Parlando con i giornalisti sul volo di ritorno dal suo viaggio a Malta, Papa Francesco si è detto disponibile ad andare a Kiev: “E’ sul tavolo, ma non so se si potrà fare, se è conveniente farlo, se è per il meglio e se devo farlo” ha detto. Parole chiare, che esprimono bene l’enorme significato storico e simbolico che una iniziativa del genere comporterebbe, compreso il rischio che possa essere intesa da parte russa come una nuova provocazione. Mai un Papa si è recato sul terreno di una nazione in guerra, se si eccettua ovviamente la visita di Pio XII il 19 luglio 1943 allo scalo ferroviario di San Lorenzo a Roma dopo un bombardamento alleato, una visita che ha segnato la storia: “Andiamo là dove sono i colpiti dell’incursione!” disse il Pontefice all’allora sostituto della Segreteria di Stato, Giovanni Battista Montini, futuro Papa Paolo VI.



Per padre Teodosio Hren, vicario generale dell’esarcato apostolico per i fedeli cattolici ucraini di rito bizantino residenti in Italia, il significato sarebbe lo stesso: “Subito sovviene alla memoria quel momento, dato che Kiev e le nostre città sono bombardate e distrutte tutti i giorni allo stesso modo dai russi che uccidono gente innocente”. Papa Francesco ha detto anche di voler incontrare il Patriarca della Chiesa ortodossa russa Kirill: “Non sarà così facile” ci ha detto ancora padre Hren “vista la sua posizione. Ma magari il capo della Chiesa cattolica occidentale potrebbe portare sulla retta via un ecclesiastico che benedice la guerra”.



Papa Francesco si è detto disponibile a venire in Ucraina. Come ha accolto questa notizia?

Personalmente sono del tutto sulla linea della Chiesa cattolica in Ucraina, è da tempo che il Papa è stato invitato, ancor prima della guerra. Adesso, in modo particolare, un suo viaggio assumerebbe un significato eccezionale, unico, potrebbe fermare la guerra. Lo hanno invitato il nostro arcivescovo capo della Chiesa greco-cattolica ucraina, Sviatoslav Shevchuk, tutti i vescovi latini e anche il nostro governo.

Che lei sappia, c’è già qualcuno della Chiesa greco-bizantina che sta lavorando a questo viaggio, dal punto di vista logistico?



Tutti i viaggi pontifici vengono preparati dalla Curia romana. Da parte delle due chiese cattoliche ucraine e da parte del governo l’invito ufficiale è stato inoltrato, adesso tocca alla Segreteria di Stato vaticana preparare il viaggio.

Quale sarebbe il momento migliore? Secondo lei, è necessario aspettare un cessate il fuoco ufficiale?

Non credo, il Papa potrebbe compiere il viaggio in qualunque momento, dipende dalla sua volontà e disponibilità.

Questo momento potrebbe essere favorevole, visto che l’esercito russo si sta ritirando dalla zona intorno alla capitale?

E’ vero, però stanno attaccando altre città, nessuna parte dell’Ucraina è sicura. Anche ieri notte ci sono stati diversi bombardamenti nella parte occidentale. Se i russi non smettono di distruggere il nostro paese e di uccidere la gente innocente, sarà sempre difficile dal punto di vista pratico.

Che messaggio porterebbe il Papa a Kiev?

Quello della pace, ovviamente. Francesco si è già mostrato ambasciatore di pace, ha compiuto tanti gesti molto concreti per far risuonare la voce della verità, per far capire al mondo occidentale che si deve fare il tutto possibile per porre fine alla guerra. Nei conflitti muoiono le persone innocenti, troppe.

Purtroppo i grandi della terra non sembrano ascoltare la sua voce, era già successo quando San Giovanni Paolo II aveva detto no alla guerra in Iraq. È così?

I cosiddetti grandi della terra ascoltano solo quello che vogliono ascoltare.

Papa Francesco ha anche detto di desiderare un incontro con il Patriarca della Chiesa ortodossa russa, Kirill. Pensa sia possibile, nonostante le prese di distanza così diverse? Il Patriarca di Mosca ancora domenica durante una liturgia ha ribadito il concetto di guerra giusta.

Le sue espressioni non sono da commentare, lui si commenta da solo, non voglio entrare nel merito. Da cristiani sappiamo che la parola del capo della Chiesa occidentale potrebbe mettere sulla retta via un altro ecclesiastico che purtroppo ha benedetto la guerra. Basta leggere quello che ha sempre detto per capire quanta distanza ci sia tra Francesco e Kirill.

(Paolo Vites)

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