Mentre la politica italiana si interroga sul rapporto poco “limpido” nella magistratura dopo l’uscita di scena del Procuratore Capo di Roma Giuseppe Pignatone, l’attuale Presidente del Tribunale Vaticano firma assieme a Papa Francesco la storica riforma anti-corruzione che approda nello Stato vaticano. Arriva il codice per i contratti e gli appalti ed è stato promulgato attraverso un “motu proprio” (testo di sua firma, ndr) di Papa Francesco dopo quattro anni di lavoro condiviso tra diversi enti vaticani. Il testo intitolato «Norme sulla trasparenza, il controllo e la concorrenza dei contratti pubblici della Santa Sede e dello della Città del Vaticano» servirà d’ora in avanti come riferimento unico per tutte le realtà del Vaticano: è composto da 86 articoli ai quali si aggiungo altri 12 relativi alla tutela giurisdizionale nei casi di contenzioso.



Con questo “motu proprio” del Papa, la Santa Sede aderisce alla Convenzione delle Nazioni Unite contro la corruzione e sostituisce le precedenti norme a tutti gli enti del Vaticano in materia di appalti. Si tratta di una autentica svolta contro il rischio di clientelismo, come spiega bene il Papa nella lettera apostolica «La Segreteria per l’Economia, sentito l’Ufficio del Revisore Generale, anche nel rispetto della normativa internazionale applicabile alla Santa Sede o di cui essa è parte, può adottare specifiche misure di indirizzo per combattere le frodi, il clientelismo e la corruzione e per prevenire, individuare e risolvere in modo efficace i conflitti di interesse insorti nello svolgimento delle procedure in modo da evitare qualsiasi distorsione della concorrenza e garantire la trasparenza e la parità di trattamento».



PAPA FRANCESCO “COME UN BUON PADRE DI FAMIGLIA”

Per il Santo Padre la diligenza «del buon padre di famiglia» è un principio generale e di massimo rispetto «sulla base del quale tutti gli amministratori sono tenuti ad attendere alle loro funzioni. Le possibilità di realizzare economie grazie alla selezione di molteplici offerte è decisiva nella gestione dei beni pubblici, ove è ancora più sentita e urgente l’esigenza di un’amministrazione fedele e onesta». Come spiega ancora Papa Francesco nel promulgare il nuovo codice degli appalti vaticano, le norme giunte dopo il lavoro compiuto dall’ex Procuratore Capo di Roma Pignatone «servono a favorire la trasparenza, il controllo e la concorrenza nelle procedure di aggiudicazione dei contratti pubblici stipulati per conto della Santa Sede e dello Stato vaticano. Agli operatori economici che forniscono beni, servizi, lavori e opere sarà garantita parità di trattamento e possibilità di partecipazione mediante un apposito Albo». I principi fondamentali della nuova norma sono «l’eticità nell’orientamento delle scelte economiche e degli interlocutori su parametri di rispetto della Dottrina sociale della Chiesa; l’autonomia amministrativa e la sussidiarietà nelle scelte gestionali dell’Ente; la leale collaborazione tra gli Enti e le diverse direzioni del Governatorato».



PIGNATONE E BUONUOMO: “TRASPARENZA CONTRO CORRUZIONE”

Secondo Pignatone con questo nuovo codice degli appalti si evidenzia «una nuova importante manifestazione della volontà di Papa Francesco, e dunque della Santa Sede, di essere parte attiva della Comunità internazionale, anche condividendone e recependone le regole che hanno ispirato in questi anni importanti riforme in vari campi dell’ordinamento giuridico vaticano» Il testo viene pubblicato oggi ma entrerà in vigore ufficialmente tra un mese e si proietta nell’intenzione di «fissare i principi generali e delineare una procedura unica in materia, attraverso un corpus normativo valido per i diversi Enti della Curia Romana, per le Istituzioni amministrativamente collegate alla Santa Sede, per il Governatorato dello Stato, nonché per le altre persone giuridiche canoniche pubbliche specificatamente individuate».

Secondo il rettore della Pontificia Università Lateranense Vincenzo Buonuomo, intervistato da Vatican News, la novità voluta fortemente da Papa Francesco – anche nell’ottica di tenere conti e spese del Vaticano sempre più trasparenti – «sono un monito a riscoprire quanto sia importante, e oggi impellente, una migliore gestione delle risorse». Non solo, sempre secondo il professore Buonuomo, ai riferimenti alle norme internazionali e alle “buone pratiche” che le stesse richiedono «si affianca l’esigenza di fondare le scelte economiche su quei principi che sono propri della Dottrina sociale della Chiesa, quel corpus attraverso cui il messaggio cristiano trova le modalità di orientare comportamenti e assetti anche della vita economica. E questo significa dar prova di economicità, di efficacia e di efficienza, superando anche ciò che appesantisce le procedure, evitando sovrapposizioni negli interventi e finanche operazioni non necessarie».

Qui il testo ufficiale del nuovo codice unico per gli appalti in Vaticano