“Tra Kiev e Mosca la pace è possibile”. Così, con le parole di Papa Francesco, La Stampa titola l’intervista concessa dal Pontefice. Il quale aggiunge che “la Segreteria di Stato lavora e lavora bene, ogni giorno, e sta valutando qualsiasi ipotesi e dando valore a ogni spiraglio che possa portare a un cessate il fuoco vero e proprio”. Dalla Russia risuonano ancora le parole di Putin che hanno sorpreso tutti: il presidente russo ha infatti dichiarato di essere aperto a un possibile ruolo del Papa come mediatore nel conflitto in corso. Sta succedendo qualcosa che non sappiamo?



Il pensiero di tutti va ovviamente a quanto messo in campo da Giovanni XXIII durante la crisi dei missili di Cuba nel 1962, un impegno che evitò la guerra nucleare. I tempi però sono cambiati, e soprattutto sono cambiati i leader occidentali e russi. Ma ci si chiede: l’autorità della Chiesa è ancora tale da poter risolvere un conflitto di questa portata?



Secondo Enzo Cannizzaroordinario di diritto internazionale nell’Università di Roma La Sapienza, “i tempi sono cambiati, ma questo Papa in particolare gode di una autorevolezza che supera ogni posizione politica e ideologica. Putin ha riconosciuto come l’unico mediatore super partes possa essere lui e il Papa non avrebbe rilasciato un’intervista così esplicita se non ci fossero degli spiragli aperti”.

Sappiamo che mediare in un conflitto non solo militare significa proporre qualcosa in cambio alle parti. Cosa può offrire la Chiesa, visto anche come la sua importanza nel mondo non è più quella che aveva nel 1962?



Cosa offra per la mediazione non possiamo saperlo. Diciamo però che offre la sua autorevolezza, che nonostante il passare dei decenni è ancora alta nel mondo. La Chiesa è l’unica realtà religiosa che ha un ruolo come osservatore all’Onu; la Chiesa ha sempre lavorato con gli strumenti della diplomazia; la Chiesa vive nel mondo, e cerca di migliorarlo, in particolare con questo Papa. La diplomazia vaticana, che è molto raffinata, lavora già dall’inizio della guerra a una sua soluzione, solo che è una missione particolarmente complessa. Se la Chiesa russa cooperasse un po’, sarebbe certamente meglio.

Forse l’ostacolo maggiore all’intervento del Papa è proprio questo: da una parte la Chiesa ortodossa e dall’altra gli americani che, anche se Biden è cattolico, non hanno mai tenuto in grande stima la Chiesa.

Il magistero di questo Papa, che tutto sommato raccoglie le simpatia anche di coloro che non si sentono rappresentati dall’establishment, è stato talvolta raffigurato come unica opposizione al sistema vigente. Non so se sia davvero così, io non amo le etichette. Dico solo che questo Papa ha una autorevolezza che penetra nell’opinione pubblica internazionale e non solo dei governi.

Come valuta l’apertura di Putin?

Credo che si renda conto oggi che questa guerra non avrà, verosimilmente, né vinti né vincitori; è una guerra che nessuna delle due parti potrà vincere sul terreno. L’ostacolo posto dalle armi occidentali, molto più tecnologicamente avanzate di quelle dell’obsoleto esercito russo, sembra insuperabile, anche se queste armi vengono date con molta moderazione e stando attenti che non vengano usate per colpire bersagli interni al territorio russo. Tuttavia, non ci sono molti mediatori credibili. L’Occidente non può farlo; la Cina, che pure forse potrebbe farlo, rifugge da questo ruolo. Certo, c’è Erdogan che si offre ogni giorno, ma la sua autorevolezza non è paragonabile a quella del Papa.

Prima mi sono espresso male chiedendo cosa possa offrire la Chiesa. Una cosa che nessun altro ha è che è super partes, mentre tutti gli altri attori vogliono qualcosa per sé. È così?

Probabilmente sì. Fra l’altro la Chiesa con questo mandato papale ha spesso sottoposto il sistema occidentale a critiche severe; e questo ne fa un interlocutore credibile anche rispetto a Paesi, come la Russia, i quali vorrebbero proporsi come un’alternativa all’unipolarismo occidentale nel governo del mondo; essa è veramente super partes. Ritengo anche che ben difficilmente il Papa avrebbe rilasciato dichiarazioni così dirette se non ci fossero spiragli per una mediazione. Non voglio essere ottimista, ma qualche spiraglio probabilmente c’è.

Se veramente si arrivasse a un cessate il fuoco come chiede il Papa, dal punto di vista giuridico che condizioni potrebbero essere messe in discussione?

Le posizioni delle parti mi sembrano ancora distanti. Il cessate il fuoco non è la soluzione, è una misura provvisoria che le parti accettano. Nella storia, però, abbiamo avuto cessate il fuoco che durano da decenni.

Pensiamo a Libano e Israele che sono in questa situazione dal 1948…

Esatto. Chi dice che il cessate il fuoco sia solo un mezzo per rafforzarsi, per poi riprendere il conflitto con rinnovate energie, potrebbe aver ragione; ma un cessate il fuoco che consenta alle parti di mantenere le proprie posizioni in attesa che maturino le condizioni per un negoziato potrebbe, paradossalmente, essere una strada più diretta per una soluzione definitiva.

(Paolo Vites)

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