Un uomo paralitico è tornato a camminare con degli impianti cerebrali elettronici sviluppati dall’Università di Losanna. L’esperimento è stato pubblicato sulla rivista scientifica Nature. La professoressa Jocelyne Bloch, il neurochirurgo che ha effettuato il delicato intervento per inserire lo strumento nel cervello del quarantenne, ha specificato che il sistema è ancora in una fase di ricerca di base e che è molto lontano dall’essere disponibile per i pazienti. I risultati sono comunque straordinari.



Gert-Jan Oskam, che ha avuto una lesione al midollo spinale dodici anni fa a causa di un incidente ciclistico, si è sottoposto all’operazione a luglio del 2021. In ciascun lato del suo cranio, sopra le regioni del cervello coinvolte nel controllo del movimento, sono stati praticati due fori, dove sono stati inseriti gli impianti a forma di disco che trasmettono in modalità wireless i segnali cerebrali a due sensori attaccati a un casco sulla sua testa. Un algoritmo traduce questi segnali in istruzioni per muovere i muscoli delle gambe e dei piedi tramite un secondo impianto inserito attorno al midollo spinale. Dopo alcune settimane di allenamento, il paziente è riuscito autonomamente a stare in piedi e a camminare con un deambulatori.



Paralitico torna a camminare con impianti cerebrali: “È come imparare da bambino”

Il quarantenne olandese Gert-Jan Oskam, che da paralitico è tornato a camminare grazie a degli impianti cerebrali, si è detto entusiasta della possibilità che i medici gli hanno dato. “Mi sento come un bambino che sta imparando di nuovo. È stato un lungo viaggio, ma ora posso alzarmi e bere una birra con il mio amico. È un piacere, le altre persone non possono rendersene conto”, ha affermato alla Bbc.

La ricerca del team dell’Università di Losanna dunque andrà avanti. L’obiettivo è quello di fare sì che ci possano essere molti altri pazienti con paralisi che usufruiranno di questa scoperta. “L’aspetto importante per noi non è soltanto avere una sperimentazione scientifica, ma dare una speranza alle persone con lesioni del midollo spinale, che sono abituate a sentirsi dire dai medici che non si potranno muovere mai più nella loro vita”, ha concluso la professoressa Jocelyne Bloch.