È passata forse un po’ in sordina l’ultima nomina fatta da Papa Francesco per la Pontificia Accademia delle Scienze Sociali: dopo che la scorsa settimana il Pontefice aveva nominato la prima donna sottosegretario in Vaticano (Francesca Di Giovanni, ndr), ora è il turno di Dani Rodrik, economista turco insegnante di Economia politica internazionale all’università di Harvard. Se in qualche reminiscenza di studi passati vi è capitato il “trilemma di Rodrik” avete ora compreso chi Papa Bergoglio ha voluto come membro ordinario della Pontificia Accademia – organo nato in Vaticano con lo scopo di promuovere il progresso della matematica, della fisica e delle scienze naturali e lo studio dei relativi problemi epistemologici. Nato ad Istanbul il 14 agosto 1957, dopo essersi laureato al Robert College di Istanbul, ha conseguito un dottorato di ricerca in Economia all’Università di Princeton: secondo quanto riportato dal Bollettino della Sala Stampa, Rodrik è poi divenuto docente di Economia politica internazionale della Ford Foundation presso la John E. Kennedy School of Government della Harvard University (U.S.A.). Non solo, è sia condirettore della rete Economics for Inclusive Prosperity che presidente eletto della International Economic Association: in altre parole, il nuovo membro della Pontificia Accademia è uno dei massimi luminari al mondo in tema di economia applicata anche al ramo politico. Famoso per l’appunto il suo “trilemma” sul sovranismo, che proviamo a riassumere qui sotto brevemente: il suo contributo alla cultura mondiale vede diversi lavori sulla crescita economica sostenibile, la globalizzazione e l’economia politica.



CHE COS’È IL TRILEMMA DI RODRIK

Grande produzione letteraria, attenzione massima ai lavori sull’industrializzazione, le politiche di crescita e l’economia politica della globalizzazione: in questa scia, il nuovo membro nominato da Papa Francesco nella Pontificia Accademia è noto per aver teorizzato il “trilemma di Rodrik” studiato nelle università di tutto il mondo e impegnato nella battaglia contro la globalizzazione senza regole. Nel suo testo-cardine, “La globalizzazione intelligente” Rodrik ha introdotto il concetto di trilemma dell’economia mondiale: è praticamente impossibile, teorizza l’economista, perseguire simultaneamente la democrazia, l’autodeterminazione nazionale e la globalizzazione economica. «Se vogliamo far progredire la globalizzazione dobbiamo rinunciare o allo Stato/nazione o alla democrazia politica. Se vogliamo difendere ed estendere la democrazia, dovremo scegliere fra lo Stato/nazione e l’integrazione economica internazionale. E se vogliamo conservare lo Stato/nazione e l’autodeterminazione dovremo scegliere fra potenziare la democrazia e potenziare la globalizzazione», spiega il professore di Harvard. In sostanza, la globalizzazione per natura è “distruttiva” e crea tanti vincitori quanti vinti: per questo, ogni tipo di società (compresa quella democratica) per Rodrik può tollerare questo processo di “distruzione creativa” solo se in grado di garantire «benefici condivisi». Il paradosso però, nota ancora l’economista turco, è che la globalizzazione funziona per tutti «solo se tutti rispettano le stesse regole, applicate da qualche forma di governo globale tecnocratico. Ma la realtà è che la maggior parte dei Paesi non vuole rinunciare alla sovranità nazionale e alla possibilità di gestire la propria economia nel proprio interesse: non lo faranno mai l’India e la Cina, ma nemmeno l’Unione europea o gli Stati Uniti».

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