Che Gianluigi Paragone abbia il dente avvelenato con il suo ex partito – il Movimento 5 Stelle, di cui è stato uno dei principali “ideologi” nella sua fase parlamentare – è storia abbastanza nota, ma nell’ultima intervista a La Verità di oggi il passo compiuto dal fondatore del movimento “Italexit” punta dritto contro le scelte di Palazzo Chigi e i presunti silenzi del Quirinale. Secondo Paragone l’operazione-scandalo sul bonus Inps per i parlamentari è una sorta di “distrazione” dal vero tema che riguarda i rapporti democratici in Parlamento: «Il referendum non appassionerà gli italiani. Io ho votato per il taglio, ma mi chiedo: siamo sicuri che il problema sia il numero dei parlamentari, e non un Parlamento svuotato dei suoi poteri? Il primo a farsi queste domande dovrebbe essere il capo dello Stato». La stilettata a Mattarella si fa ancora più precisa quando lo stesso Paragone riflette «È il primo complice della neutralizzazione del Parlamento. Penso all’abuso della decretazione d’urgenza e al ricorso ai Dpcm. La sua assenza pesa. Forse anche lui è implicato nel nuovo paradigma della democrazia bonapartista che svuota di senso le assemblee popolari». Ma dal Quirinale a Conte e all’uso illiberale dei decreti – rintuzza Paragone – la cosa più grave è «chi fa business sulla salute dei cittadini. Renzi che caldeggia vaccino obbligatorio? Non voglio essere sottoposto obbligatoriamente alla sperimentazione sul vaccino. Vedo troppa leggerezza su questo argomento».
LE BORDATE DI PARAGONE AL SUO EX PARTITO
Paragone ne ha anche per Luigi Di Maio, responsabile di averlo espulso dal partito per non accettare il Governo con il Partito Democratico: «vuole il taglio dei parlamentari per ridurre i costi della politica, ma è a capo di un ministero che costa l’ira di Dio. Prima di fare fare il moralizzatore, faccia chiarezza sulle poltrone date agli amici di Pomigliano». Da Di Maio agli ex compagni di partito, il passo è breve: «Sono passati da Rousseau a Napoleone, senza conoscere né l’uno nell’altro. Erano una forza spettinata e antisistema: oggi sono degli scappati di casa che con il sistema stringono accordi. L’intero movimento è un fake, un imbroglio politico». Secondo Paragone, Alessandro Di Battista, pur rimanendo un «innamorato di un Movimento che non esiste più» viene rispettato dall’ex conduttore de La Gabbia anche se «sta buttando al vento energia e sangue». Paragone è scatenato e non si tira indietro da un affondo anche sull’ex leader e fondatore, Beppe Grillo «semplicemente non fa più ridere». Secondo il leader di Italexit, i 5Stelle ad oggi dopo il voto su Rousseau che ha sdoganato terzo mandato di Virginia Raggi e accordi locali con il Pd, «sono il cagnolino ammaestrato del Pd. Appena hanno visto l’autoblù hanno perso la testa».