MAPUTO (Mozambico) — Il regalo più bello a Papa Francesco l’ha fatto la comunità di Sant’Egidio, ieri mattina, facendogli attraversare Maputo per portarlo nella periferia della capitale, tra le baracche di lamiera, le strade polverose, gli sguardi avidi di bene di un popolo affannato nella rincorsa della pace.



Gli hanno donato, nel suo ultimo scampolo di Mozambico, un po’ di tempo con i poveri. Gli ultimi degli ultimi. I piccoli che la sanità tenace, e inevitabilmente creativa da questa parte del mondo, ha strappato ad un destino beffardo. Bambini le cui mamme non si lasciano consumare da un mostro impietoso che si chiama Aids, perché non possono sopportare l’idea di non poterli più stringere al seno, perdersi nei loro occhi, vederli crescere in riva all’oceano. Nel centro di Zimpeto, fondato nel 2002, gravitano oltre 2mila pazienti, in gran parte piccoli con le loro mamme, curati non solo con la distribuzione di farmaci, ma con una diagnostica tempestiva ed efficiente, l’attività di due laboratori di biologia molecolare e una schiera di volontari e personale specializzato. Si combatte l’Hiv, si fa prevenzione, ma soprattutto si restituisce dignità e speranza.



Si chiama Dream, si legge Disease Relief through Excellent and Advanced Means. In pratica l’eccellenza nel favorire il diritto alla salute, la lotta all’Aids e alla malnutrizione in Africa. È tra quelle anime restituite alla speranza che il Papa si è perso. Sfiorando volti, elargendo sorrisi, inondando di tenerezza chi ha sempre pensato di non avere opzioni di fronte alla morte e alla sofferenza. Francesco ha ascoltato, sorriso, asciugato lacrime. E parlato ai Buoni Samaritani che non sono passati a distanza, che non hanno rinunciato a combattere un male che fa orrore e genera angoscia. Ha parlato ai tanti che hanno deciso di compromettersi in un progetto che ha a cuore il futuro di intere generazioni africane. Uomini e donne che non hanno voluto delegare e si sono sporcati le mani.



Il Papa nel suo breve saluto ha raccontato dei momenti di impotenza, dei limiti che generano rabbia, delle sconfitte che ogni persona dal cuore grande prima o poi ha conosciuto sbattendo la faccia su una realtà impietosa e ostile. Ma ha indicato anche la strada per non soccombere sotto la montagna di obiezioni e ostacoli. Si può fare molto per i poveri e gli ultimi. Magari non da soli, ma insieme. Lezione importante in un paese dove le congregazioni religiose hanno imparato da poco a mettersi in rete per servire la Carità.

E poi soprattutto Francesco ha rivelato un segreto importante: la ricompensa per chi opera il bene sarà retribuita dal Signore, prima o poi, ma l’anticipo è già disponibile, proprio in quelle presenze-dono, quegli uomini e quelle donne che usciti dal tunnel della sofferenza e della malattia testimoniano e comunicano la speranza. Sono i poveri stessi parte del pagamento che il Signore lascia a chi si sporca le mani.      

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