Un messaggio importante a fronte di tante polemiche quello di papa Francesco. Come sempre infatti davanti a problemi troppo grandi  tanta gente se la prende con loro, i politici, parafulmine di ogni malcontento, anche quando nessuno ha in tasca un manuale con le istruzioni per un dramma contro il coronavirus. Misure impopolari, certo, quelle prese dal governo, ma le uniche possibili. Così durante la quotidiana messa di Santa Marta che da quando è cominciata l’emergenza virus viene trasmessa ogni mattina alle 7 in diretta streaming su YouTube, Bergoglio si è rivolto proprio a loro: “Preghiamo insieme, in questo momento di pandemia, per gli ammalati, i familiari, i genitori con i bambini a casa ma soprattutto per le autorità: loro devono decidere e tante volte decidere su misure che non piacciono al popolo. Ma è per il nostro bene”.  Aggiungendo: “Continuiamo a pregare insieme, in questo momento di pandemia, per gli ammalati, per i familiari, per i genitori con i bambini a casa … ma soprattutto io vorrei chiedervi di pregare per le autorità: loro devono decidere e tante volte decidere su misure che non piacciono al popolo. Ma è per il nostro bene. E tante volte, l’autorità si sente sola, non capita. Preghiamo per i nostri governanti che devono prendere la decisione su queste misure: che si sentano accompagnati dalla preghiera del popolo”. Il Vangelo di oggi, Luca 16,19-31, è la pagina della parabola del ricco Epulone.



IL RICCO EPULONE

Commentandola, Francesco ha esortato a non essere indifferenti al dramma soprattutto dei bambini che soffrono la fame o fuggono dalle guerre e davanti a loro ci sono solo muri: “Ci sono due cose che colpiscono: il fatto che il ricco sapesse che c’era questo povero e che sapesse il nome, Lazzaro. Ma non importava, gli sembrava naturale. Il ricco forse faceva anche i suoi affari che alla fine andavano contro i poveri. Conosceva ben chiaramente, era informato di questa realtà. E la seconda cosa che a me tocca tanto è la parola “grande abisso” che Abramo dice al ricco. “Fra noi c’è un grande abisso, non possiamo comunicare; non possiamo passare da una parte all’altra”. È lo stesso abisso che nella vita c’era fra il ricco e Lazzaro: l’abisso non è incominciato là, l’abisso è incominciato qua”.Il papa ha poi citato la sua prima visita quando è stato eletto papa, a Lampedusa, punto di arrivo di tanti migranti e si è reso conto di una cosa, ha detto: la globalizzazione dell’indifferenza. “Forse noi oggi, qui, a Roma, siamo preoccupati perché “sembra che i negozi siano chiusi, io devo andare a comprare quello, e sembra che non posso fare la passeggiata tutti i giorni, e sembra questo … preoccupati per le mie cose. E dimentichiamo i bambini affamati, dimentichiamo quella povera gente che ai confini dei Paesi, cercando la libertà, questi migranti forzati che fuggono dalla fame e dalla guerra e soltanto trovano un muro, un muro fatto di ferro, un muro di filo spinato, ma un muro che non li lascia passare. Sappiamo che esiste questo, ma al cuore non va … Noi viviamo nell’indifferenza: l’indifferenza è questo dramma di essere bene informato ma non sentire la realtà altrui. Questo è l’abisso: l’abisso dell’indifferenza”. Il papa ha quindi chiesto la grazie di non cadere nell’indifferenza, “la grazia che tutte le informazioni dei dolori umani che abbiamo, scendano al cuore e ci muovano a fare qualcosa per gli altri”.



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