PEDOFILIA, LA TESTIMONIANZA DI PADRE FEDERICO LOMBARDI

«Da collaboratore posso testimoniare che per Papa Joseph Ratzinger il servizio alla verità è sempre stato al primo posto anche per ciò che era doloroso»: la testimonianza di Padre Federico Lombardi, già direttore della Sala Stampa del Vaticano e oggi presidente della Fondazione “Joseph Ratzinger – Benedetto XVI”, è determinante per capire cosa sia davvero successo nello scambio di accuse e replica tra la Diocesi di Monaco e Frisinga e la Santa Sede.



Nel giorno in cui il Papa Emerito ha reso pubblica la lettera inviata alla Diocesi tedesca con dettagliata la sua posizione e la riflessione sul male intrinseco della pedofilia nella Chiesa, Padre Lombardi a “Vatican News” racconta da vicino l’importanza capitale che ha avuto Ratzinger nella lotta agli abusi nella Chiesa. Non solo, fornisce anche più nel dettaglio ai “non addetti ai lavori” le prove dell’innocenza del Santo Padre. «Mi ha colpito proprio la sua sincerità, la sua intensità e la sua profondità. Come lui dice nel testo della lettera, ha vissuto un periodo doloroso in cui ha fatto un esame di coscienza, egli stesso: sulla sua vita, sui suoi comportamenti, sulla situazione della Chiesa oggi. Ha riflettuto su questo. La lettera che è il risultato di un tempo profondo, doloroso, di esame sincero davanti a Dio», spiega l’ex direttore della Sala Stampa commentando la lettera di Ratzinger. Ratzinger si pone in richiesta di perdono a nome di tutta la Chiesa dando la sua profonda testimonianza e manifestando tutta la verità di quanto compiuto nel corso del suo magistero: per Lombardi, Benedetto XVI «Cerca di vedere con totale chiarezza che cosa è questa grandissima colpa in cui anche lui si sente coinvolto, in solidarietà con la Chiesa intera. E precisa che si tratta in questo tempo e in questo suo tempo di riflessione, proprio della grandissima colpa che comporta tutta la vicenda degli abusi sessuali».



I DOCUMENTI CHE PROVANO L’INNOCENZA DI PAPA RATZINGER

Ratzinger è stato accusato dalla commissione indipendente della Diocesi di Monaco – e incalzato poi dallo stesso Presidente dei vescovi tedeschi – di aver mentito circa la partecipazione alla riunione del gennaio 1980, quando si decise di accogliere nella diocesi di Monaco un sacerdote abusatore. Ebbene, Padre Federico Lombardi spiega ai media vaticani perché in realtà non avvenne affatto quanto sostenuto dai legali dello studio bavarese: «C’è un riferimento anche nella lettera del Papa emerito e poi c’è una spiegazione più dettagliata in un allegato che viene pubblicato, firmato dai consulenti, dagli esperti giuridici che hanno aiutato il Papa nella risposta agli addebiti, sia nella prima risposta che avevano dato, sia adesso in una presa di posizione sintetica e conclusiva su questa vicenda». Ora, per capire come siano avvenuti i passaggi “formali”, ha spiegato nel dettaglio cosa è avvenuto negli scorsi mesi il vaticanista Don Filippo Di Giacomo in diretta a RaiNews24: in sostanza, delle circa 8mila pagine di report consegnate al Papa Emerito, Ratzinger ha disposto a 4 esperti canonisti di scandagliare ogni accusa/richiesta/testimonianza per poter poi rispondere nel merito ristabilendo la verità. Uno di questi, nel compilare il resoconto dettagliato della posizione di Benedetto XVI all’epoca dei fatti «ha sbagliato a riportare i fatti della famosa riunione del gennaio 1980 nella Diocesi di Monaco, spiegando che l’allora Cardinal Ratzinger non fosse presente». E invece il Papa, assieme agli altri collaboratori, appena resisi conto dell’errore, hanno provveduto a correggere la propria versione con tanto di dichiarazione pubblica e motivata. Ancora Padre Lombardi spiega come si è arrivati alla correzione del Santo Padre: «pochi giorni dopo la pubblicazione del Rapporto, il Papa stesso ha fatto fare una dichiarazione in cui diceva: “No, non è vero: io ho partecipato a questa riunione, e chiederò di spiegare come è avvenuto questo errore che ha suscitato una certa – diciamo – confusione”, naturalmente, e una certa eco». E nell’allegato, coloro che hanno redatto tale risposta spiegano come «questo è avvenuto all’interno del processo di redazione di questa lunga risposta». Tutta questa situazione non ha però cambiato di una virgola la posizione ufficiale ribadita ancora oggi da Ratzinger nella lettera pubblica: l’allora arcivescovo di Monaco non era a conoscenza dell’accusa di abusi del sacerdote poi condannato, dunque «l’errore è il risultato di una svista nella redazione, ma non qualcosa che fosse stato consapevolmente scritto per negare una presenza (che del resto risultava dal protocollo della riunione e da altre situazioni) e che quindi non c’era motivo di negare». Secondo l’ex direttore della Sala Stampa il punto da mantenere chiaro è uno solo: «il Papa emerito ha sofferto di questa accusa che gli è stata fatta di essere un mentitore, di avere consapevolmente mentito a proposito di situazioni concrete. Non solo, ma anche nel complesso del Rapporto le accuse diventano di essere stato consapevolmente un copritore di persone abusatrici, e di avere avuto quindi mancanza di attenzione e disprezzo nei confronti delle sofferenze delle vittime». Papa Benedetto XVI ha spiegato in tutti i modi di non essere un “mentitore”, un “bugiardo” e su questo Padre Lombardi porta tutta la sua testimonianza: «anche personalmente, che sono assolutamente convinto, credo che sia giusto che lui rivendichi la sua veridicità. Perché è una caratteristica della sua personalità e del suo comportamento durante tutta la vita, che io posso anche testimoniare, avendo vissuto vicino a lui come collaboratore per diversi anni: il servizio della verità è stato sempre al primo posto. Egli non ha mai cercato di nascondere quello che poteva essere doloroso riconoscere per la Chiesa».

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