In un momento di grande instabilità politica e con i venti di guerra di quella famosa “guerra mondiale a pezzi” di cui era stato profeta, il grande testimone della pace nel mondo, l’indiscusso difensore dei diritti di tutti, a cominciare dai più fragili, è malato. Gravemente malato. Ricoverato in ospedale da oltre una settimana in prognosi riservata.
I bollettini medici che giungono puntualmente dal Gemelli ci danno un’idea abbastanza concreta della salute di Papa Francesco. Le sue condizioni continuano ad essere al centro dell’attenzione del mondo intero, che ha piena consapevolezza di come la sua salute resti critica. Sembra che questa notte sia trascorsa serenamente, ma il Papa resta ancora in prognosi riservata, come affermano i medici che si stanno prendendo cura di lui. A destare ulteriori preoccupazioni è stato l’emergere di un’insufficienza renale definita in fase “iniziale” e “sotto controllo”.
Il Papa sta male e il mondo soffre con lui, perché percepisce più che mai di aver bisogno di lui, della sua incessante catechesi che con poche parole chiave parla alle coscienze di tutti gli uomini per ricordare valori che non possono essere accantonati neppure in tempi di crisi; anzi hanno bisogno di essere rilanciati e riproposti sempre e comunque. Il valore della pace, di una pace giusta che tenga conto dei diritti di tutti; il valore della vita, che non ammette eccezioni di sorta, perché ogni vita, anche la più fragile, non può essere scartata o accantonata: il valore dell’accoglienza, come espressione di quella fraternità universale di cui tanto ha parlato.
Il grande indiscusso leader mondiale ora soffre, ricoverato in un ospedale, in cui certamente non gli mancano le migliori cure disponibili, ma gli manca la possibilità di far sentire la sua voce. Di gridare al mondo che la sua sopravvivenza e il suo sviluppo sono strettamente legati alla tutela di questi due straordinari valori, che nessuno può mettere in discussione o sottovalutare: la Pace e la Vita.
La catechesi di Papa Francesco negli ultimi anni si è andata radicalizzando su questi due punti chiave, che rappresentano il modo essenziale per tornare a guardare al futuro con speranza anche per le nuove generazioni. Non a caso è ai più giovani che il Papa si è riferito in questi ultimi giorni, scrivendo: “In questi giorni mi sono giunti tanti messaggi di affetto e mi hanno particolarmente colpito le lettere e i disegni dei bambini. Grazie per questa vicinanza e per le preghiere di conforto che ho ricevuto da tutto il mondo!”.
E ai bambini di tutto il mondo aveva voluto dedicare un evento speciale il 3 febbraio di quest’anno: “In realtà, nulla vale la vita di un bambino. Uccidere i piccoli significa negare il futuro”. Considerazioni che comprendono anche “la pratica omicida dell’aborto”, ha ripetuto il Papa: “L’aborto sopprime la vita dei bambini e recide la fonte della speranza di tutta la società”.
La vita dei bambini appare particolarmente compromessa negli scenari di guerra e anche per questo la Pace è il bene inalienabile per custodirla in mezzo a tante difficoltà. E davanti al Papa malato, attualmente protetto dall’invasività delle telecamere, si affianca l’immagine della statua di Giovanni Paolo II, anche lui tante volte ospite del Policlinico Gemelli e proprio per questo immortalato nel grande ingresso all’Ospedale come simbolo forte e chiaro della tutela della vita, dell’amore alla vita, che proprio nei momenti di maggiore difficoltà interpella la scienza e l’assistenza perché si pongano al suo servizio.
Nessuno parlerebbe di accanimento terapeutico davanti ad un malato complesso come è in questo momento Papa Francesco e per tutti è chiaro e necessario che occorra mettere a sua disposizione le migliori risposte che la scienza medica è in grado di fornire, insieme alla grande umanità delle cure che l’intero personale sta offrendo al Santo Padre.
Il suo letto d’ospedale è la nuova cattedra da cui ci parla, con la sua pazienza e il suo buon umore, la sua speranza e la forza consapevole di una missione che ha ancora bisogno di lui.
Anche per ricordare che la vita è un dono straordinario che merita di essere vissuto momento per momento, nonostante appaia fragile, troppo fragile, per far fronte alle minacce che aggrediscono quel bisogno di pace che sollecita il mondo intero. Papa Bergoglio più che mai ci appare come il Papa di cui il nostro tempo non può fare a meno, proprio per riscoprire il valore della vita nel momento della sua maggiore fragilità, perché anche allora c’è molto da dare e molto da dire. E speriamo che qualcuno ascolti e ne faccia tesoro.
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