E’ un fiume in piena Nancy Mensa, orfana di femminicidio, ospite a Unomattina questa mattina. La ragazza, invitata nel programma di Rai 1 condotto Monica Giandotti e Marco Frittella in occasione della Giornata Internazionale contro la Violenza sulle donne, accompagnata dal suo avvocato, ha raccontato come “ci si sente” e cosa vuol dire affrontare per i figli tutto ciò che accade dopo.



La giovane nel 2013 ha perso sua madre Antonella Russo per mano del padre, che a sua volta si è suicidato. Insieme a lei, in questo dolore sono coinvolti anche i suoi due fratelli, Desiree e Giuseppe. “Quando perdi i genitori in questo modo la tragedia è doppia, perché devi capire perché è accaduta questa cosa ai tuoi genitori e poi di conseguenza ai figli, come me ai miei fratelli. Devi fare a botte non con la vita, ma devi dare un senso a questa cosa. Ti mancheranno sempre, perdi i pilastri, ti manca la terra sotto i piedi. E’ stata dura, perché devi lottare quotidianamente con la mancanza di un abbraccio di un conforto… Poi subentrano i problemi della vita, i problemi quotidiani, come anche solo fare la spesa”, ha puntualizzato Nancy, che da anni porta avanti una battaglia al fianco delle vittime di femminicidio, nello specifico gli orfani che rimangono, dopo una tragedia del genere.



Nancy Mensa: “Le mie difficoltà”

Nancy Mensa ha raccontato delle sue difficoltà economiche, ma anche della forza che ha avuto e delle determinazione nell’andare avanti: “Ho deciso di intraprendere questo percorso nella mia vita, perché io volevo dare un senso alla morte di mia mamma, volevo renderla fiera, non volevo che la sua morte e la morte di altre donne fosse vana. Io voglio che tutti i ragazzi come me possano avere in futuro un percorso di vita più semplice, senza dover fare le lotte quotidiane, semplicemente non sentirsi diversi dagli altri”.

La ragazza, che si è laureata in giurisprudenza, ha voluto mandare un messaggio di solidarietà e di positività. “Io mi sono laureata, adesso fortunatamente sto lavorando, ho un compagno che amo, sono più serena e so che mia mamma, vedendomi, avrebbe avuto un pensiero più positivo, perché sa che sto facendo una lotta non per me, ma per tutti gli altri, perché la battaglia che faccio con il mio legale non è solo diretta nei miei confronti, ma ha un impatto più generale”, ha sottolineato, mettendo in chiaro che non bisogna arrendersi e che bisogna partire, come ha poi specificato il suo legale, dalle leggi. Le istituzioni, infatti, rimangono ancora troppo inermi davanti a queste tragedie, quando invece bisogna intervenire e affrontare “il dopo” per salvaguardare gli orfani, per aiutarli nel loro cammino, senza una madre o senza entrambi, come nel caso di Nancy.



La legge da cambiare

Proprio perché il padre di Nancy Mensa si è poi suicidato, si fa luce su un caso più specifico. Il suo legale, infatti, mette in risalto la necessità di modificare la legge 122 del 2016 che prevede un indennizzo in favore delle vittime e per vittime si intendono anche gli orfani che rimangono tali a causa del fenomeno.

”Questa legge prevede il raccoglimento delle istanze di indennizzo a delle condizioni oggettivamente irrealizzabili – commenta l’avvocato –. Per esempio, Nancy dopo quasi 10 anni, non ha avuto un euro: lo stesso il fratellino e la sorella, perché la legge prevede una condizione di accesso all’indennizzo in questo caso irrealizzabile, perché noi dovremmo, come ci è stato richiesto dalle prefetture, produrre una sentenza di condanna nei confronti del reo. Ma come si fa se il reo non c’è più?”.  Nancy oggi è innamorata, non ha perso la fiducia nell’amore e nonostante tutto quello che le è successo, crede ancora nelle persone. Per lei l’amore è affetto e protezione, prima verso se stessi. “Solo amando noi stessi possiamo amare gli altri”, ha concluso la giovane.