«La vera libertà è comunitaria, non individualista»: un Papa Francesco che insiste anche nell’Udienza Generale del mercoledì a rimarcare l’importanza del “bene comune” in periodo di pandemia.

Nella catechesi incentrata sulla Lettera di San Paolo ai Galati, il Pontefice definisce la libertà come autentica realizzazione solo nella carità: «a chi è tentato di ridurre la libertà solo ai propri gusti, Paolo pone dinanzi l’esigenza dell’amore. La libertà guidata dall’amore è l’unica che rende liberi gli altri e noi stessi, che sa ascoltare senza imporre, che sa voler bene senza costringere, che edifica e non distrugge, che non sfrutta gli altri per i propri comodi e fa loro del bene senza ricercare il proprio utile». Se la libertà non è servizio, chiarisce il Papa, se non è vero servizio al bene, allora «rischia di essere sterile e non portare frutto. Invece, la libertà animata dall’amore conduce verso i poveri, riconoscendo nei loro volti quello di Cristo». Insomma, la libertà vera in senso cristiano non è «fare quello che ti piace» bensì è vero «servizio agli altri».



LA LIBERTÀ E L’ALTRO PER PAPA FRANCESCO

È qui il passaggio forse più centrale dell’intera catechesi, che ribadisce quel senso di bene e libertà profondamente “comunitarie” che sono la cifra del magistero di Francesco: “la mia libertà finisce dove comincia la tua”, su questo concetto molto diffuso anche ai giorni nostri, il Santo Padre ne contesta l’assunto di base. «Qui manca la relazione, il rapporto! È una visione individualistica», spiega al termine della Udienza Generale, «invece, chi ha ricevuto il dono della liberazione operata da Gesù non può pensare che la libertà consista nello stare lontano dagli altri, sentendoli come fastidi, non può vedere l’essere umano arroccato in sé stesso, ma sempre inserito in una comunità». Per Papa Francesco, la dimensione sociale è fondamentale per i cristiani in quanto «consente loro di guardare al bene comune e non all’interesse privato»; ecco perché nel particolare momento storico che stiamo vivendo, conclude Bergoglio, «abbiamo bisogno di riscoprire la dimensione comunitaria, non individualista, della libertà: la pandemia ci ha insegnato che abbiamo bisogno gli uni degli altri, ma non basta saperlo, occorre sceglierlo ogni giorno concretamente, decidere su quella strada. Diciamo e crediamo che gli altri non sono un ostacolo alla mia libertà, ma sono la possibilità per realizzarla pienamente. Perché la nostra libertà nasce dall’amore di Dio e cresce nella carità».



Fuoriprogramma all’inizio dell’udienza generale quando sul palco dell’Aula Paolo VI un bambino si avvicina al Santo Padre per salutarlo e parlare con lui, tanto che Francesco lo fa poi sedere di fianco lungo l’intera durata dell’Udienza: «Ma mi è venuto in mente quello che Gesù diceva sulla spontaneità e la libertà dei bambini, quando questo bambino ha avuto la libertà di avvicinarsi e muoversi come se fosse a casa sua … E Gesù ci dice: “Anche voi, se non vi fate come bambini non entrerete nel Regno dei Cieli”. Il coraggio di avvicinarsi al Signore, di essere aperti al Signore, di non avere paura del Signore: io ringrazio questo bambino per la lezione che ha dato a tutti noi. E che il Signore lo aiuti nella sua limitazione, nella sua crescita perché ha dato questa testimonianza che gli è venuta dal cuore. I bambini non hanno un traduttore automatico dal cuore alla vita: il cuore va avanti».