LE PAROLE DI PAPA FRANCESCO SULLA FINE DEL MONDO
Sono passate forse un po’ troppo in “secondo piano” rispetto alle emergenze attuali, le parole pronunciate ieri da Papa Francesco in merito alla guerra in Ucraina: il doppio appello, tanto a Putin quanto a Zelensky, per far terminare le atrocità (lato Russia) e accettare negoziati di pace (lato Kiev), è stato molto forte ed ha per una volta rotto il cerimoniale del Vaticano “occupando” l’intero spazio dell’Angelus domenicale da Piazza San Pietro. «Vladimir Putin fermi per amore del suo popolo, questa spirale di violenza e di morte», ha tuonato ieri Papa Francesco ribadendo come purtroppo la minaccia di una guerra nucleare sembra essere sempre più vicina, «che dire del fatto che l’umanità si trova nuovamente davanti alla minaccia atomica? È assurdo».
Oggi su “Libero Quotidiano” un attento osservatore delle questioni vaticane come Renato Farina coglie sul serio l’appello di pace lanciato da Papa Francesco e prova a leggere “oltre le righe” dell’Angelus già di per sé nettissimo del Santo Padre. «Papa Francesco diffonde un allarme che somiglia alle trombe del giudizio», scrive il giornalista cattolico. Se infatti non ci sarà un immediato cessate il fuoco in Ucraina, per il Papa il rischio – non da oggi – è quello di una escalation nucleare che porti alla «terza guerra mondiale» vera e propria. Francesco si è poi rivolto a tutti gli attori della comunità internazionale invocando l’impegno totale per disinnescare la minaccia bellica su ampia scala: «cercare il dialogo, la pace stabile utilizzando tutti gli strumenti diplomatici, anche quelli finora non utilizzati».
RENATO FARINA: “PAPA FRANCESCO SA CHE IL RISCHIO NUCLEARE È VICINO”
Secondo Farina l’appello di Papa Francesco contro la guerra nucleare non è tanto una questione “puramente” religiosa (lo è certamente per il rischio dell’uomo di dimenticare la propria figliolanza e fraternità con l’unico Creatore, ndr), ma tratta anche l’aspetto prettamente realista dell’analisi del Pontefice. «Che cosa sa Francesco? Ispirazione dello Spirito Santo? Questo lo lasciamo ai credenti. Più prosaicamente il Vaticano è il terminale di una diplomazia che va ben oltre le rappresentanze ufficiali, ed ha sensori nei Palazzi dei potenti e nelle periferie dei miserabili». Come già tanti Pontefici nella storia recente del Novecento – Farina cita Benedetto XVI nella Prima Guerra Mondiale, Pio XII nella seconda, Giovanni XXIII per la crisi di Cuba, Giovanni Paolo II per le guerre in Iraq e Medio Oriente, lo stesso Francesco sulla Siria – l’appello del Papa si permea di analisi e notizie in arrivo dalle principali sedi diplomatiche mondiali.
La situazione è tutt’altro che minima e rischia di mettere sul tavolo l’intero futuro dell’umanità: «il Papa è anche molto pratico: lo impone il realismo, si rischia di morire tutti, vincitori e vinti, tutti sconfitti». Farina è bravo a cogliere quanto ieri in pratica nessuno ha colto (se non, sommessamente lo diciamo, qui al “Sussidiario.net”…): ovvero in quel cambio di cerimoniale, con la massima autorità morale nel mondo che antepone la situazione attuale della guerra al consueto messaggio sul Vangelo. «Pensiamoci prima di archiviare il monito come una predica esagerata. Qualcosa che egli sa di “grave, disastroso e minaccioso” glielo impone, gli fa rovesciare i banchi dei mercanti, scavalcare le buone maniere, calcare le sue scarpe ortopediche sul terreno della cruda analisi diplomatico-militare, e adopera l’arma di una retorica altissima». Non si tratta però di una “dietrologia” su chissà quali fonti abbia in mano il Papa che l’opinione pubblica ancora non abbia: si tratta di rendersi conto della situazione gravissima attuale e di quali rischi vi saranno se nessuno sarà in grado di fare un passo indietro rispetto alle proprie pretese. «In nome di Dio e in nome del senso di umanità che alberga in ogni cuore, rinnovo il mio appello affinché si giunga subito al cessate il fuoco. Tacciano le armi»: queste parole del Papa di ieri sono un “semplice” monito o un ultimatum morale e sociale ad ciascuno di noi?