Si parla della violenza minorile stamane negli studi di Uno Mattina, e ospite vi è Maria Malucelli, docente e psicologa della clinica Fatebenefratelli. Commentando gli ultimi numerosi episodi ha spiegato: “E’ un problema serio, se penso che non più di due giorni fa nella mia via, un branco ha distrutto il naso del povero 13enne che è finito al San Camillo, con un branco che proteggeva chi stava effettuando questa violenza, ed erano le 7:30 quindi si poteva benissimo fare una telefonata… credo che dobbiamo tornare alle origini”.



“Questa violenza – ha proseguito Malucelli – ha come prima causa l’assenza famigliare, genitori non si nasce ma si diventa, io devo stare vicino a mio figlio, devo capire le sue emozioni, devo dare delle regole, altrimenti questo sociale violento esterno diventa la famiglia, i modelli non sono più quelli che abbiamo in casa ma sono quelli che hanno fuori, e senza consapevolezza un bimbo o un pre adolescente fa quello che il social ti da più fama, ed è pericolosissimo perchè non hanno l’idea della percezione della violenza, e non è una giustificazione. La responsabilità è nostra, non interveniamo in tempo. Non è possibile non vedere un branco che sta pestando un ragazzetto e un altro branco che lo salva”.



MALUCELLI: “LO SCHERMO DEGLI SMARTPHONE IMPEDISCE LE EMOZIONI”

La professore Malucelli, sempre parlando della violenza giovanile, ha aggiunto: “I social sono dei modelli, sono diventati modelli dell’assenza non tanto affettiva teorica ma affettiva pratica di mamma e papà che ti insegna a vivere. Le regole sono la soluzione del problema. Il papà ti insegna a vivere e la mamma ad amare, se non andiamo avanti con questi presupposti stiamo rovinando delle generazioni ed è una nostra responsabilità”.

Quindi la docente ha proseguito: “Lo schermo dello smartphone mi impedisce di sentire emozioni, sia dolore che affetto, vivo protetto in queste situazioni e per entrare nella psiche di un ragazzo ci vuole un rapporto in cui l’attaccamento è prioritario. I genitori devono allearsi fra di loro e costruire una rete, siamo disposti ad educarli purchè si cambi”.