Lo scorso aprile fu un autentico uragano quello che si abbatté nelle discussioni teologiche in seno alla Chiesa sul dramma della pedofilia dopo che il Papa Emerito Joseph Ratzinger pubblicò un suo personale, monumentale, scritto sugli abusi del clero e sul caos generato nella Chiesa dal 1968 in poi. Ebbene, dopo che diversi teologi tedeschi e non lo contestarono duramente per quelle parole – accusandolo di voler nascondere la verità sulla pedofilia e di voler minare all’autorità del Concilio Vaticano II e addirittura dell’attuale Pontificato di Francesco – ecco Papa Benedetto XVI rispondere a tutto questo con un altro contributo scritto affidato stavolta a “Herder Korrespondenz” (uscirà a settembre, ndr) che è se possibile ancora più sottile e illuminante nel comprendere l’attuale situazione della Chiesa e della società occidentale: «Per quanto posso vedere, nella maggior parte delle reazioni al mio contributo, Dio non appare affatto, e ciò non discute esattamente ciò che volevo enfatizzare come il nocciolo della domanda». 4 mesi fa fu pubblicato dal Corriere della Sera il lungo articolo di Papa Benedetto XVI (rivolto alla pubblicazione sul “Klerusblatt” e inviato anche alla Santa Sede) in cui si tratteggiavano i pericoli e le origini del dramma degli abusi, vedendo nel 1968 l’origine del male: «Tra le libertà che la Rivoluzione del 1968 voleva conquistare c’era anche la completa libertà sessuale, che non tollerava più alcuna norme». E che «della fisionomia della Rivoluzione del 1968 fa parte anche il fatto che la pedofilia sia stata diagnosticata come permessa e conveniente»; ma è stato criticato e tanto per quello scritto, per cui oggi Ratzinger risponde a tono “contro” la storica Birgit Aschmann che gli aveva rivolto articolate critiche, «deficit generale nella ricezione del mio testo […] nelle quattro pagine dell’articolo della signora Aschmann non compare la parola Dio, che ho posto al centro della questione».
PAPA RATZINGER VS TEOLOGI TEDESCHI: “LA SITUAZIONE È GRAVE”
«La situazione è grave», lo ha detto più volte nel lungo scritto di risposta Papa Ratzinger, con riferimento ai teologi tedeschi ma anche in generale all’Occidente, soprattutto cristiano, che come purtroppo profetizzato in quella famosa avvertenza di Benedetto XVI sulla “dittatura del relativismo” ha dimenticato Dio dimenticando l’uomo. «La maggior parte delle reazioni che mi sono note mi mostra la gravità di una situazione in cui la parola Dio in teologia sembra addirittura essere spesso emarginata», non è un passaggio di mera “ripicca” dopo le contestazioni fatte dalla teologa tedesca (non certo l’unica nella Chiesa ad essersi sollevata dopo lo scritto di Ratzinger sul 1968 e gli abusi nel clero, ndr) ma una sottolineatura sul vero problema di questo tempo. «Solo l’amore e l’obbedienza a nostro Signore Gesù Cristo possono indicarci la via giusta. Proviamo perciò innanzitutto a comprendere in modo nuovo e in profondità cosa il Signore abbia voluto e voglia da noi», scriveva ancora Ratzinger lo scorso aprile nell’invitare ciascun fedele a guardare al proprio presente con un spirito “nuovo”. «Una società nella quale Dio è assente è una società che perde il suo criterio. Quando in una società Dio muore, diviene libera, ci è stato assicurato. In verità la morte di Dio in una società significa la fine della sua libertà perché muore il senso che offre orientamento»; laddove Dio viene dimenticato, laddove si perde il rapporto imprescindibile e drammatico tra il creatore e la sua creatura, si origina quella «frattura personale, sociale, culturale e religiosa» sottolineata più volte da Benedetto XVI, che ha portato agli orrori del pensiero visti nel XX secolo e, in maniera ancor più incidente, nel “terrore” della pedofilia.