Era il 6 ottobre 2021 quando Gianluigi Paragone tuonò a Fanpage dopo le elezioni comunali a Milano, arrivando a parlare due volte di «porcata» e a chiedere il riconteggio dei voti. «In Consiglio comunale ci entro», disse sicuro. Questo perché le preferenze raccolte dal leader di Italexit si fermarono al 2,99%, ad un soffio dalla soglia di sbarramento del 3 per cento. Di fatto, non poté entrare nel Consiglio comunale di Milano. Secondo i conti fatti da Gianluigi Paragone mancavano solo 43 voti per superare quella soglia e quindi conquistare un posto da consigliere comunale. Per questo, l’ex senatore M5s chiese il riconteggio delle schede.
Da un documento inviato dalla Prefettura di Milano al Tar è però emerso che i voti mancanti non erano 43, ma 1.541 dopo il riconteggio delle schede. Lo spiega Open, chiarendo che i giudici del Tar hanno giudicato inammissibile il ricorso presentato da Gianluigi Paragone, anche perché nello stesso era stata indicata come parte controinteressata Annarosa Racca, consigliera eletta con la Lega. Anche in questo caso, infatti, c’è un errore.
BEFFA PARAGONE: DUE ERRORI NEL RICORSO
Gianluigi Paragone avrebbe dovuto indicare come parte controinteressata Marco Fumagalli, eletto con la lista “Milano in salute”. Quindi, la Prefettura di Milano ha comunicato che il numero riportato alla pagina 97 del verbale delle operazioni elettorali dell’Ufficio elettorale centrale è «frutto di errore materiale in quanto, dall’esame dello stesso verbale, si evince che, in realtà, il totale dei voti validi conseguiti dalle liste “Milano Paragone Sindaco” e ‘”Grande Nord” non è pari a 14.376 ma a 12.878. Di conseguenza, l’estromissione delle suindicate liste è avvenuta per uno scarto di 1.541 voti validamente espressi e non per soli 43». Una beffa per Gianluigi Paragone, che ha indicato la parte contrinteressata sbagliata e poi si è ritrovato a fare i conti con uno scarto di voti mancanti superiore a quello indicato nel ricorso che ha presentato il leader di Italexit e che quindi è stato rigettato.