PAPA PIO XII, IL “SILENZIO” SULLA SHOAH E LE CALUNNIE CONTRO LA CHIESA

Papa Pio XII non fece davvero “niente” davanti alla strage della Shoah? Fu Non fu un dettaglio da poco nell’immagine strage avvenuta durante la Seconda Guerra Mondiale perpetrata dalla Germania nazista: non solo gli ebrei ma anche cristiani, musulmani, intellettuali, persone di ogni rango ed estrazione furono perseguitati e sterminati nei campi di concentramento. Certo, non significa questo fare “classifiche” su chi e come è stato più perseguitato: la Shoah resta qualcosa di irripetibile e ignobile, con più di 6 milioni di ebrei trucidati e uccisi nelle camere a gas dalla “lucida follia” di Adolf Hitler: eppure vi sono diversi racconti e testimonianze che racconta di come anche i cristiani, seppur con numeri minori, vennero perseguitati e trucidati dal nazismo.



La storia è raccontata in un film-docu in onda questa sera alle 21.20 su Rai3 dal titolo “La Croce e la Svastica”: narra del punto di vista sui cristiani che furono vittime dei nazisti, deportati ed uccisi nel campo di Dachau. Il documentario in due puntate si sviluppa come un viaggio e una ricerca personale dell’autore che, attraverso le testimonianze di alcuni sopravvissuti e le ricostruzioni degli storici, vuole comprendere e fare fare chiarezza anche sui rapporti tra la chiesa cattolica, quella protestante e il nazionalsocialismo. Si parte dalla fine con l’apertura degli Archivi Apostolici di Pio XII in Vaticano voluta da Papa Francesco nel 2020 per poi ripercorrere la storia con testimonianze e racconti “contro corrente” per una vicenda tutt’altro che secondaria.



LO SFORZO DELLA CHIESA DI PAPA PIO XII PER SALVARE GLI EBREI E L’ODIO DEL NAZISMO

Per anni infatti si è accusato la Chiesa Cattolica e in particolare Papa Pio XII di aver colpevolmente taciuto le nefandezze del nazismo e del fascismo, di fatto operando con omertà per paura di ripercussioni. Al netto di quanto fossero difficili quei tempi e quanti errori tutti, anche in buona fede, potessero commettere davanti al terrore di un totalitarismo militare come quello del Terzo Reich, la storia vera del rapporto tra Papa Pio XII e il nazismo è ben più complessa di come viene resa dalla storiografia di orientamento il più delle volte marxista. In primo luogo forse non tutti sanno che Hitler aveva in progetto di rapire il Pontefice e rinchiuderlo in una fortezza del Liechtenstein (raccontato dal generale Karl Wolff, comandante in capo delle SS in Italia durante l’ultima fase della guerra, al giornalista Luciano Garibaldi nel libro “O la Croce o la Svastica”).



Gli alti ufficiali che parteciperanno alla cosiddetta “Operazione Valchiria” nel luglio 1944 – il tentato attentato ad Adolf Hitler – raccontano di forti partecipazioni del mondo cattolico alla congiura contro il Fuhrer: infine, il rapporto “segreto” poi emerso decenni dopo la guerra di Reinhard Heydrich – il gerarca promotore della “soluzione finale del problema ebraico” – dove definita Papa Pio XII «schierato a favore degli ebrei, nemico mortale della Germania e complice delle potenze occidentali». Nel libro scritto da Johan Ickx “Pio XII e gli ebrei” viene poi raccontato dell’immane sforzo che la Chiesa e la Segreteria di Stato tentò tra il 1938 e il 1944 per aiutare, nascondere e proteggere migliaia di ebrei in Italia e all’estero.

GLI ARCHIVI DI PAPA PIO XII APERTI IN VATICANO DA FRANCESCO: COSA DICONO

«La “leggenda nera” che riguarda Pio XII si articola in più direzioni. Il primo punto sostiene che durante quegli anni non abbia fatto nulla, sia rimasto per così dire “alla finestra”, assistendo a quei massacri che non avrebbe voluto vedere, limitandosi a ignorarli. Ecco, questo non è vero, perché la serie archivistica denominata “Ebrei” che è nel nostro archivio – e rappresenta un vero e proprio unicum penso in tutto il mondo – dimostra la cura quotidiana con cui, 24 ore su 24, il Papa e le undici persone del suo “bureau”, si davano da fare, insieme ai nunzi e gli altri collaboratori all’estero, per venire in aiuto dei perseguitati in tutta Europa»: così racconta Ickx a “Vatican News” per spiegare cosa realmente fece il Pontefice davanti all’immane tragedia di Shoah e persecuzioni varie.

In quegli archivi aperti da Papa Francesco nel 2020 vi si trovano centinaia di fascicoli e migliaia di documenti dove vengono raccontate le storie di una famiglia o di un gruppo di perseguitati che direttamente, o tramite intermediari, chiedevano aiuto al Papa. «Il Vaticano prende in carico i casi sia di ebrei che di cristiani, di tanti cristiani. Questo è un altro particolare che emerge dall’archivio ed è poco conosciuto. Nel 1941, in tutto il territorio tedesco e in tutti gli stati occupati, le leggi razziali cambiano. Invece di prendere la religione come criterio di persecuzione viene adottato un principio “etnico”, direi genetico, basato sul sangue: chiunque abbia un antenato ebreo, fino alla terza generazione, viene arrestato e deportato», ricorda ancora l’autore del libro su Papa Pio XII. Come ebbe modo di ricordare anche il Santo Padre Bergoglio nell’aprire l’archivio segreto del Vaticano su Papa Pacelli, «la Chiesa non ha paura della storia. […] Sono sicuro che la seria e obiettiva ricerca storica saprà valutare nella sua giusta luce, con appropriata critica, momenti di esaltazione di quel Pontefice e, senza dubbio anche momenti di gravi difficoltà, di tormentate decisioni, di umana e cristiana prudenza, che a taluni poterono apparire reticenza, e che invece furono tentativi, umanamente anche molto combattuti, per tenere accesa, nei periodi di più fitto buio e di crudeltà, la fiammella delle iniziative umanitarie, della nascosta ma attiva diplomazia, della speranza in possibili buone aperture dei cuori», concluse Papa Francesco lo scorso 2 marzo 2020. Come ha raccontato lo scorso gennaio Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant’Egidio, in un convegno sul suo ultimo libro dedicato a Papa Pio XII, «I conventi di Roma dal settembre ‘43 sono stati rifugio per molti ebrei. L’atteggiamento del Papa era un modo di proteggere lo spazio di agire della Chiesa. Quando si parla di Seconda guerra mondiale e di papa Pacelli, torna spesso il termine “i silenzi di Pio XII”, a dire che il Papa, pur informato, avrebbe taciuto di fronte a questa tragedia. Da qui la caricatura di una sua definizione quale “papa di Hitler”. Pio XII non è mai stato il papa di Hitler e sapeva benissimo che, in caso di vittoria nazista, il Führer avrebbe regolato i conti con il cattolicesimo e fatto pagare cara ai cattolici la loro posizione».