Chi di parità di genere ferisce, di parità di genere… Succede così che in Francia, il Comune di Parigi viene multato per aver assunto troppe donne dirigenti, ben 11 su 16 totali, il 69%. La sindaca Anne Hidalgo bolla come estremamente «assurda e ingiusta» la multa comminata e parla di scandalo sessista e fuori dal tempo: ma del resto o è parità sempre, o non lo è mai. Una parità a “due velocità” non sembra esattamente la grande conquista civile e di diritti che in tanti rivendicano in questo strano tempo che viviamo. Eppure il caso scatenatosi in Francia ha veramente qualcosa di “unico”: dopo anni di richieste (ultra giuste) di maggior partecipazione femminile alla cosa pubblica, le leggi prodotte per poter esaltare la parità di genere diventano un boomerang che si scaglia contro le stesse che la sostengono. È lo Stato a multare per 90mila euro la Capitale Parigi per «aver nominato troppe donne alle cariche di direzione» nell’anno 2018: lo ha comunicato il Ministro della Funzione Pubblica per il mancato rispetto della disposizione sulla parità uomo-donna, poi in realtà soppressa negli ultimi due anni e superata da migliore legislazione. Ma è il punto di principio che viene ribadito ed è su quello che la sindaca Hidalgo salta sulla sedia: «Mi rallegro oggi per la condanna ad una multa che ci è stata inflitta per aver nominato troppe donne ai posti di direzione», sottolinea sarcasticamente la prima cittadina di Parigi.



LA “RIVOLTA” DELLA SINDACA HIDALGO

«11 donne e solo 5 uomini… Quello che è bellissimo con la burocrazia – ha proseguito Anne Hidalgo – è che essa non conosce assolutamente alcun discernimento e quindi non teme nulla»; per questa sanzione contro il Comune di Parigi, la sindaca ha annunciato che porterà di persona la multa al Governo accompagnata dalle assessore, direttrici e da tutte le donne della segreteria generale nominate ed elette. «Proporrò a tutte le presidenti dei gruppi, maggioranza e opposizione di unirsi al gruppo. Questa multa è chiaramente assurda, ingiusta, irresponsabile, pericolosa», denuncia ancora duramente in Consiglio Comunale la prima cittadina socialista. Il nodo non è che una legge, se fatta, va rispettata (che “rivoluzione” incredibile, non trovate?, ndr) ma il problema è che davanti ad una legge non rispettata bisogna spostare subito l’obiettivo sulle «enormi mancanze e ritardi della Francia nel promuovere il ruolo della donna», come ha fatto la Hidalgo e tantissimi come lei che invece di argomentare sui problemi preferiscono il “benaltrismo” trito e ritrito. Ma il punto forse massimo del paradossale caso francese è quando la Hidalgo afferma – confermata anche dalla stessa Ministra della Funzione Pubblica che le dà ragione – «per promuovere ed arrivare un giorno alla parità bisogna accelerare il ritmo e fare in modo che nelle nomine ci siano più donne che uomini». Quindi, se abbiamo capito bene, per poter arrivare a rispettare una “legge giusta” serve violarla un pochino finché non si avrà ottenuto il “giusto” obiettivo. Il cortocircuito ci sembra evidente, ma tant’è “stanarlo” appare del tutto “scorretto” e ‘orwellianamente’ osteggiato. Ma dunque non è giusto che uomini e donne siano “uguali”? Al contrario, è talmente vero che si dimentica il vero motivo di questa uguaglianza: non è una legge che lo può introdurre, ma un’evidenza. L’evidenza che tanto la donna quanto l’uomo sono persone, individui, esseri senzienti, creature: e come tali, hanno uguali diritti, doveri e libertà. Parigi varrà bene una messa, ma anche una libertà e quella non è di “proprietà” esclusiva di nessuno, altrimenti vorrebbe dire che qualcuno (o qualcuna) è “più uguale” di altri.



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