No, la Chiesa Cattolica non ha aperto alle “donne prete”. Il tema – tutt’altro che mancante negli ambienti progressisti del cattolicesimo – è “esploso” su media di mezzo mondo dopo l’ultima lettera “Motu Proprio” (di propria iniziativa, ndr) di Papa Francesco che ‘apre’ alle donne nei Ministeri del Lettorato e dell’Accolitato: in realtà con questo gesto il Santo Padre rende istituzionale una pratica che già da decenni è normalmente accettata all’interno della Chiesa, ovvero la possibilità anche per le donne di distribuire la Comunione e leggere le Letture durante la Santa Messa.
La presenza femminile sull’altare viene cosi “normata” anche a livello canonico dopo che la prassi superava già da diversi anni la legge vaticana: con il motu proprio “Spiritus Domini”, che di fatto modifica il primo paragrafo del canone 230 del Codice di Diritto canonico, il Pontefice stabilisce che le donne possano accedere a questi ministeri e che essi vengano attribuiti anche attraverso un atto liturgico che li istituzionalizza. Come spiega sempre il Papa, «si è giunti in questi ultimi anni ad uno sviluppo dottrinale che ha messo in luce come determinati ministeri istituiti dalla Chiesa hanno per fondamento la comune condizione di battezzato e il sacerdozio regale ricevuto nel sacramento del battesimo». Nei fatti non cambia assolutamente nulla nella vita quotidiana delle parrocchie, ma di certo il Diritto Canonico si “aggiorna” alle prassi contemporanee sotto impulso di Papa Francesco nel corso dell’ampio spirito riformatore che muove il suo Pontificato fin dalla sua origine.
LA LETTERA MOTU PROPRIO “SPIRITUS DOMINI”
«Spiritus Domini» è il titolo della lettera apostolica in forma di “Motu Proprio” siglata da Papa Francesco e inviata anche al Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede Cardinale Luis F. Ladaria: la lettera interviene sulla modifica del Codice di Diritto Canonico circa «l’accesso delle persone di sesso femminile al Ministero istituito del Lettorato e dell’Accolitato». Nella lettera resa pubblica sul portale della Santa Sede, Papa Francesco scrive «Lo Spirito del Signore Gesù, sorgente perenne della vita e della missione della Chiesa, distribuisce ai membri del popolo di Dio i doni che permettono a ciascuno, in modo diverso, di contribuire all’edificazione della Chiesa e all’annuncio del Vangelo. Questi carismi, chiamati ministeri in quanto sono pubblicamente riconosciuti e istituiti dalla Chiesa, sono messi a disposizione della comunità e della sua missione in forma stabile».
Nella missiva dedicata all’ex Sant’Uffizio, Papa Francesco inquadra la scelta istituzionale anche nell’ambito teologico e storico: l’apertura alle donne per le Letture e la distribuzione della Comunione «si iscrive nell’orizzonte di rinnovamento tracciato dal Concilio Vaticano II, si sente sempre più l’urgenza oggi di riscoprire la corresponsabilità di tutti i battezzati nella Chiesa, e in particolar modo la missione del laicato». Non solo, la possibilità di accedere al ministero dell’Accolitato e del Lettorato per ambo i sessi «incrementerà il riconoscimento, anche attraverso un atto liturgico (istituzione), del contributo prezioso che da tempo moltissimi laici, anche donne, offrono alla vita e alla missione della Chiesa».