Ancora una volta il governo ucraino ce l’ha con papa Francesco. In un discorso il Pontefice si è permesso di fare l’elogio della grande tradizione spirituale russa, che si è trasmessa al mondo anche attraverso l’espansione dell’Impero zarista. Ora, è assolutamente comprensibile la particolare sensibilità del popolo ucraino, tuttora ferito da questa palese ingiustizia subita che comporta un dolore a volte difficile da capire, ma occorre precisare alcuni aspetti.
Primo: il papa non ha fatto l’elogio dell’Impero zarista, ma della grande tradizione russa. Proprio come si potrebbe dire che storicamente la diffusione del cristianesimo è stata facilitata dall’esistenza dell’Impero romano, soprattutto quando gli imperatori l’hanno fatta finita di perseguitare i cristiani.
Secondo: in verità il ricordo della grande tradizione russa rivolto all’attuale popolo russo era evidentemente un invito a uscire da quel clima culturale che attualmente si basa più su miti nazionalistici del neopaganesimo slavo, che non sul grande patrimonio del cristianesimo orientale.
Terzo: come fanno certi uomini a non riconoscere che la loro stessa identità ha aspetti fondamentali comuni con il popolo russo? Come si fa a dimenticare che la Chiesa russa ortodossa nasce a Kiev? Come si fa a negare il contributo straordinario di uomini come Rublëv, Tchaikovskij o Dostoevskij alla cultura di tutto il mondo, che sarebbe meglio conoscere anche Shevchenko (non l’ex giocatore del Milan, ma il grande scrittore) e che non si può rifiutare la lezione di tanti grandi uomini da sempre sentiti come patrimonio comune sia dal popolo russo che da quello ucraino?
Quarto: se l’Ucraina vuole veramente entrare nell’Unione Europea (in Europa c’è già perché ce l’ha messa il Signore, come gran parte della Russia) deve imparare a confrontarsi con culture ben più diverse di quella russa. A meno che sia disposta semplicemente a farsi omologare da nuovi padroni, perdendo così molti dei propri valori. Purtroppo oggi accanto ad alcuni “poco intelligenti” (eufemismo) che vandalizzano con la vernice i monumenti, ce ne sono alcuni (per fortuna certo non tutti gli ucraini) che vorrebbero vandalizzare una tradizione spirituale che ormai non è più solo russa. Che provino a vandalizzare il mio Dostoevskij!
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