L’INTERVISTA DI PAPA FRANCESCO AL “CORRIERE”: “PRONTO A INCONTRARE PUTIN”

«Sono pronto a incontrare Putin anche subito»: lo dice Papa Francesco nella lunga e importante intervista rilasciata al “Corriere della Sera” con il direttore Luciano Fontana e la vice Fiorenza Sarzanini. Un Pontefice costretto a rimanere seduto per i noti problemi al ginocchio e all’anca, ma tutt’altro che dimesso nell’animo e nella volontà di operare il più possibile per la pace in Ucraina.



Sono parole molto forti e che creeranno sicuramente polemica quelle pronunciate dal Santo Padre nei confronti tanto della Russia quanto anche dello stesso Occidente: «ho chiesto al cardinale Parolin, dopo venti giorni di guerra, di fare arrivare a Putin il messaggio che io ero disposto ad andare a Mosca. Certo, era necessario che il leader del Cremlino concedesse qualche finestrina. Non abbiamo ancora avuto risposta e stiamo ancora insistendo, anche se temo che Putin non possa e voglia fare questo incontro in questo momento». Papa Francesco conferma il grande lavoro nell’ombra del Cardinal Parolin per provare a raggiungere una tregua diplomatica e annuncia che per il momento non è previsto un viaggio in Ucraina: il perché è però spiazzante, «io sento che non devo andare. Io prima devo andare a Mosca, prima devo incontrare Putin. Ma anche io sono un prete, che cosa posso fare? Faccio quello che posso. Se Putin aprisse la porta…».



PAPA FRANCESCO: “NON C’È VOLONTÀ PER LA PACE, SONO PESSIMISTA”

Per Papa Francesco la situazione in Ucraina non è altro che la piena e triste conferma della terza guerra mondiale in atto: «la Siria, lo Yemen, l’Iraq, in Africa una guerra dietro l’altra. Ci sono in ogni pezzettino interessi internazionali. Non si può pensare che uno Stato libero possa fare la guerra a un altro Stato libero. In Ucraina sembra che sono stati gli altri a creare il conflitto. L’unica cosa che si imputa agli ucraini è che avevano reagito nel Donbass, ma parliamo di dieci anni fa. Quell’argomento è vecchio. Certo loro sono un popolo fiero».



È molto approfondito il dialogo tra il Papa e il “CorSera”, tanto da rivelare diversi elementi finora rimasti del tutto inediti: in primis, durante il recente incontro in Vaticano con il Presidente ungherese, il Santo Padre spiega «Orban, quando l’ho incontrato mi ha detto che i russi hanno un piano, che il 9 maggio finirà tutto. Spero che sia così – aggiunge Francesco – così si capirebbe anche la celerità dell’escalation di questi giorni . Perché adesso non è solo il Dondass, è la Crimea, è Odessa, è togliere l’Ucraina il porto del Mar Nero, è tutto. Io sono pessimista, ma dobbiamo fare ogni gesto possibile perché la guerra si fermi». Un Pontefice pessimista ma che non si arrende a guardare il mondo distruggersi con le proprie mani, «per la pace non c’è abbastanza volontà», spiega ancora Papa Bergoglio ai media italiani. Non sa cosa possa aver provocato un’escalation militare di questa portata, eppure una piccola “frecciata” all’Occidente riesce a tirarla e non minima: «l’abbaiare della Nato alla porta della Russia» ha portato Putin a scatenare il conflitto, «Un’ira che non so dire se sia stata provocata, ma facilitata forse sì». Infine Papa Francesco torna a commentare l’invio di armi in Ucraina come qualcosa di non pienamente utile per ottenere la pace: «Non so rispondere, sono troppo lontano, all’interrogativo se sia giusto rifornire gli ucraini — conclude — . La cosa chiara è che in quella terra si stanno provando le armi. I russi adesso sanno che i carri armati servono a poco e stanno pensando ad altre cose. Le guerre si fanno per questo: per provare le armi che abbiamo prodotto». In merito al rapporto con il Patriarca ortodosso russo Kirill, Papa Francesco è netto: «gli ho detto: di questo non capisco nulla. Fratello noi non siamo chierici di Stato, non possiamo utilizzare il linguaggio della politica, ma quello di Gesù. Siamo pastori dello stesso santo popolo di Dio. Per questo dobbiamo cercare via di pace, far cessare il fuoco delle armi. Il patriarca non può trasformarsi nel chierichetto di Putin