Il legame tra origine e sostenibilità delle scuole paritarie è, in questi ultimi tempi, all’ordine del giorno dei momenti di incontro fra le scuole aderenti a Compagnia delle Opere Educative-FOE.
Gran parte delle scuole associate sono nate da un’ipotesi dei fondatori (genitori, insegnanti, sacerdoti, professionisti del territorio) che ha riconosciuto il compito educativo della scuola come sussidiario a quello della famiglia, dentro la coscienza che l’educazione non è soltanto una trasmissione di nozioni ma la comunicazione di un bene, di una positività di sguardo a sé stessi e alla vita. Un cammino che vede compagni docenti e ragazzi, in ambiti educativi che mettono al centro lo studente piegandosi ai talenti ma anche alle difficoltà del singolo alunno, raggiungendo risultati scolastici eccellenti, “certificati” in tantissimi casi dai dati INVALSI o dalle statistiche della Fondazione Agnelli (Eduscopio).
Questa origine, evidentemente, ha come prospettiva potenziale un’apertura al mondo; le scuole paritarie della nostra rete sono rivolte a famiglie e ragazzi a prescindere dall’educazione ricevuta, dalle convinzioni religiose e, ancor di più, dalle opportunità economico-sociali della famiglia di provenienza.
Per consentire a tutti di accedere alla scuola paritaria, nella maggior parte delle scuole associate alla nostra rete, si mettono in atto forme di solidarietà fra famiglie che consentono anche ai meno abbienti, o ai ragazzi diversamente abili, di condividere quell’esperienza di bene che le origina.
Il tema degli alunni con disabilità è un tema a noi particolarmente caro. I costi per l’insegnante di sostegno rappresentano un aggravio importante per le paritarie, che non può pesare esclusivamente sulle spalle delle singole famiglie. Da qui si è scatenata la fantasia di tanti genitori attraverso iniziative di fundraising, proposta di feste, spettacoli, lotterie per contribuire ai costi del sostegno didattico.
La domanda che nasce nel contesto degli ultimi anni (inflazione, incertezze, adempimenti normativi, necessità di adeguamenti strutturali ed efficientamento energetico) è se le scuole paritarie siano ancora per tutti. Il continuo innalzamento delle rette per rispondere a contingenze esterne, per garantire giuste retribuzioni ai docenti e per mantenere la qualità dell’offerta formativa stanno costringendo le scuole a tradire l’impeto iniziale dei fondatori? Scuole popolari o scuole d’élite? Sinceramente ritengo che, dentro una comunità educante viva e immanente al territorio dove opera, ci sia ancora spazio per trovare soluzioni che supportino la vita di queste opere scolastiche, ma è altresì innegabile che, nel suddetto conteso, la mancanza della parità economica rende sempre più difficile una “libera scelta” per le famiglie.
È un tema che si trascina da decenni (ne sono passati più di due dalla legge che ha sancito la parità giuridica) non direttamente imputabile né al governo attuale né, probabilmente, a quelli immediatamente precedenti, ma la parità economica è un obiettivo verso il quale cominciare a muovere nuovi passi (anche piccoli, viste le difficoltà attuali della finanza pubblica).
Non si può negare il cambio di rotta nell’ultimo biennio: la stabilizzazione dei fondi per il sostegno degli alunni con disabilità, l‘apertura alle scuole paritarie dei fondi PON e PNRR per il miglioramento dell’offerta didattica, l’importante incremento dei fondi per la scuola dell’infanzia. Senza dimenticare l’attuazione della riforma sulla formazione iniziale dei docenti che ha valorizzato anche il servizio svolto dai docenti nella scuola paritaria ai fini dell’acquisizione del titolo abilitante con un percorso agevolato, e anche la recente proposta di un percorso di specializzazione sul sostegno, a cura di INDIRE, aperto ai docenti con tre anni di servizio nella scuola statale e paritaria.
Il ministro Valditara ha più volte accennato nelle ultime settimane all’ipotesi del “buono scuola nazionale” sulle orme della dote scuola della Regione Lombardia, iniziativa che ha consentito e continua a consentire uno spiraglio di libertà di scelta alle famiglie lombarde che possono accedervi (quelle con ISEE inferiore a 40mila euro).
Pure ritenendo che la possibilità di “libera scelta” debba essere, a regime, garantita a tutti, sicuramente l’introduzione del cosiddetto buono scuola nazionale, che andrebbe a sostenere direttamente le famiglie con meno risorse, rappresenterebbe uno di quei passi a cui accennavo.
A tal proposito mi permetto di fare qualche considerazione. In primo luogo ritengo necessario che il contributo minimo possa effettivamente incidere nella scelta della famiglia e possa essere, quindi, minimamente consistente. In secondo luogo i beneficiari dovrebbero essere le famiglie (con vincolo esclusivo di spesa nella scuola paritaria) con alunni frequentanti dalla scuola primaria al biennio della scuola secondaria di secondo grado, come già avviene per i contributi ordinari alle scuole paritarie. In terzo luogo auspicherei che la soglia ISEE non sia inferiore a quella attualmente prevista dalla Regione Lombardia.
In parallelo, per le ragioni prima evidenziate, è auspicabile un incremento dei contributi destinati alle scuole paritarie per gli insegnanti di sostegno. Sebbene si sia registrato un importante incremento dei contributi nel corso dell’ultimo triennio, gli alunni con disabilità frequentanti le scuole paritarie sono in continuo aumento ed i fondi a disposizione sono ancora lontani dal consentire la copertura dei costi degli insegnanti di sostegno.
La nostra associazione e, ritengo, tutte le associazioni delle scuole paritarie sono a disposizione per portare il loro contributo al disegno di questo auspicabile strumento con riferimento alle specifiche necessità dei vari ordini scolastici e delle famiglie stesse.
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