Carlo Petrini è uomo schietto, senza giri di parole, parla come vive, in modo cioè aperto e sincero: “Sinceramente non ho ancora pensato al significato del titolo del Meeting, sono sempre un po’ complicati da analizzare, ma credo che venire a Rimini sia sempre il modo migliore per capirlo” ci ha detto in una conversazione. E ha ragione, bisogna toccare le cose con mano e poi farle proprie, inutile fare ragionamenti astratti. Non è la prima volta che il fondatore di Slow Food, nonché autore dell’introduzione all’enciclica Laudato sì di papa Francesco (un onore non da poco per un non credente, lo stesso Pontefice lo ha scelto) viene al Meeting. Questa volta sarà impegnato insieme a Giorgio Vittadini in un incontro intitolato “Laudato si’: sostenibile… è umano” che si tiene il 20 agosto alle ore 17 nell’Arena Sussidiarietà&Lavoro B1. Ecco cosa ci ha detto.



Qual è il tema dell’incontro che terrai?

Sottolineare la potenza del messaggio dell’enciclica Laudato si’. Presenteremo anche le comunità che ne hanno preso il nome e che stanno nascendo in Italia. La centralità della tematica ambientale è oggi sotto gli occhi di tutti.

Spiegaci cosa sono queste comunità e come sono nate.



Sono nate da un’idea di Slow Food e della diocesi di Rieti, dove si trova il comune di Amatrice. Il vescovo Domenico Pompili da sempre è stato attivo nella ricostruzione e nello stare vicino alla popolazione colpita dal terremoto. Quando ci siamo conosciuti un paio di anni fa una delle idee di cui abbiamo parlato è stata quella di rigenerare un tessuto e aprire centri di educazione all’ambiente e a un’economia rispettosa del territorio.

Comunità dove mettere in pratica il senso dell’enciclica?

Realizzare dove è possibile delle comunità che si identificano nel messaggio dell’enciclica e che in maniera autonoma si impegnino sul fronte dell’ambiente. Comunità di credenti e non credenti, proprio come il messaggio della Laudato si’ non si rivolge solo ai cattolici, si rivolge a tutti. Questa cosa è partita in sordina, ma oggi si sta sviluppando in modo esponenziale. Comunità nel senso di un obiettivo comune per la custodia del creato e che lavorano per stili di vita che non distruggano l’ambiente.



La cura dell’ambiente suscita anche posizioni estreme di conflittualità. Ambientalisti americani hanno lanciato lo slogan “mangiare meno carne per ridurre il riscaldamento ambientale”: non ti sembra un po’ estremo come messaggio?

Può essere estremo, però non è estremo dire di mangiarne di meno. È un obiettivo da darci specialmente noi che abbiamo raggiunto livelli di consumo che fanno anche male alla salute. Esagerare sconquassa le cose però oggi abbiamo un consumo medio di carne in Italia di 90 chili procapite, negli Usa 120, nell’Africa subshariana 5. Ovviamente non vai a dire a chi mangia 5 chili di carne all’anno di ridurre il consumo, siamo noi occidentali che dobbiamo farlo, bisogna che ci mettiamo in testa che ci vuole una idea di contrazione e convergenza. Contrazione per chi ha troppo e convergenza per chi ha poco. Per il mondo occidentale ridurre il consumo della carne è positivo per l’ambiente e la salute.

L’enciclica Laudato si’ ha 4 anni. Testimonianze come le comunità di cui ci hai detto dicono che a livello popolare c’è stato un impatto, ma a a livello di leader politici mondiali?

La situazione è sotto gli occhi di tutti, dei leader mondiali su queste tematiche che abbiano le idee chiare e la schiena dritta ce ne è uno solo: papa Francesco. Questa enciclica in questi 4 anni non è stata capita del tutto né dai non credenti né dai credenti. Adesso è successo un fatto clamoroso, una ragazzina svedese ha mobilitato milioni di giovani perché il problema ambientale è il problema dei problemi. Non capiremo mai la problematica della migrazione se non abbiamo coscienza di che situazione vivono queste persone proprio per il cambio climatico e i processi di desertificazione che toccano milioni di ettari. Concentrarsi sulle barche e i decreti alla Salvini senza avere coscienza di quello che succede è gravissimo. È quello che dice l’enciclica: tutto è collegato. Non si può pensare alla situazione ambientale se non si cambia l’economia perché questa economia uccide. Queste tematiche fortunatamente sono intercettate dal mondo giovanile.

Eppure su Greta si è sparato a zero, accusandola di essere un giocattolo nelle mani di certe lobby, di essere un ragazzina che non sa niente della realtà…

Non si sono ancora resi conto che questa situazione cresce sempre di più, e sia chiaro che questi giovani non hanno ancora votato perché sono minorenni, ma quando lo faranno sarà una valanga. Guarderanno chi fa qualcosa e chi non fa niente. In Germania il 49% dei giovani sotto i 24 anni hanno votato per i Verdi. Questi ragazzi non mollano, giustamente pensano al loro futuro.

Un elemento importante è anche la cosiddetta finanza sostenibile: cosa significa esattamente?

Il mondo finanziario oggi e da sempre è collegato a un solo paradigma che è quello della cumulazione del profitto e di un’economia estrattiva che chiede molto all’ambiente pensando che le risorse siano infinite. È sbagliato. Del termine sostenibilità tutti parlano ma molti non sanno il vero significato.

Che sarebbe?

Deriva da “sustain” in inglese. Quando fai una nota con i tasti del pianoforte e premi il pedale allunghi la nota. Segna il lasso temporale entro in cui il suono è udibile prima di esaurirsi, lo allunga. L’interpretazione etimologica più significativa è quella dei francesi che parlano di “durable”, duratura. La sostenibilità è il fatto che qualsiasi azione che compi, i risultati diventano più lunghi; se produci una merce devi fare in modo che duri di più. Il paradigma odierno invece è consumare, se una cosa dura poco si butta via. È quello che il papa chiama politica dello scarto. Se questa invece è la sostenibilità è opportuno che cambi il paradigma anche in campo economico e finanziario, ci vuole cioè una finanza che investa in attività che garantiscono dei risultati che durano nel tempo.

(Paolo Vites)