Solamente un paio di mesi fa – era esattamente il 24 maggio – la Regione Puglia ha varato una legge che si prefiggerebbe l’obiettivo di stimolare la vaccinazione contro il Papilloma virus, un’infezione sessualmente trasmissibile estremamente diffusa tra la popolazione e responsabile del cancro al collo dell’utero; ma oggi il Governo – e ci arriveremo nel dettaglio tra qualche riga – nella persona del sottosegretario alla Salute (il meloniano Marcello Gemmato) ha fatto sapere che la legge verrà impugnata. Partendo dal principio: ad annunciare la legge pugliese erano stati i consiglieri Fabiano Amati e Pierluigi Lopalco che avevano parlato di “dissenso informato” sulla vaccinazione contro il Papilloma virus.



L’obiettivo del testo era quello di subordinare – spiegarono Amati e Lopalco – “l’iscrizione ai percorsi d’istruzione” per tutti gli studenti tra gli 11 e i 25 anni “alla presentazione di una documentazione che certifichi l’avvenuta vaccinazione anti Papilloma virus“, oppure di uno che attesti la partecipazione ad un colloquio con i medici sui benefici vaccinali e l’eventuale “rifiuto alla somministrazione“.



Il Governo si oppone alla legge pugliese sul Papilloma virus: infuriato il consigliere Amati

Insomma: lo scopo della legge pugliese non era quello di istituire un vero e proprio obbligo vaccinale contro il Papilloma virus (peraltro contrario alla legge nazionale), quanto piuttosto – come dicevamo prima – istituire un percorso di “dissenso informato, ovvero – spiegavano ancora i consiglieri – l’attestazione di una scelta finalizzata solo ed esclusivamente al diritto dei ragazzi di essere informati“. Nonostante questo, forse prevedibilmente, non è tardata ad arrivare la risposta da parte del governo che – dopo un breve periodo di silenzio sulla legge pugliese sul Papilloma virus – ha deciso di prendere in mano la situazione manifestando la sua opposizione.



“Il Governo italiano – scriveva ieri sui social il sottosegretario alla Salute Gemmato – impugnerà la legge regionale pugliese (..) sull’obbligo da parte dei cittadini dagli 11 ai 25 anni di comunicare di aver eseguito o rifiutato il vaccino contro il Papilloma virus”; senza ulteriore spiegazioni e dettagli sulle ipotetiche tempistiche. Risponde (prevedibilmente infuriato) il consigliere Amati che si “stupisce dell’enfasi con cui il sottosegretario Gemmato ha fornito la notizia dell’imminente impugnativa” ricordando che la sua proposta era solamente fine a “raggiungere con più efficacia e immediatezza l’obiettivo dell’ampia copertura vaccinale [con] un innovativo strumento giuridico come il dissenso informato”.