«Penso di poter dire con buona ragione: durante quegli anni (io e Papa Wojtyla, ndr) siamo diventati amici. Credo che tante altre persone possano dire lo stesso perché lo caratterizzava un interesse genuino e caldo per ogni persona»: così ha scritto Mikhail Gorbaciov, ultimo presidente dell’Urss e responsabile della famosa politica di “scongelamento” che pose fine alla Guerra Fredda prima e dopo la caduta del Muro di Berlino. In un testo scritto in esclusiva per lo speciale dell’Osservatore Romano sul Centenario dalla nascita di Giovanni Paolo II, il politico della “perestrojka” ricorda con affetto il Papa polacco ma ne delinea anche un importantissimo “lascito” storico e politico in quegli anni difficilissimi di Guerra Fredda: «È stato un momento cruciale nella storia mondiale quando abbiamo cominciato a comunicare. Dopo tanti anni di alienazione e ostilità tra Oriente e Occidente, i leader degli Stati principali finalmente hanno capito che abbiamo un nemico comune, cioè la minaccia di una catastrofe nucleare. Da allora con sforzi congiunti abbiamo cominciato il movimento del confronto alla cooperazione e anche in futuro a un partenariato. Giovanni Paolo II ha sostenuto pienamente questo processo». Gorbaciov parla espressamente di «comunione a partire dei pensieri» che trovo come punto di contatto il leader dell’Urss comunista e il Papa polacco che combatté tutta la vita per la Polonia (e il mondo) libero dalla cortina di ferro sovietica.



LA MISSIONE DI SAN GIOVANNI PAOLO II

Secondo l’ex Presidente russo, Papa Wojtyla sapeva coniugare «l’alta missione del leader spirituale con una sottile comprensione dei processi sociali e politici di tutto il mondo»: secondo Gorbaciov, la “perestrojka” venne compresa da San Giovanni Paolo II non solo come politica necessaria per la pace in Russia ma per l’intera salvezza dell’umanità. «La ricerca di una nova dimensione di vita delle persone che corrisponde di più alle esigenze di una persone a gli interessi di popoli diversi»: queste parole di San Giovanni Paolo II vengono ricordate nell’articolo dallo stesso Gorbaciov, che si dice commosso di quella comprensione così acuta del Santo Padre negli anni della fine Urss. «Non si può pretendere che i cambiamenti in Europa e in tutto il mondo vadano secondo il modello occidentale. Tutto ciò contraddice le mie profonde convinzioni. L’Europa, come partecipante alla storia mondiale deve respirare con due polmoni»: con queste altre parole Papa Wojtyla seppe incarnare perfettamente lo spirito di quel tempo, contribuendo in maniera decisiva alla salvezza politica e sociale dopo la Guerra Fredda. «Ho sostenuto quel pensiero e dopo l’ho citato più di una volta parlando del presente e del futuro dell’Europa: oggi queste parole sono estremamente rilevanti», ribadisce ancora l’ex presidente Urss. Il pensiero di Papa Giovanni Paolo II risuona non solo come attuale ma come «appello e come promemoria per tutti i leader mondiali e a tutti noi. Le sue parole sono che noi oggi abbiamo davvero bisogno di un nuovo ordine mondiale, più stabile, equo e umano», sottolinea Gorbaciov.



PAPA WOJTYLA E LA FINE DEL COMUNISMO

Come ha ricordato anche Papa Benedetto XVI in una lunga lettera ai vescovi polacchi per il centenario di Wojtyla, «San Giovanni Paolo Ii ha contribuito a sconfiggere il comunismo», e di fatto lo conferma anche l’ex leader Urss. Dentro la crisi che oggi attanaglia l’umanità, la pandemia coronavirus e le geopolitiche di potere che aleggiano a livello mondiale, conclude Gorbaciov «sono sicuro che Giovanni Paolo II avrebbe sostenuto l’appello di demilitarizzare i rapporti internazionali e la mentalità politica, di ridurre le spese militari». Per l’amico ed ex presidente russo l’obiettivo oggi deve essere uno solo, ritrovare la dimensione umana e dignitosa per ogni persona nel mondo: «Il mondo sta attraversando un periodo difficile e sta ponendo dei quesiti particolari a tutti noi ma soprattutto davanti ai politici. Oggi diventa ancora più importante e pieno di responsabilità il ruolo dei leader spirituali. Vorrei sperare che riescano a gestire queste responsabilità seguendo e ispirandosi all’esempio di Papa Giovanni Paolo II. Lui continua a rimanere nostro contemporaneo anche oggi».