Secondo il Liber pontificalis era di origine greca e suo padre si chiamava Romolo. Come attesta il Catalogo Liberiano, Antero fu ordinato papa il 21 novembre 235 a seguito della rinuncia, il 28 settembre dello stesso anno, di Ponziano, che era stato condannato alle miniere in Sardegna insieme all’antipapa Ippolito, e morì il 3 gennaio 236.
La brevità del suo pontificato (poco più di quaranta giorni) sembrerebbe confortare la notizia del Liber pontificalis secondo cui sarebbe morto martire (“martyrio coronatur”), accreditata dai martirologi medievali.
Il Liber pontificalis gli attribuisce una ordinazione episcopale a Fondi; inoltre Antero avrebbe incaricato i notai ecclesiastici di realizzare un’accurata raccolta degli atti processuali dei martiri, che avrebbe poi nascosto nella sua chiesa, iniziativa connessa in qualche modo con un non meglio identificato presbitero Massimino o Massimo, morto per la fede. La notizia non ha alcun fondamento storico.
Il rinvenimento, da parte di G.B. de Rossi, di una lastra marmorea parzialmente mutila, pertinente in origine ad una tomba a loculo, recante l’iscrizione “ΑΝΤΕΡΩΣ ΕΠΙ[ΣΚΟΠΟΣ]” (Inscriptiones Christianae, nr. 10558), nella cosiddetta cripta dei papi nel cimitero di Callisto, ha confermato la notizia del Liber pontificalis riguardo la sua sepoltura “in cymiterio Calisti”, localizzandola inoltre con maggiore precisione rispetto all’altra grande lastra marmorea collocata da Sisto III sul lato interno della parete d’ingresso della cripta recante i nomi dei vescovi, anche di alcuni non romani, sepolti nel cimitero. Antero fu il primo ad essere sepolto nella cripta, prima di Ponziano, le cui spoglie traslate dalla Sardegna furono deposte nella cripta dei papi durante il pontificato di Fabiano. “L’autenticità dell’epitaffio di Antero non può essere messa in dubbio, in primo luogo per le circostanze del rinvenimento che ne testimoniano la contestualità con una delle tombe a loculo della cripta, in secondo luogo per le sue caratteristiche interne, quali l’uso della lingua greca e l’estrema laconicità, che rientrano pienamente nella prassi epigrafica cristiana del pieno III secolo” (Federico Fatti, Enciclopedia dei Papi).
Le spoglie di Antero, unitamente a quelle di altri papi, vescovi e martiri sepolti nel cimitero callistiano, al tempo di Pasquale I furono traslate nella chiesa di S. Prassede, come documentato dalla nota iscrizione posta nella chiesa, sul primo pilastro della navata destra. Una precedente traslazione, evidentemente parziale, è indirettamente testimoniata da un altro documento epigrafico, una lastra marmorea collocata nell’atrio della chiesa di S. Silvestro in Capite.
I calendari e i libri liturgici romani lo commemorano alla data del 3 gennaio solo a partire dal IX secolo.
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