Cordoba” ovvero quando stava vicino ai malati e ai poveri: «Ho imparato l’im­portanza di vedere il grande nel piccolo, e di stare attento al piccolo nelle cose grandi. È stato un periodo di crescita in molti sensi, come tornare a germogliare dopo una po­tatura a fondo». La “morale” di questi tre momenti – conclude Papa Francesco – è l’aver imparato che si può soffrire molto nella vita, «ma se lasci che ti cambi ne esci migliore. Se invece alzi le barricate, ne esci peggiore».

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